martedì 3 giugno 2008

Il primo problema dei neocatecumenali è quella loro liturgia inventata

Uno dei trucchetti neocatecumenali è quello di banalizzare la questione liturgica al "messa in latino sì o no". In realtà, proprio questo loro accanimento contro la "messa tradizionale in latino" dimostra che loro difendono con le unghie e con i denti le bislacche celebrazioni inventate da Kiko e completamente estranee alla liturgia cattolica, sia quella vecchia "in latino", sia quella nuova "in italiano".

A novembre 2006, quando mancavano ancora molti mesi alla pubblicazione del motu proprio di Benedetto XVI per la liberalizzazione della messa tradizionale in latino, scrissi nel forum questo intervento contro i neocatecumenali che affermavano impudentemente che l'alternativa alle loro bislacche liturgie era solo la messa in latino (sottintendendo che quest'ultima sarebbe l'orrore degli orrori).


Tutte queste discussioni e prese di posizione "pro" e "contro" la Messa tradizionale, dimostrano che il problema principale nella Chiesa, oggi, è la liturgia.

La "nuova" liturgia (quella in vigore dal 1970 ad oggi), se celebrata secondo le raccomandazioni del Messale e le disposizioni e chiarificazioni successive della Santa Sede (Sacramentum Caritatis, Redemptionis Sacramentum, etc), ha tutto il suo valore e -per inciso- già dista un abisso dalle messe-messinscena dei neocatecumenali.

Coloro che difendono invece il "fantasismo" liturgico (sotto la miserrima foglia di fico del difendere la liturgia "nuova" ponendola maliziosamente in contrasto con quella tradizionale), sono i veri scismatici. Se non sono scismatici in senso giuridico, lo sono almeno nel cuore.

Mi dispiace per tutti quei vescovi intelligenti (o che sembrano tali), ma è così.

Infatti, dato che il Motu Proprio non ostacola per niente la liturgia "nuova" (insistendo sull'armonizzazione, senza dare obblighi verso la Messa antica, etc), perché mai certi cristiani (non solo certi ecclesiastici) si sentono in dovere di ostacolarla? Non gli è mica stata imposta!

Perciò la questione reale non è "liturgia tradizionale o liturgia moderna".

No: la questione è su ciò che qui riduttivamente chiamiamo "creatività liturgica, fantasismo liturgico". È questo il cancro della liturgia (e pertanto della fede).

Ed è una cosa che anche i bambini capiscono: se devo pregare il mio Dio, cosa faccio? Baccano? Cosa faccio? Mi invento quel che mi passa per la testa? Cosa faccio? C'è un modo ordinato di pregare? (gli apostoli chiesero a Gesù come fare a pregare, perché volevano qualcosa di ordinato, qualcosa di chiaro, non qualcosa che fosse frutto delle loro estemporanee elucubrazioni).

Un modo "ordinato" di pregare. Cioè le formule di preghiera, e la liturgia, consolidate attraverso la bimillenaria tradizione della Chiesa.

L'errore è quello di andarsene secondo le proprie fantasie passeggere, piuttosto che secondo la tradizione della Chiesa.


Ora, nella situazione attuale della Chiesa, è il Cammino Neocatecumenale a radicalizzare tale errore.

Possiamo accusare di strafalcioni e sciatterie liturgiche tutte le parrocchie che volete, ma nessuna di queste arriverà allo strazio grave e sistematico dei neocatecumenali.

I neocatecumenali, su ordine perentorio e indiscutibile di Kiko e Carmen, hanno ridotto la Messa a una Messinscena.

Hanno ridotto il silenzio adorante a un baccano emotivamente "coinvolgente".

Quando vengono accusati di aver straziato la liturgia, gli unici motivi che sanno addurre è: "ma a me fa star bene! felice! contento!"

Anche il drogato si sente "bene", è "felice" quando si imbottisce di droga, anche lo stupratore è "contento" quando assale una nuova vittima, ma -giustamente- nessuna persona sana di mente crederà loro quando dicono che solo così sono contenti.

I neocatecumenali possono accusare tutti i religiosi che vogliono, tutte le parrocchie "della domenica" che vogliono, ma sono fortunatamente casi isolati tra loro, è qualche setta tutto sommato minuscola, non fanno parte della stessa "congrega", non sono soggetti ad un unico "capo" (ed una "capa" peggiore di lui che lo controlla), non dipendono tutti da un franchising religioso-liturgico.

D'altronde, i fatti parlano da soli: i vescovi citati nell'articolo di Andrea Tornielli lottano disperatamente contro la possibilità della Messa tradizionale (attenzione: non contro un fatto concreto, non contro un obbligo, non contro un'imposizione: lottano contro una possibilità che se fosse applicata totalmente, loro non ci perderebbero nulla).

Sono decenni che Ratzinger l'ha capito e lo va dicendo: la questione è la liturgia. E, che piaccia o non piaccia, il Signore lo ha chiamato a guidare la Chiesa, e nel frattempo lui non ha affatto cambiato idea.

L'argomento della liturgia è sufficiente (sia pure nel passare degli anni) a dimostrare che i neocatecumenali fanno di testa loro: a dicembre 2007, da più parti sentiamo dire, continueranno a far tutto come prima, solo che invece di star seduti alla comunione, staranno in piedi. Un vero e proprio aggirare l'obbedienza al Papa: l'ennesima prova di quel che stiamo dicendo da anni in queste pagine, l'ennesima conferma di quel che hanno detto diversi vescovi da un po' di decenni ad oggi.

Come dicevano i latini, piscis a capite foetet: il pesce puzza dalla testa, cioè il Cammino Neocatecumenale è marcio fin dalle radici, fin dalle balzane idee del signor Argüello e della signora Hernández.