venerdì 13 giugno 2008

Approverei anch'io i neocatecumenali se...

Anch'io approverei i neocatecumenali, se loro (a cominciare da Kiko Argüello) rinnegassero chiaramente e pubblicamente almeno i venti errori descritti qui sotto.

Però non basterà che Kiko a nome di tutto il Cammino ammetta genericamente -per fare il primo esempio- che "è falso che l'uomo sia incapace di resistere al male".

Kiko dovrebbe onestamente aggiungere: "Quando vi ho insegnato che l'uomo è incapace di resistere al male, eccetera, eccetera, ho sbagliato e vi ho detto il falso ed ho indotto voi a sbagliare: perciò vi chiedo di non insegnare più quegli errori, vi chiedo di cancellarli dalle catechesi, vi chiedo di rimproverare anche i vostri più amati catechisti nel momento in cui ve li ripetano".

Insomma, di fronte all'accusa degli errori teologici della lista qui sotto, Kiko dovrebbe fare una pubblica e dettagliata professione di fede, imponendo ai neocatecumenali di non tornare a quegli errori.

E per coerenza ed onestà dovrebbe anche dare un taglio netto e definitivo alla liturgia "chiassata da osteria" tipica dei neocatecumenali.

In tal caso, queste pagine diventeranno improvvisamente inutili, ed io sarò tra i primi a sostenere il Cammino.

Ma finché i neocatecumenali si crogiolano nei loro errori, nascondendoli dietro i facili alibi dello Statuto o dell'elogio di alcuni ecclesiastici... beh, purtroppo sarà necessario continuare ad informare il mondo cattolico dei loro errori.


Venti falsi argomenti dei neocatecumenali (per i quali sono stati giustamente apostrofati eretici), lista stilata da padre Enrico Zoffoli, e purtroppo valida ancora oggi.

1° E’ falso che l’uomo, pur subendo le conseguenze del peccato originale, non sia più capace di resistere al male e di fare il bene: la sua libertà e responsabilità morale è indiscutibile, contro il pessimismo luterano.

2° E’ falso che il demonio, per quanto malvagio e insidioso, possa dominare la volontà umana al punto da costringerla al peccato, per cui la colpa non ricadrebbe principalmente sull’uomo.

3° E’ falso che l’uomo, col soccorso della grazia, non possa né debba lottare contro le proprie passioni, ossia sforzarsi di correggersi e tendere positivamente alla santità del suo stato.

4° E’ falso che una vera conversione comporti solo il riconoscimento e l’accusa dei propri peccati con la speranza del perdono di Dio; e non esiga quindi anche la contrizione e il fermo proposito di non peccare più.

5° E’ falso che il ricupero della grazia non implichi quella «giustificazione» che, insieme, è espiazione del peccato, riconciliazione con Dio e reale rigenerazione dell’anima, che torna a godere la sua amicizia e meritare la vita eterna.

6° E’ falso che l’uomo, peccando, non offenda veramente Dio e non sia perciò tenuto ad espiare la sua colpa, soddisfacendo un grave dovere di giustizia.

7° E’ falso che Dio, esigendo tale soddisfazione mediante il sacrificio, sia «crudele»: Egli non intende ricuperare qualcosa che l’uomo, peccando, Gli ha sottratto; e l’uomo può solo danneggiare se stesso, rifiutando il suo unico Bene. La «soddisfazione» a cui è obbligato consiste nel ri-affermare l’assoluto primato di Dio e la radicale dipendenza della creatura da Lui. Soltanto così essa dà a Dio quel che è di Dio, e a sé quel che è suo. Il dovere della giustizia coincide con quello del rispetto dovuto alla verità ontologica di Dio e dell’uomo.

8° E’ falso che la «religiosità», fondata sulla natura e la ragione, non sia un vero e degno culto dovuto a Dio quale Creatore e Provvidenza; e non sia perciò la legittima e doverosa tappa da raggiungere, necessaria perché l’uomo arrivi ad adorare il «Dio vivente» della Rivelazione ebraico-cristiana.

9° E’ falso che, nella Chiesa Cattolica, il sacrificio sia un residuo della mentalità pagana. Lo sarebbe soltanto se Dio, a cui si offre, fosse un idolo qual era concepito dalla mitologia classica: geloso e vendicativo... La legge mosaica prescriveva un «sacrificio di espiazione» ed altri, per celebrare i quali istituì il «sacerdozio». Perché la Chiesa non dovrebbe averlo come supremo atto di culto?

10° E’ falso e blasfemo affermare che Gesù, Verbo Incarnato, non abbia redento l’umanità peccatrice, espiando le sue colpe col Sacrificio della Croce.

11° E’ falso e offensivo negare che Egli si sia presentato come unico e supremo Modello di vita, e che la salvezza sia possibile soltanto a coloro che si sforzano di imitare il suo esempio.

12° E’ falso insegnare che Gesù, per continuare sulla terra la sua mediazione salvifica e applicare alle future generazioni i meriti del suo Sacrificio di espiazione e redenzione, non abbia istituito la Chiesa come società anche gerarchica, ossia visibile e giuridicamente organizzata.

13° E’ falso ritenere che i poteri da Lui conferiti alla Chiesa non siano fondati unicamente sul sacramento dell’Ordine Sacro, ossia sul sacerdozio ministeriale, essenzialmente distinto da quello comune a tutti i battezzati.

14° E’ falso soprattutto pensare che il più sublime e caratteristico atto del culto cattolico non sia la celebrazione del sacrificio eucaristico quale ri-presentazione incruenta dell’unico, perfetto e irripetibile Sacrificio della Croce. Soltanto morendo Cristo ha redento il mondo, non risorgendo, come soltanto per la partecipazione alla sua morte l’uomo può meritare la vita dell’anima (= la grazia) oggi, e domani la risurrezione della carne.

15° E’ falso che la Messa non sia «il» sacrificio per eccellenza, ma solo un «convito fraterno»; è innegabile invece che questo — ossia la Comunione eucaristica — deriva il proprio significato e l’efficacia santificante dalla partecipazione dei fedeli al Sacrificio di Cristo, ripresentata nella distinta consacrazione del pane e del vino, fatta all’altare dal sacerdote-ministro, non dalla comunità, la cui eventuale assenza non rende invalida la celebrazione eucaristica.

16° E’ falso che la consacrazione del pane e del vino si limiti a conferire a questi elementi un nuovo significato, lasciandoli essenzialmente immutati; essa infatti fa diventare l’uno e l’altro il Corpo e il Sangue di Cristo in virtù del prodigio assolutamente unico della transustanziazione.

17° E’ falso che, in seguito alla consacrazione, sull’altare abbiamo soltanto dei segni del Corpo e del Sangue di Cristo, e non l’uno e l’altro veramente, realmente e sostanzialmente presenti, ossia la stessa Umanità integrale assunta dal Verbo. Non adoriamo «il segno», ma il Significato; non «il simbolo» di Cristo, ma la sua stessa Persona divina.

18° E’ falso che la Comunione eucaristica non esiga la Confessione sacramentale dei peccati mortali o che, al più, sia sufficiente un atto di contrizione perfetta per riceverla degnamente...; ed è altrettanto falso che non il sacerdote-confessore, ma la comunità riconcili il peccatore con Dio.

19° E’ falso che Dio perdoni e salvi tutti: perdona soltanto chi si pente di averlo offeso; e si salva unicamente chi, corrispondendo alla sua grazia, muore in pace con Lui. L’inferno è realissimo come e quanto è possibile l’ostinazione del peccatore che muore nello stato d’impenitenza finale.

20° E’ falso che non siamo tenuti ad imitare le virtù di Cristo e tendere alla santità, possibile mediante l’esercizio di un’ascesi ch’è volontaria pratica dei consigli evangelici. La purificazione interiore che ne segue è indispensabile per evitare il purgatorio.

(citato da: ‘Ecco perché non si può essere Neocatecumenali’: l’elenco degli errori teologici del Cammino stilato dal compianto Padre Zoffoli)