lunedì 2 giugno 2008

Le vocazioni del Cammino servono solo al Cammino

In questa pagina, alcuni commenti ad affermazioni ritrovate nei forum dove si è parlato del Cammino Neocatecumenale, nel settembre 2006. Notare come tutte le previsioni fatte all'epoca si sono avverate, e come era stato ottimisticamente concesso perfino il beneficio del dubbio a favore dei neocatecumenali.

"La Chiesa è in crisi": è vero. Ma la Chiesa non ha mai umanamente goduto di ottima salute. Antipapi, scismi, eresie, ecc.: niente di nuovo sotto il sole.

"Gerarchia ecclesiastica asfissiante": purtroppo è in parte vero, non tutti i vescovi sono santi, non tutti i preti sono santi. Ma se hai mal di testa, il rimedio non può essere la decapitazione!

"Il popolo di Dio ha abbandonato la Chiesa blah blah blah": non commento le elucubrazioni kikiane, non vale la pena. Voglio solo dire che si tratta di mitizzazioni funzionali all'espansione del Cammino. Ci tornerò più avanti.


Sul CNC incastrato nei monasteri di clausura, l'argomento è delicato e purtroppo non ho abbastanza dati per capirne di più. Per cui chiederei anzitutto di sapere "quali" monasteri di clausura, e se tali vocazioni alla clausura si adeguano alla tradizione cattolica del monastero o fanno il "canto glorioso di lode (a Kiko)" anziché l'adorazione eucaristica e le cose normali e cattoliche che si fanno in tutti i monasteri di clausura.

Mi lascia comunque assai perplesso il fatto che le nuove vocazioni del Cammino siano perfettamente inquadrate in tre categorie: seminari R.M. per i maschi, clausura per le femmine, e qualche prete nelle diocesi. Le famiglie in missione non sono una vocazione vera e propria: è una vocazione "interrompibile" a piacere, per cui non è una vocazione. E poi al momento sono cinquecento famiglie, neanche tantissime: una media di una famiglia in missione ogni trentacinque comunità neocatecumenali (esatto, ho calcolato 17500 diviso 500).

Tre categorie, di cui una scarsina e di valore puramente d'immagine. E delle prime due categorie (anzi, solo della prima) si vantano e stravantano sempre numeroni super-giganti. Possibile che la "produzione" vocazionale del Cammino sia così limitata? Possibile che siano solo eccezioni (e forse decisamente rare o addirittura inesistenti) le persone che dicano "grazie al Cammino ho scoperto la mia vocazione da suora salesiana" o da "frate cappuccino" o da "suora paolina" o da "monaco cistercense" o da "suora brigidina"?

Possibile, possibilissimo. Uno che sta nel Cammino, cercherà anzitutto di garantirsi quella liturgia e quella dottrina. E dubito che perfino un ordine alquanto rilassatuccio e a corto di vocazioni come quello paolino accetterebbe a occhi chiusi una vocazione che pone come condizione il "restare neocatecumenale". Mi chiedo perciò in che "clausura" finiscano le vocazioni femminili, e come queste ultime si regolino di fronte allo stridente contrasto tra kikismo e vita ordinaria di clausura.


Quanto alla questione "peccato contro lo Spirito Santo", "dialogica", "critica distruttiva", cerchiamo sempre di non perderci dietro le parole.

Anche nella critica più feroce, teniamo rigorosamente presenti tutte le fonti (documenti, affermazioni kikiane, Catechismo della Chiesa Cattolica, ecc.): anche sant'Ireneo di Lione insultava gli eretici, e perfino con parole volgari (così come se le meritavano), poiché era disperatamente aggrappato all'unica vera fede e conosceva bene (e descriveva altrettanto bene) tutti gli errori e le insulsaggini degli eretici che condannava.

Ora, il punto è chiaro: nelle dottrine neocatecumenali c'è una tale quantità di errori, che l'opera dello Spirito Santo è stata il prendersi gioco del Cammino, generando in via eccezionale qualche frutto non completamente marcio. Quindi, non è affatto detto che "pecca contro lo Spirito" chi ha documentatamente qualcosa da ridire sul Cammino (del resto basta conoscere il Catechismo per avere molto da ridire sul Cammino).

Questo vale anche quanto alla "intenzione dialogica" (che parolone complicato!) da tenere nei confronti del Cammino.

Noi non cerchiamo il dialogo a tutti i costi, ma la verità.

Abbiamo il criterio (l'insegnamento della Chiesa), abbiamo il materiale (i discorsi di Kiko, i discorsi del Papa, i testi delle catechesi segrete, i testi del Catechismo, i documenti riguardanti il Cammino, i documenti della Santa Sede).

E soprattutto, siamo consci dell'attitudine neocatecumenale ad utilizzare i più vergognosi trucchetti e stratagemmi verbali. "Quelli ci delegittimano"? Mah, io direi che loro tendono a delegittimare qualsiasi critica (cfr. cosa ne pensa Gennarini della lettera del cardinale Arinze con le "decisioni del Santo Padre"). E ciò non avviene certamente in buona fede, visto ciò che dicono di padre Zoffoli (se padre Zoffoli fosse stato un ignorante qualsiasi ed avesse scritto le stesse identiche cose, avremmo tutti avuto il dubbio che fosse un invasato esaltato: ma la vita di padre Zoffoli e le sue numerosissime pubblicazioni in difesa della fede sono un fatto innegabile... un fatto innegabile che i neocatecumenali ovviamente negano).

Inoltre, può ben sussistere una persona "non neocatecumenale ma ugualmente filo-neocatecumenale". Io stesso, molto tempo fa, ero una di queste persone, un tempo. Mi mancavano solo due cose: un contatto diretto coi neocatecumenali (che poi purtroppo ho avuto in grande abbondanza) e la descrizione dettagliata dei loro errori e relativa confutazione (che per fortuna ho avuto).

Insomma, il problema non è la "critica distruttiva", ma la "critica non documentata".


Mons. Bommarito, vescovo emerito di Catania, parlava del rischio di "fondamentalismo integralista" nei neocatecumenali (testuali parole: "fondamentalismo integralista"). Questa, secondo voi, è una critica costruttiva che serve a favorire il dialogo? O piuttosto era un vescovo esasperato dal comportamento dei neocatecumenali nel gregge a lui affidato?


Anch'io penso che il Cammino avrà ancora parecchio da camminare, e che la «bastonatura» sulla liturgia è solo l'inizio. Voi dite che la lettera di Arinze non è bastata, ma temo che la questione sia più complessa e sia perfettamente intrecciata con la faccenda dello Statuto (peraltro, questo scade nel giugno 2007 e la lettera "scade" a dicembre 2007: il prossimo anno sarà un anno di fuoco e fiamme).

Non azzardo previsioni particolareggiate poiché non so cosa abbia esattamente a disposizione il Papa, e non possiamo prevedere cosa faranno i papi successivi. Certamente, per l'assistenza dello Spirito Santo, non dobbiamo temere neppure un eventuale Papa pro-neocatecumenali.

Inoltre sappiamo bene che papa Ratzinger è attentissimo alle questioni liturgiche e dottrinali, che sono proprio i due punti più straziati dal Cammino.

Ma papa Ratzinger è anche quello che tenterà l'impossibile pur di limitare i danni alle anime dei poveracci ignoranti che si sono fidati del Cammino, a costo di lasciare perplesse novantanove pecore per salvarne una (ciò però non significa che autorizzerebbe le eresie o lo strazio liturgico pur di tener dentro qualche riottoso schitarrante che prima o poi creerà altri gravi problemi).


Primo scenario: l'ipotesi di un "non rinnovo" degli Statuti e un riavvio completo dell'intero iter di riconoscimento. Non posso prendere seriamente in considerazione questa ipotesi, poiché significherebbe una condanna esplicita del Cammino: meritatissima, ma succederebbe il finimondo. I neocatecumenali da un lato scatenerebbero una guerra esplicita alla Chiesa (rivelando con ciò la loro vera natura), dall'altro tenterebbero l'impossibile pur di dare a vedere, per il tempo che basta, di essere più cattolici dei cattolici stessi. Queste congetture sono sostenute dal comportamento degli eretici di tutti i secoli, e dal comportamento pluridecennale dei neocatecumenali nei confronti dei vescovi.

Anche a Lutero, infatti, vennero date tutte le opportunità di una conciliazione con la Chiesa che non suonasse per lui come una umiliazione. Fu Lutero stesso a cercarsi ogni occasione di scontro con la Chiesa, dalla quale aveva già deciso in cuor suo di separarsi. L'effige di Lutero che dà alle fiamme la bolla di scomunica è motivo di orgoglio per ogni protestante.

E poi, il Barbarossa mandava al rogo gli eretici per dare a vedere di essere più "cattolico" dei cattolici anche se era schierato contro il Papa.

Queste cose somigliano in modo preoccupante alla situazione di Kiko e dei neocatecumenali: da un lato la pretesa che la Chiesa riconosca il Cammino (adattando la propria purimillenaria dottrina alle estemporanee elucubrazioni di Kiko e Carmen), magari a costo di fingere temporaneamente un po' di "ortodossia" (come sospetto avvenga in modo particolare nel tempo presente), dall'altro il considerare "di serie B" i cristiani che non si adeguano al kikismo.


Secondo scenario, più realistico: un rinnovo dello Statuto senza la clausola "ad experimentum", forse un rinnovo addirittura definitivo (senza data di scadenza), a partire da giugno 2007, rimarcando però ancora più nettamente la questione del direttorio catechetico e della liturgia. Dunque, anche se fosse "definitivo", sarà ugualmente monco; sarà incompleto, ma dirà ancora al Cammino cosa deve fare (adorazione eucaristica, rosario, rapporto coi vescovi, ecc.) Per i neocatecumenali sarà l'ennesima occasione di mistificare, dicendo che non si tratta di una «bastonata» ma di un grandissimo premio.

Nota bene: l'eventuale "approvazione definitiva" sarebbe comunque un illecito giuridico per qualsiasi Diritto (non solo per il Diritto Canonico), tollerabile solo per urgenti motivi "pastorali". Un illecito perché non è concepibile l'approvazione definitiva di un documento che dice "su XYZ ti comporterai secondo il documento ABC", con il documento ABC ancora non pubblicato e, peggio, senza dare idea della data di pubblicazione.

Nel dicembre 2007, scaduti gli "entro due anni" concessi da papa Benedetto XVI, ogni Messinscena neocatecumenale con tavola imbandita e Comunione seduti, sarà una grave e chiara disobbedienza (oltre che un'indicazione altrettanto grave e chiara dello spirito settario).

Certo, non oso immaginare quali trucchetti, sotterfugi e stratagemmi useranno i neocatecumenali pur di conservare ciò che hanno professato per tanti decenni.

Lo stesso fatto di celebrare le loro Messinscene a porte chiuse sarà indizio di "tavola imbandita". Probabilmente il Cammino si articolerà in due livelli, un livello "ecclesialmente compatibile", per i babbani, per gli stupidi, per le masse non ancora indottrinate, abbastanza in linea con le richieste del Papa. Ed un livello "segreto", da setta segreta, in stile massonico, a cui far accedere i neocatecumenali più convinti, più avanzati (un po' quel che già succede oggi quando i catechisti programmano XYZ vocazioni per poter far quadrare le statistiche). Agli esterni si dà in pasto una Messa abbastanza decente, e al livello più interno si celebra, per i soli adepti di prima classe, la Messinscena con tavola imbandita, camerieri eucaristici, balletti e cabaret come avviene attualmente.

A quel punto, anziché usare il termine improprio «una chiesa nella Chiesa», potremo usare quello un po' più adatto di «una massoneria nella Chiesa» (la differenza sta nel fatto che i veri massoni sono persone molto più intelligenti dei neocatecumenali).


Terzo scenario, un po' meno probabile: rinnovo, per altri 5 o 10 anni, dell'ad experimentum per lo Statuto. Per i neocatecumenali sarà considerabile non come una «bastonata» ma come un premio. Inutile precisare che in realtà significherebbe solo aver messo nero su bianco che durante questi ultimi cinque non è cambiato nel Cammino neppure una minima parte di ciò che doveva cambiare.

Ricordiamoci che gli Statuti non sono approvati "dal Papa" ma dal Pontificio Consiglio per i Laici che in linea di principio potrebbe anche non interpretare perfettamente le intenzioni del Papa. È esattamente quello che è successo nel 2002 con l'approvazione stessa degli Statuti e con l'assordante silenzio di Giovanni Paolo II, che è intervenuto solo qualche mese dopo e solo per ricordare, tra i tanti incoraggiamenti, che le questioni dottrinali e liturgiche sono ancora sul tappeto.


Alcuni ambienti religiosi (anche non cattolici) considerano "educativo" il frustrare le attese di chi è in formazione e non dà i risultati previsti, in modo da verificare se la formazione è seguita con spirito di obbedienza e docilità oppure se c'è la finzione e la pretesa sindacale. Io non amo per nulla questo metodo, e pertanto non saprei cos'altro fare per cercare di convincere Kiko a tornare sui suoi passi, a mettere da parte almeno per una volta la sua superbia, a considerare l'assurdità della sua pretesa, a ricordarsi cosa ha combinato in tutti questi anni e quanta responsabilità ha di fronte al Signore per le anime coinvolte nel Cammino. Basterebbe cominciare a chiedersi come mai le critiche al Cammino non vengono praticamente mai da persone esterne o da nemici della chiesa.