sabato 31 maggio 2008

Metodo, metodo! Questione di metodo!

Carissimo,

tu ti chiedi perché prendiamo sul serio le critiche ai neocatecumenali, e contemporaneamente deridiamo le critiche all'Opus Dei.

(avevo scelto l'Opus Dei solo come comodo esempio; non appartengo all'Opus Dei, ma conosco e stimo diverse persone dell'Opus Dei, e tutte le persone di cui più ho fiducia la stimano; potrei scegliere altri esempi, ma ritengo che al momento questo sia il più lampante; ovviamente non intendo fare un trattato lunghissimo, ma solo una brevissima serie di confronti che ritengo significativi)

Le critiche all'Opus Dei vengono per la maggior parte da ambienti ostili alla Chiesa (sia esterni, per esempio per motivi politici, poiché membri dell'Opus Dei sono direttori di banche, ministri di governo, ecc.; sia interni alla Chiesa, per esempio da parte di chi detesta lo stile "tradizionale" delle loro liturgie, il loro rigore su questioni dottrinali, ecc. Inutile precisare che la maggioranza assoluta delle critiche provengono da ambienti esterni).

Le critiche al Cammino Neocatecumenale vengono per la maggior parte da ambienti interni alla Chiesa.

L'Opus Dei ha ricevuto diversi appellativi: "una chiesa nella Chiesa", una "massoneria bianca", una "setta". Pressoché le stesse accuse che si fanno al Cammino.

Ma l'accusa di comportamento settario ha diverso valore se proviene da nemici della Chiesa piuttosto che dalla stessa gerarchia ecclesiastica.

L'Opus Dei è detestata per la tradizione di rigorosa obbedienza al Papa. Il Cammino è detestato per la tradizione di impenitente disobbedienza al Papa e ai vescovi.

La «segretezza» dell'Opus Dei è discrezione (cammino di santità senza ostentazione). La segretezza del Cammino è invece per proteggere le proprie stravaganze liturgiche e dottrinali dagli interventi legittimi e necessari della Chiesa stessa.

Le celebrazioni dell'Opus Dei seguono pienamente il Messale. Quelle del Cammino no. L'Opus Dei ha sempre avuto elogi sulla liturgia. Il Cammino ha sempre avuto rimbrotti sulla liturgia, perfino dal Papa (nella "lettera di Arinze").

Sì, anche i membri del Cammino sono contro l'aborto, contro la dissoluzione della famiglia (o almeno, si dichiarano contro la dissoluzione della famiglia), ecc., ma questo non giustifica lo strazio liturgico e le eresie.

Potrei proseguire a lungo, ma mi fermo qui.

Sono certo che anche nell'Opus Dei vi sarà qualche pessimo elemento. Sono certo che anche tra i Neocatecumenali vi è qualche ottimo elemento. Ma in entrambi i casi si tratta dell'eccezione: l'indirizzo generale di entrambi gli ambienti è abbastanza chiaro.

Di fronte a una pecorella ribelle, prima o poi i metodi delicati non bastano più. Verso il Cammino è stata già utilizzata tutta la carità possibile ed immaginabile. I risultati sono nei documenti di tanti vescovi "Faraoni", dai primi anni ottanta ad oggi: il Cammino è sempre un problema.

E ci sono anche quelli che non scrivono documenti: tanti vescovi che a malapena sopportano il Cammino, ma che non perdono occasione di ripetere ai neocatecumenali le cose semplici ed essenziali della fede.

Attenzione: non sto citando le testimonianze dei "fuoriusciti", sarebbe comodo. Mi riservo di citarle quando lo riterrò necessario, ma la mia base sono ciò che hanno visto i miei occhi, ciò che hanno sentito le mie orecchie, e in modo particolare ciò che hanno scritto del Cammino persone serie e qualificate (mons. Landucci, padre Zoffoli, mons. Bommarito, ecc., non sono certo "fuoriusciti" del Cammino, non sono certo impreparati quanto a dottrina e liturgia).


Ora, tu sei in una situazione difficile.

Tu vuoi bene a delle persone che, volontariamente o involontariamente, ti stanno ingannando.

Vuoi bene a delle persone che hanno più volte dimostrato di voler venderti per oro fino tutto ciò che ha un vago colore giallo.

Ti vendono per "iniziazione cristiana" una roba che è in realtà un'iniziazione al Cammino, cioè una setta. Ti vendono un cucchiaio per mangiar spaghetti: certo, con un po' di sforzo puoi mangiare spaghetti usando un cucchiaio, ma è ovvio che bastava una comunissima forchetta, come tutti gli altri. Il cucchiaio ti "scuote", ma non ti facilita la vera adesione alla Chiesa, non ti semplifica il vero cammino di fede. Anzi, te lo complica. Ti rende il cammino un "Cammino" pluridecennale, in cui è la struttura esterna a governare la tua fede, e non viceversa (ed infatti ci sono le "tappe", che sono tappe intermedie, non sono approfondimento). E tu, coinvolto emotivamente in quell'ambiente, continui a non domandarti come mai ti rifilano un cucchiaio anziché una forchetta, continui a non domandarti come mai occorre mantenere tanta distanza tra la prassi del Cammino e la prassi normale della Chiesa.

Vuoi bene a delle persone che considerano la tua fede una cosa da gestire a tappe. Ti vendono la patente di "cattolico adulto" che richiede decenni di preparazione (laddove abbiamo esempi di santità anche da bambini di sei anni: la fede non si "costruisce" a suon di passaggi e scrutini). Ti vendono continuamente slogan di compatibilità con la Chiesa, slogan sempre più complicati, spiegazioni e scuse sempre più complesse (ogni menzogna, per reggersi in piedi, ha sempre bisogno di altre e più complicate menzogne).


Noialtri, qui, siamo "rei" di fartelo notare, siamo "rei" di non sostituire la verità con un compromesso (ciò che in genere si cerca pomposamente di chiamare "dialogo" oppure "la verità nella carità"). Siamo "rei" di aver accettato il parere documentato di sacerdoti affidabili, come quelli poc'anzi citati. Siamo "rei" di aver visto in quei pareri e nei documenti di numerosi vescovi le stesse identiche critiche che facevamo al Cammino unicamente in base alla nostra esperienza. Siamo "rei" di sfidarti a dimostrare il tuo attaccamento alla Chiesa anziché al Cammino, per esempio obbedendo da subito alla lettera del cardinale Arinze.

Tu stimi e ami persone che ti hanno sempre ingannato e che ancora oggi ti ingannano: ti propongono per "in piena comunione" qualcosa che è rinomato per la disobbedienza, ti propongono per "approvato" quelle liturgie sempre più disapprovate, ti propongono per "cattolico" strafalcioni dottrinali, cupo pessimismo e allegria di facciata, insalatone misto di paroloni ebraici, slogan da stadio (come se il numero fosse garanzia di qualità), ti vendono per "fede" ciò che è un'esperienza molto religiosa, molto emozionante, ma tutt'altro che di vera fede cattolica, ecc.

Vado su qualche sito internet neocatecumenale (per esempio Catechumenium) e vedo che ti imbottiscono di slogan: mettono una vecchia foto di Kiko e Ratzinger a tavola, e scrivono "Kiko da sempre in perfetta comunione col Papa". Ma che gran logica, eh? il Papa sarebbe in "piena comunione" vita natural durante con chiunque abbia pranzato almeno una volta? Già, la comunione con Kiko è talmente perfetta che il Papa dà una gran bella botta di freni alle liturgie che Kiko il visionario da quarant'anni sta promuovendo. La comunione è talmente perfetta che lo Statuto è stato ripetutamente bocciato prima di ricevere almeno un'approvazione temporanea. La comunione è talmente perfetta che all'approvazione dello Statuto, papa Giovanni Paolo II trascurò per mesi tutta la faccenda. La comunione è talmente perfetta che tutti i vescovi che hanno criticato il Cammino non sono stati mai rimproverati da nessuno (fuorché dai neocatecumenali). La comunione è talmente perfetta, che Kiko può permettersi di sindacare davanti al Papa e mezzo milione di testimoni oculari: "ma quanto è difficile che i vescovi capiscano che hanno bisogno del Cammino!"

Ti stanno ingannando. Ma la colpa è anche tua, che – come loro – ti dichiari pienamente cattolico (intendendo: "ciò che faccio deve essere approvato") e insisti a non vedere e capire ciò che vedono e capiscono tutti gli altri cattolici: i documenti dei "Faraoni", la lettera di Arinze, ecc.

È mai possibile che un cammino "valido" per i "tempi odierni" abbia bisogno di mezzucci e stratagemmi per proseguire? Un piccolo esempio: Kiko, il 22 febbraio 2006, dice che è stata la stampa a presentare la lettera di Arinze come una "bastonatura" al Cammino, e dice che la lettera contiene invece esattamente le cinque cose che lui voleva, e conclude pateticamente con la quinta cosa: «...e per la comunione, ci dà due anni». Se lui voleva quelle cinque cose (che stanno in tutti i documenti già approvati per tutta la Chiesa, e stanno nel Messale in uso presso tutta la Chiesa), perché mai ha dovuto aspettare la lettera di Arinze per accorgersene? E quand'è che avrebbe mai detto che gli sarebbero bastati un paio d'anni per la Comunione ridotta a cenetta in osteria? Dopo quarant'anni che la promuove, invece di chiederla per sempre, si accontenta dei due anni?

Oppure, più semplicemente, è un patetico e maldestro tentativo di non ammettere che la lettera di Arinze è una vera bastonatura, dovuta a veri errori, che veramente il Papa non ne poteva più di sopportare?

Perché mai Kiko il visionario, che va in giro a dare lezioni di "santa umiltà" ai pontefici, a dicembre 2005 non ha avuto quel minimo di umiltà di dire che aveva sbagliato? «Fratelli carissimi, al Papa non piacciono le nostre Messe. D'ora in poi faremo come vuole lui: obbedire al Papa val più delle nostre tradizioni ed intuizioni».

Non l'ha fatto. L'avesse fatto, in tantissimi avremmo cambiato idea su Kiko e sui neocatecumenali. Avremmo visto per la prima volta un Kiko capace di obbedire, un Kiko umile, un Kiko che ama più la Chiesa che le proprie idee. Magari qualcuno avrebbe perfino sospettato che Kiko stesse scherzando, visto il caso unico nella storia del Cammino (molto osannanti, poco obbedienti), visto il clamoroso dietrofront possibile solo alla fede dei semplici (quella non "adulta", perché per il regno dei cieli occorre essere come dei bambini).

Non l'ha fatto, e ha anzi insistito nell'ingannare te e tutti i tuoi adorati neocatecumenali.

Il Cammino si fonda sulla superbia di Kiko e sull'inganno. Sulla superbia: considerare le proprie idee superiori a ciò che trasmette la Chiesa. Sull'inganno: conseguenza necessaria, perché ciò che insegna la Chiesa è noto, e non conviene "giocare a carte scoperte".


Qui non si tratta di fare l'esamino dei peccatucci di Kiko, o di quanti rosari si porta tra i pantaloni, ma l'esame di questioni liturgiche e dottrinali.

Molti grandi eretici avevano una grande esperienza religiosa ed una vita spirituale impeccabile: povertà, castità, obbedienza, preghiera, ecc., ma poi diffondevano errori dottrinali madornali (travestiti da "purificazione" della fede, travestiti da "cambiamento" in positivo, travestiti da "spiritodelconcìlio", ecc.)

Non basta ostentare una grande esperienza religiosa e una vita spirituale impeccabile. Al tempo di san Francesco d'Assisi, c'erano molti altri che facevano e dicevano le stesse cose, ma che finirono o nell'eresia, o nell'oblio. La grandissima differenza tra loro e Francesco d'Assisi era nel fatto che per quest'ultimo era più importante obbedire al Papa che agire di testa propria.


Come vedi, non è per amore di "gossip" che facciamo tutto questo. È per amore dell'unica vera Chiesa, ai suoi insegnamenti, alla sua liturgia: non possiamo straziare a piacere ciò che Cristo stesso ci ha donato, ciò che la Chiesa stessa ci ha tramandato.

Sono personalmente del tutto certo del "terremoto interiore" di Kiko, della sua grande esperienza spirituale, e del fatto che non veda l'ora di promuoverla.

Ma sono anche altrettanto certo che la spiritualità in questione non è quella giusta, poiché dietro tanti paroloni ("umiltà", "lode", ecc.) cova una disobbedienza sistematica, covano convinzioni che odiano profondamente la correzione della Chiesa, covano errori che pretendono di essere riconosciuti dalla Chiesa come se fossero verità rivelata da Nostro Signore stesso.

Tu dici che nel Cammino non ci sono storture ma, tanto per tornare al solito esempio delle "confessioni pubbliche", puoi dirlo solo cambiando il nome alle cose per nasconderne la vera natura. Esattamente quel che hanno fatto gli eretici di tutti i tempi. L'aprirsi davanti agli altri, per di più in un momento liturgico o paraliturgico, scoperchiare le questioni in foro interno, sia pure con delicatezza, è pericoloso. Pericoloso perché prima o poi qualcuno finisce per confessare davvero. Ed infatti è proprio ciò che è successo - guarda caso - negli ambienti neocatecumenali. Tu neghi l'esistenza delle "confessioni pubbliche", ma sei smentito proprio dal fatto che affermi la bontà delle "risonanze", delle "testimonianze", degli "interventi" più o meno "spontanei" (sappiamo già quanto può essere "spontaneo" un intervento indotto da un ambiente emotivamente coinvolgente), che finiscono per essere proprio delle "confessioni pubbliche" che scarnificano le coscienze (perché a furia di sentir confessioni pubbliche, prima o poi qualche catechista cominciò a gestirle e... il resto è storia degli ultimi quarant'anni).

Tu dici che nel Cammino non ci sono errori dottrinali, ma il tuo è un grido disperato, perché a fronte della pubblicazione commentata in dettaglio delle "catechesi segrete", ancora nessuna condanna è mai venuta dai neocatecumenali (che si scherniscono preventivamente dicendo che "Kiko non ha scritto nulla", trascurando il fatto che Kiko non ha mai condannato quelle idee, che anzi vengono addirittura vantate per "approvate" dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: e sappiamo bene, anche da eventi recentissimi, in cosa consistano gli slogan neocatecumenali gridati ai quattro venti).

Kiko continua a propalare la stessa mentalità e gli stessi errori, magari talvolta ammantati di un'aura di legalità perché ci si infila a forza qualche citazione del Catechismo (come quando ci fu la seconda sonora bocciatura dello Statuto, nell'autunno del 1999).

Tu stesso potresti prendere le distanze da ciò che campeggia in quegli Orientamenti (più che del diavolo, sono opera del fanatismo ignorante di due stolti che confusero la loro capacità di convincere gente con la garanzia della soprannaturale bontà di ciò che elucubravano al momento).

Tu stesso dovresti riconoscere lo spirito settario, la puzza di gnostico, l'inganno perpetrato ai tuoi danni. Arriva la fatidica "lettera di Arinze", e che succede? Niente, silenzio. Minimizzazione, silenzi, banalizzazioni. Arriva alla stampa, e che succede? Niente, minimizzazioni, banalizzazioni. Gennarini s'incarica di interpretarla a modo suo: comicamente, l'agenzia Zenit pubblica la lettera e l'intervista, stridenti fino all'inverosimile. Questo è il metodo neocatecumenale: settarismo alla carlona (evidentemente i vertici hanno scarsa stima dei neocatecumenali di livello più basso: bah, semplicioni, cui si può ben rifilare un'intervista di Gennarini).

Il metodo gnostico per eccellenza: ai neofiti diamo in pasto una bella immagine di compatibilità con la Chiesa, e man mano che vanno avanti gli precisiamo che quando dicevamo certe cose facevamo sul serio. Nel frattempo che propaliamo gli slogan sulla compatibilità e l'obbedienza, continuiamo ad insistere sui nostri contenuti: le catechesi di Kiko e Carmen sono la base da cui attingere, base mai smentita, base mai corretta, base sempre promossa e mai rinnegata. Il neocatecumenalismo di qui è uguale a quello australiano, a quello del Baltico, a quello africano, a quello spagnolo e italiano.

Lettera di Kiko, Carmen e don Mario Pezzi al Papa, datata 17 gennaio 2006: si dichiarano contentissimi delle norme, pieni di gratitudine, e due righe dopo scrivono che i loro svarioni liturgici avrebbero portato la gente "dalla tristezza all'allegria". Si dichiarano contentissimi e grati, e poi dichiarano che la Messa-cabaret che il Papa ha chiesto di eliminare, sarebbe invece una cosa buona. Dalle mie parti questa è considerabile non meno che un'esplicita dichiarazione di disobbedienza. E se tu sei d'accordo col contenuto di quella lettera, ti stai associando al loro errore: l'errore di considerare i vertici del Cammino superiori allo stesso Papa.


Ti stanno ingannando. Ti hanno propalato un minestrone di verità ed errori: e sai bene che la verità mischiata all'errore è uguale all'errore.

Ma anche se tu prendessi le distanze da quegli orientamenti, anche se tu chiedessi che le celebrazioni neocatecumenali fossero quelle di tutta la Chiesa (senza tavole imbandite, senza cabaret, senza protrarsi per ore intere, senza isolarsi dal resto dei cristiani, ecc.) resta il fatto che i tuoi beneamati catechisti continueranno a proporti quello stesso genere di errori, figli della superbia conclamata di Kiko.

Se io fossi il diavolo tentatore di Kiko, non gli suggerirei direttamente errori e disobbedienze, ma insisterei sempre e solo sulla superbia: «se ti perseguitano, è perché hai ragione: non devi domandarti chi e perché ti perseguita, ma devi solo pensare "ho ragione"».

Se io fossi il tuo diavolo tentatore, non ti suggerirei grandi peccati, ma ti suggerirei di ripetere a te stesso che ami la Chiesa grazie al Cammino, ti infonderei certezze, ti farei perfino pregare di più e partecipare con più fervore alle liturgie... neocatecumenali, s'intende: la Messa normale è solo per i "cristiani della domenica", per te la vera Messa, la Messa più appetibile, è solo quella della «Trattoria da Kiko, prezzi modici», con tavolone centrale e Comunione storpiata. Al demonio, in realtà, non è che dia troppo fastidio la preghiera o il fervore nel difendere la Chiesa: al demonio è sufficiente che ci sia qualche errore in campo dottrinale e liturgico, e che tali errori non vengano mai scalfiti dalle circostanze. Per il demonio è una vittoria strepitosa farti considerare la Comunione come un allegro banchetto (banalizzazione dell'Eucarestia: cosa può chiedere di più il demonio?)

C'è un proverbio, da queste parti, che suona pressappoco così: «il medico pietoso ottenne solo di far morire il paziente». È esattamente il motivo per cui, dopo aver tentato con le "buone", si passa alle "cattive" - ai metodi, cioè, di monsignor PierCarlo Landucci, di padre Enrico Zoffoli, di don Elio e don Gino e di quanti altri hanno osato parlar chiaro non appena verificato lo scempio, senza annacquare di insulso irenismo le proprie considerazioni.


Tu critichi padre Zoffoli dicendo che avrebbe visto negli Orientamenti un «nuovo catechismo», dici che Kiko non avrebbe scritto nulla, ecc. Ma sei sicuro che sia davvero così? Come avrebbero fatto quegli errori dottrinali e liturgici a diffondersi sistematicamente ovunque il Cammino abbia messo piede? Il solo fatto che vescovi di tanti posti diversi, di sensibilità diverse, di epoche diverse, abbiano criticato sempre le stesse cose del Cammino, indica non solo che quegli Orientamenti sarebbero "il nuovo catechismo neocatecumenale", ma anche l'assenza più totale di correzioni nel momento in cui pervenivano critiche concrete. Diamine, dal 1983 al 2002, da mons. Foresti a mons. Bommarito, si critica il pessimismo e la scarnificazione delle coscienze, significherà pur qualcosa!

Dici che non trovi serie divergenze dottrinali con altri ambienti. Ma sareste disposti, per esempio, a celebrare la Messa in latino secondo l'indulto di Giovanni Paolo II? Come avete accolto la questione della Messa di san Pio V, di cui si è parlato in queste settimane sui giornali? (quella sì che sarà un metro di misura, perché è esattamente ciò che Kiko ha sempre criticato: il celebrante che dà di spalle al popolo, il popolo in adorazione, la maestosità della liturgia, la lingua latina, la Comunione ricevuta in ginocchio e solo alla bocca, la tradizione di venti secoli interi di cristianesimo...)

No, è evidente che voi non l'accetterete neanche se vi venisse imposta: per voi la Messa è una chiassosa mangiata in compagnia, non la "ripetizione incruenta del sacrificio": il banchetto può ben essere cabarettistico, ballato e suonato, il Pane consacrato può ben essere trattato alla carlona... il tutto coperto dalla vergognosa (e falsissima) scusa delle "prime comunità cristiane", come se tutto ciò che la Chiesa ha fatto e capito e spiegato per venti secoli sia da buttare.

Il Sacrificio Eucaristico, invece, implica una presenza seria, consapevole, commossa, di fronte a Gesù Cristo presente in ogni frammento delle ostie consacrate (per cui non c'è bisogno di mangiare una pagnotta intera per fare la Comunione).


Xavier Léon-Dufour è un biblista da tempo “passato di moda” e ormai dimenticato in quanto di idee eretiche. Nel 1971 costui pubblicò il libro Resurrection de Jesus et message paschal (cioè “resurrezione di Gesù e messaggio pasquale”; edizioni Du Seuil, Parigi, 1971) che insinuava a pagina 252 che non ci sarebbe stata la “rianimazione” del corpo morto di Cristo (proprio il contrario di ciò che è affermato nei numeri 657, 645 e 646 del Catechismo della Chiesa Cattolica), spingendosi addirittura alla dichiarazione ambigua che la Resurrezione sarebbe “un fatto, ma non un evento storico” (il che sarebbe umoristico se non fosse così smaccatamente eretico; il n.639 del Catechismo, peraltro, afferma invece che è storico: «Il mistero della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate»).

Dufour è dimenticato ovunque... tranne nel Cammino. La Hernández si è sempre ispirata sommamente a quel tizio, tant'è che tra voi neocatecumenali circola ancora un dizionario del cristianesimo da lui scritto.


Quelle maledette catechesi neocatecumenali scuotono la gente, ma non nella direzione giusta. Scuotono un'esperienza religiosa, ma che non ha molto a che spartire con l'esperienza cattolica. "Scuotere" non basta: occorre insegnare la vera fede. E invece voi scuotete, scuotete, e ancora scuotete. Scuotimento perpetuo. La Chiesa utilizzata come "ente approvatore" del Cammino. Tanta Bibbia, e niente catechismo. Kiko ha detto questo, Kiko ha detto quello, Carmen qui, Kiko là. È un inganno, è l'inganno neocatecumenale, e tu – purtroppo – per motivi di affetto (e ancor più per le emozioni provate finora) ci sei dentro, dentro fino al collo e oltre.

Parli dei canti del Cammino? Vuoi veramente aprire il discorso su quegli orrendi canti del Cammino?

Il canto è espressione artistica, e non un semplice accompagnare parole e suoni (per giunta strimpellando una chitarrella "alla maniera di Kiko"). Nella liturgia il canto è stato inserito per renderla ancora più maestosa, non "per far cantare il popolo". In teoria, il popolo che canta durante una liturgia, lo fa per renderla più bella, più solenne: non lo fa "tanto per cantare".

Il primo canto neocatecumenale che sentii fu "Risuscitò". Orbene, fin dalla prima volta che l'ho sentito (non sapevo neppure che era un canto di Kiko) ebbi la nettissima impressione di un canto piagnucoloso, di una rara cupezza, che parla (parla?) della Risurrezione. La Risurrezione, l'evento storico per eccellenza, e i neocatecumenali lo cantano con un decrescendo funereo, che più funereo e triste è difficile immaginare. Anzi, non è un canto, ma è un mantra – come tanti altri canti ultra-ripetitivi in uso nel Cammino. La musica tradisce evidentemente l'idea che si ha dell'argomento che si sta cantando: l'evento centrale della storia della salvezza è ridotto a una cupezza colossale. Ci mancano solo le lacrime (di tristezza) quando si arriva al versetto "alleluia". Diabolica associazione tra la tristezza e la salvezza: veramente diabolico.

E quell'altro canto, sulla "shekinàh" del Signore? Oltre che cupo, è anche fastidioso. Come se fosse composto da una persona isterica che grida in modo da esorcizzare ciò che dice, allontanare ciò che nomina. La Madonna ridotta a qualcosa di fastidioso, di cui liberarsi, come attraverso le urla di una persona colta da esaurimento nervoso. Diabolico, veramente diabolico: l'uso del termine "shekinàh" rende poi la Madonna qualcosa di mitologico, di estraneo, di lontanissimo. La Corredentrice allontanata e banalizzata. Avete mai sentito qualche canto mariano normale? La Salve Regina cantata in latino, le varie versioni cantate (in latino) dell'Ave Maria, l'Ave Maris Stella, ecc.: che abisso di differenza!

Talvolta si dice "dimmi cosa canti e ti dirò chi sei": le vostre ridicole schitarrate da suonatori di bongo di tribù barbare e sottosviluppate ("cavallo e cavaliereeee!") vi qualificano ampiamente. Ecco perché ritengo più che appropriato il termine tribalismoper le vostre liturgie.

Quanto ai canti per la liturgia, nelle parrocchie c'è generalmente una pessima tradizione (non tutti hanno laude medievali, gregoriano, ecc., non tutti hanno cori polifonici, persone che cantano per qualcosa di diverso che il mettersi in mostra, ecc.) Ma lo sfascio neocatecumenale va ben oltre le peggiori parrocchie che io abbia mai visto.


Infine: non ho scritto da nessuna parte che Kiko, il 3 giugno 2006, avesse parlato a nome di tutti i movimenti. Al contrario.

Del resto, il discorso di Kiko del 3 giugno è fin troppo chiaro: «ecco la missione del Cammino Neocatecumenale».

Vai a rileggerti attentamente la pagina di commento a quel discorso solenne.

Ho letto e riletto (e ancora riletto e meditato) quel discorso di Kiko, prima di mandare l'articolo al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale.

Non ho bisogno di acrobazie verbali per sostenere la mia posizione. Bastano le parole di Kiko stesso.

Parole che pesano non come pietre, ma come macigni. Kiko il visionario sapeva bene cosa stava per dire e a chi stava per parlare.

A mia memoria, è la prima volta in assoluto che un leader di un movimento si lamenta pubblicamente dal Papa, insultando i vescovi perché "non capiscono", per giunta in un'occasione importante come quella, davanti a tutta quella gente, e per di più affermando che la Chiesa abbia "necessità" di ciò che ha fondato lui.

Niente male come ennesima dimostrazione della propria superbia.

E tu lo stai seguendo, lo ami, lo segui, consideri importantissima ogni cosa che dice, anche quando l'evidenza ti suggerisce il contrario.

Se io fossi il tuo diavolo tentatore, ti farei continuare così, e per metterti a posto la coscienza ti concederei perfino di partecipare a tante cattolicissime iniziative contro l'eutanasia, l'aborto e tutto il resto (a quelle il demonio opera altrove; nel caso in esame è la tua anima che il demonio vuol guadagnare). Ti farei perfino usare il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle tue catechesi, purché tu continui a considerare fondamentale la Sintesi Kerigmatico-Catechetica ricevuta dal Cammino. Ti farei perfino apprezzare il rosario (naturalmente in versione neocatecumenale, mica come "i cristiani della domenica"), purché tu resti affezionato alle interminabili Messe-messinscene neocatecumenali, dove il Sacrificio Eucaristico è ridotto a una mangiata chiassosa nella "Trattoria da Kiko, prezzi modici".

Auguri.

Le cosiddette vocazioni neocatecumenali si sentono "snaturate" nei seminari diocesani

La notizia (settembre 2006) era questa: il cardinal Scola richiede che quei due seminaristi neocatecumenali non vadano in un seminario "Redemptoris Mater" ma siano formati nelle strutture della diocesi di Venezia. L'altra notizia era l'annuncio dell'apertura di un seminario neocatecumenale in Pakistan.

Un vecchio adagio diceva: non detestare gli adulatori, poiché sono utilissimi: infatti sanno identificare bene i tuoi difetti e segnalarteli in modo delicato.

Ecco, questo si applica perfettamente al comunicato stampa propagandistico neocatecumenale, che adula il Cammino: "Anche questa è una ottima notizia che testimonia, ancora una volta se non fosse stato già sufficiente per il passato, come il Cammino è aperto alla collaborazione con le Diocesi senza vedere snaturate le sue pecularità di formazione dei ragazzi candidati al sacerdozio provenienti dall'esperienza neocatecumenale."

Traduzione in italiano:

«anche questa notizia (che siamo come al solito obbligati a presentarla come ottima) testimonia ancora una volta che i candidati al sacerdozio provenienti dall'esperienza neocatecumenale non vogliono formarsi in un seminario normale per non averne snaturate le peculiarità.

«Esatto, avete letto bene: "snaturate"; non ha detto "poco valorizzate" o "ignorate", ma addirittura "snaturate": evidentemente la "natura" del Cammino è particolarmente in contrasto con le più elementari caratteristiche richieste alla formazione sacerdotale.

«Ciò contraddice nettamente quanto affermato mezzo secondo prima, poiché se il Cammino «collaborasse» con le diocesi, non ci sarebbe bisogno di aprire seminari neocatecumenali: un giovane che voglia diventare prete missionario andrebbe lì e basta (ma questo può succedere solo se il Cammino facesse le stesse cose che fa tutta la Chiesa, il che finora non è mai avvenuto).

«L'apertura di un seminario Redemptoris Mater è un'ottima notizia per il Cammino, poiché significa la possibilità di propagare il kikismo in altri posti del mondo e, possibilmente, avere dei candidati vescovi per il futuro (fermo restando il problema che per diventare vescovi non basta affetto essere preti).


A proposito dell'iperattivismo neocatecumenale, ricordiamoci sempre delle parole di santa Francesca Cabrini (che si meravigliava perché "i ministri di satana sono sempre più zelanti dei ministri di Dio": sul piroscafo verso gli Stati Uniti, lei aveva pensato di organizzare una raccolta fondi per i poveri, e ancor prima di poter cominciare, già vide un pastore protestante che aveva appena iniziato la stessa cosa e in grande stile).

Se bastano due seminaristi neocatecumenali nel seminario diocesano per farlo diventare "misto", immagina cosa possono mai essere questi "oltre 63 seminari Redemptoris Mater" nella stragrande maggioranza dei casi.

Per quanto riguarda il Pakistan, non basta annunciare la nascita di un seminario: finché non ne escono da lì dei preti per il Pakistan, sarà solo una residenza in una località geografica qualsiasi (solo, più pericolosa delle altre).

Quanto al seminario "misto", mi sembra molto più lineare ipotizzare una sorta di punizione di Scola inflitta ai seminaristi R.M. piuttosto che ad un inquinamento neocatecumenale del seminario diocesano (sappiamo già che i neocatecumenali sono in grado di presentare le «bastonature» ricevute come se fossero altissimi premi: ho ancora stampata sul volto l'espressione di stupore per le interpretazioni acrobatiche di Gennarini e di Kiko dell'inizio di quest'anno).


Citazioni cinematografiche

A proposito della gaffe del neocatecumenale che ha scritto "cardinale Ettore Scola": se cercate nell'internet Ettore Scola troverete che è un regista di commedie all'italiana, proprio come l'annuncio dei tre nuovi "seminari" R.M.

Se invece cercate nell'internet Angelo Scola troverete finalmente il patriarca di Venezia.

Scusatemi, ma sto ancora ridendo per quel "cardinale patriarca Ettore Scola" che dice ai neocatecumenali: "Brutti, Sporchi e Cattivi!"; celebrano le liturgie "Ballando Ballando"; sono capeggiati da "L'arcidiavolo"; volevano aprire un seminario R.M. ma il loro itinerante si è perso nella giungla: "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?"; nella catechesi sul matrimonio (intitolata "Se permettete parliamo di donne") si dice che bisogna sposare solo le «figlie di Israele»; Kiko vola a Madrid per tenere un'altra convivenza: "Il viaggio di Capitan Fracassa"; incontro del cardinale Scola con i neocatecumenali: "I nuovi mostri".

venerdì 30 maggio 2008

Gli Statuti del 2002 non meritarono neppure una parola di commento da papa Giovanni Paolo II

Guardate bene questi testi degli interventi di Papa Giovanni Paolo II (omelie, Angelus, ecc.) tratti dal sito del Vaticano, relativi al 29 giugno 2002 (data di approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale da parte del Pontificio Consiglio per i Laici) e dei giorni successivi:

* omelia del 29 giugno 2002

* Angelus del 30 giugno 2002

* udienza generale del 3 luglio 2002

* Angelus del 7 luglio 2002

Cosa hanno di notevole? Non parlano mai del Cammino Neocatecumenale e degli Statuti.

Perché mai Giovanni Paolo II evita completamente di parlare di un evento così importante? non era lui stesso che aveva detto «Riconosco il Cammino» nel 1990? non era lui stesso ad aver chiesto nel 1997 a Kiko una "regolazione statutaria" per il Cammino?

L'unica spiegazione ragionevole che non abbisogna di acrobazie verbali e complicazioni ai limiti dell'illogico, è che papa Giovanni Paolo II non sia stato per niente contento di quegli Statuti.


A proposito della megariunione di vescovi nella Domus Kikiana: il fatto che i vescovi spagnoli siano andati alla Domus Galilaeae non implica che siano sostenitori del Cammino.

A proposito: puoi indicarmi qualche notizia ufficiale della presenza di "tutti i vescovi spagnoli"? sull'Osservatore Romano non trovo nulla, su Avvenire non trovo niente, sui due maggiori quotidiani nazionali neppure c'è traccia.

Se i vescovi sono "per gran parte con voi", come si spiega la lamentela di Kiko Argüello il 3 giugno 2006 alla giornata dei movimenti? «Ma quanto è difficile, Santo Padre, che le istituzioni capiscano che hanno necessità dei carismi!»Dopo un po' di settimane di assenza, rientro mettendo qui i pochi appunti che avevo scritto ma non spedito, mi scuso perciò per aver riaperto qualche vecchio discorso, ma non volevo lasciare all'oblio considerazioni che ritengo importanti.


Fede e ragione? Macché! Il cosiddetto neocatecumenato dei neocatecumenali è: "fede... senza ragione". Lo afferma l'Associazione San Luigi di Montfort, che è un sito brasiliano (con poche pagine tradotte anche in italiano) con una ricca sezione di articoli contro il Cammino Neocatecumenale.


A proposito del Cammino: tra di noi, per capirci, possiamo pure etichettarlo come "setta". Questo termine però è controverso (oltre che ormai di significato solo dispregiativo) perché qualsiasi esperienza religiosa "forte" finisce per essere marcabile come "setta".

Quindi, quando si parla del Cammino con persone che non conoscono bene i termini della questione, occorre sempre andare con pignoleria ai soliti punti critici: bizzarrie liturgiche, distorsioni dottrinali, mentalità di cupo pessimismo, plateale disobbedienza alla Chiesa mascherata maldestramente da obbedienza, ecc.

Altrimenti si finisce per mettere troppa carne a cuocere, si finisce per mettere sullo stesso piano dei neocatecumenali qualche ambiente scalcagnato ma ancora decentemente cattolico, come se lo strazio liturgico dei neocatecumenali fosse una cosa "normale", come se le aberrazioni dottrinali sistematicamente propalate dai neocatecumenali fossero una cosa normale...

Per questo è importante essere precisi fino alla pignoleria. Il problema non è la cosiddetta "esasperazione del proselitismo interno": quanto più è forte l'esperienza religiosa, tanto più è ovvio che si tenti di propagarla e di farla vivere al massimo, almeno entro il proprio ambiente (perfino il criticare la Chiesa è un argomento neutro: si può avere da ridire anche per giusti motivi). Il problema è se in quell'àmbito c'è la possibilità di arrivare alla fede cattolica o no.


A furia di parlare con certi neocatecumenali, mi sto convincendo sempre di più che loro spessissimo sconfiggono l'avversario "per estenuazione", come i testimoni di Geova. Ripetono sempre le stesse cose, hanno sempre le stesse scappatoie. L'interlocutore non-neocatecumenale è convinto di avere a che fare con gente ragionevole, per cui ad ogni botta e risposta aggiunge qualcosa di nuovo, finché non ha finito tutti gli argomenti, mentre il neocatecumenale tende invece a "girare la frittata" dalla sua parte senza mai entrare nel vivo delle questioni. Proprio come i testimoni di Geova: sono lì da te per venderti le loro menzogne, e tu ti affanni a ragionarci, e loro ascoltano quello che dici solo per cavarne qualche parola da usare di nuovo contro di te.

La loro ostinazione è ideologica (in qualche modo ti devono imbottire della loro idea): è ostinazione, non ragionamento. Non sono disposti a venirti incontro, tanto meno ad assumere la tua buona fede. Non sono disposti a giocare a carte scoperte, tanto meno ad accettare un criterio di verifica esterno (poiché se lo facessero, sarebbero immediatamente svergognati e smentiti).

Noialtri, invece, siamo poveri, nel vero senso della parola. Non siamo intelligentoni, non siamo ricchi di argomenti, non abbiamo quindici lauree in teologia. Abbiamo poche cose serie, e sono tutte "esterne" a noi (il Magistero, i pronunciamenti della Chiesa, ecc.), e vi siamo attaccatissimi.

Siamo talmente poveri, che – per assurdo – se un Papa stabilisse che il metodo neocatecumenale vale per tutta la Chiesa, ci adegueremmo subito; a fatica, ma ci adegueremmo, poiché per quanto possiamo essere convinti di ciò che diciamo oggi, il criterio per stabilire se una cosa è cattolica o non cattolica ce l'abbiamo nel Papa, non nelle nostre teste.

Appunto: per assurdo. Poiché non c'è solo il Papa, c'è anche la Tradizione della Chiesa, c'è anche il Magistero. E con somma evidenza smentiscono la presunta bontà del Cammino.

E infine, c'è anche la nostra sensibilità. Una Messa ridotta a messinscena lunghissima, ci ispira diffidenza e preoccupazione. Lunghissima, cioè il contrario della sobrietà. Messinscena, cioè il contrario del significato della Messa (Nostro Signore mica banchettava allegramente con gli apostoli: andare a Gerusalemme, che volevano farlo fuori, e gli apostoli in qualche modo al corrente della cosa, e celebrare l'Ultima Cena in quel modo particolarissimo... altro che la "trattoria da Kiko, prezzi modici"!)

Sulle inutili e pericolose invenzioni liturgiche dei neocatecumenali

Il cardinale Arinze ha ripetuto in un recente discorso le solite cose (si fa per dire) che, di fronte allo sfascio di oggi, ci fa un gran piacere sentircele ripetere ancora una volta.

«La Liturgia non è qualcosa che si inventa, essa contiene sia degli elementi immutabili, provenienti dal nostro Salvatore Gesù Cristo, sia degli elementi mutabili che sono stati accuratamente trasmessi e conservati dalla Chiesa. In campo liturgico, molti abusi hanno origine, non dalla cattiva volontà, ma dall’ignoranza, "giacché per lo più si rigetta ciò di cui non si coglie il senso più profondo, né si conosce l’antichità" (Redemptionis Sacramentum, 9). Di conseguenza, certi abusi traggono origine dal posto indebito che si accorda alla spontaneità o alla creatività, oppure ad una falsa idea di libertà, o anche a quell’errore che si chiama "orizzontalismo" e che consiste nel piazzare l’uomo al centro della celebrazione liturgica invece che indurlo a volgersi verso l’alto, verso Cristo e i suoi Misteri».

Queste parole stanno facendo fischiare le orecchie di molti preti, e certamente la fischiata più forte la sentono Kiko e i suoi neocatecumenali.

Kiko ha infatti "inventato" la sua liturgia, dandoci continuamente un grande esempio di superbia (ha osato dire al Papa che la propria invenzione porta la gente "dalla tristezza all'allegria" - lettera del 17 gennaio 2006 a Benedetto XVI).

Gli abusi delle liturgie neocatecumenali, che hanno meritato nientemeno che una lettera di Arinze "con le decisioni del Santo Padre" (1 dicembre 2005), sono nati anzitutto dall'ignoranza, spacciando per "dono dello Spirito" ciò che era uno spontaneismo idiota.

Anziché "indurre l'uomo a volgersi verso Cristo e i suoi Misteri", la liturgia neocatecumenale ha indotto gli uomini a volgersi verso sé stessi, con gli altari ridotti a tavole imbandite e la Comunione ridotta a una cenetta in trattoria.

Tutto ciò ha avuto successo solo per due motivi:

1) l'ignoranza del fondatore e di chi lo ha seguito
2) l'onnipresente contorno di emotività e spontaneismo

Purtroppo, alla sete di religiosità dell'uomo moderno, Kiko e i suoi scagnozzi non hanno risposto con la maestosità della liturgia, non hanno risposto con la precisione del Catechismo, non hanno risposto con la serietà dei santi, non hanno risposto con la bellezza della tradizione, no, proprio no.

Kiko e i suoi scagnozzi hanno sovvertito tutto.

La liturgia se la sono composta a proprio uso e consumo, come già sopra commentato. Trattoria da Er Kiko, prezzi modici.

Al posto della sana dottrina cristiana hanno trasmesso le proprie ardite elucubrazioni.

Al posto della serietà dei santi hanno proposto la loro sfacciatissima superbia ("Ma quanto è difficile, santo Padre, che i vescovi riconoscano che hanno necessità" del Cammino! - Kiko, 3 giugno 2006), la disobbedienza sistematica ("e per la Comunione... ci dà due anni" - Kiko, 22 febbraio 2006), l'atteggiamento settario (i Redemptoris Mater, funzionali solo al Cammino, ecc.), ecc.

Al posto della bellezza della tradizione (il duomo di Milano? il beato Angelico? la cappella Sistina? santa Maria degli Angeli a Firenze? e in Spagna, la Sagrada Familia? ecc.) Kiko ha proposto la "nuova estetica", cioè la sua sciatteria pittorica e di strimpellamenti di chitarrella.

Trattoria dar Kiko, prezzi modici, risata garantita. Se magna tutti attorno all'altare-tavola quadrata e imbandita. I camerieri so' travestiti da preti e "ostiari". Pe' sparagnà se beve tutti da lo stesso calice. Chi vuole parlà, apra bocca e pontifichi a volontà, che più dura e meglio sarà. Tamburelli, chitarrelle, balletti, e se fa' una caciara tutti in allegria, e la chiamiamo pure liturgia.

giovedì 29 maggio 2008

Il cardinale Crescenzio Sepe bastona i neocatecumenali

Settembre 2006: il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, ha rilasciato un'intervista a Sandro Magister, dove parla bene di tutti i movimenti tranne del Cammino.

Domanda di Magister: In armonia anche i Neocatecumenali, con le loro messe separate?

Risposta del cardinale Sepe: Con loro vi sono qua e là degli attriti. Ma la cosa che più mi ha stupito positivamente è che la gran parte del laicato cattolico è impegnato proprio sui terreni di frontiera che esigono coraggio, dalla droga alla camorra all’Aids.


Come vedete, Sepe ha parlato solo di "qua e là degli attriti", cambiando immediatamente discorso e parlando della "gran parte del laicato cattolico".

Ha cioè evitato diplomaticamente di entrare nell'argomento.

Ma ha dato un chiaro segnale ai neocatecumenali: un attimo prima parlava bene di tutti i movimenti, e col Cammino esordisce parlando di «attriti».

Ora, consideriamo anzitutto alcuni punti:

1) il significativo spessore del cardinal Sepe (non è affatto un personaggio secondario);

2) Sepe, da poco insediatosi a Napoli, già parlava di attriti;

3) a meno di non avere un pessimo giudizio su Sepe, l'unica conclusione possibile è che la faccenda del Cammino a Napoli è talmente nota da essere impossibile da negare o nascondere.

L'articolo è ovviamente rintracciabile sul sito di Magister (non sono un fan di Magister, ma sono incluso nella sua mailing-list e pertanto ogni volta che lui pubblica un articolo sul sito io ricevo una email).


Ma vediamo le intelligentissime reazioni dei bravissimi neocatecumenali nel chiuso delle loro conventicole.

Reazione tipo 1 (indifferenza forzosa): "non dobbiamo autocriticarci". Traduzione in italiano: "se un cardinale ci critica, noi non dobbiamo farlo, noi non abbiamo nulla da rimproverarci, cioè nulla da correggerci, cioè siamo noi ad essere perfetti, è la sua critica che non deve esistere".

Reazione tipo 2 (sdegno ufficiale): "come al solito ci criticano". Traduzione in italiano: "ancora? ma come si permettono?"

Reazione tipo 3 (non è un problema nostro): "laddove ci sono degli attriti, speriamo che Sepe li riduca". Traduzione in italiano: "se noi neocatecumenali creiamo problemi, speriamo che magicamente Sepe li risolva, in modo che noi siamo liberi di crearne ancora senza dovercene mai emendare".

Reazione tipo 4 (paura di essere corretti): "speriamo che il Cammino non venga rallentato o impedito". Traduzione in italiano: "d'accordo, il cardinale ci critica, ma l'unica cosa che mi preoccupa è che alle critiche possano seguire logicamente dei provvedimenti; naturalmente, alle critiche del legittimo pastore noi faremo di tutto per far finta di nulla e proseguire nel modo che ci pare e piace (è per questo che mi preoccupo solo dei possibili provvedimenti)".

Reazione tipo 5 (minimizzazione del contesto): "ci sono delle critiche, ma è davvero il caso di prenderle in considerazione?". Traduzione in italiano: "no".

Reazione tipo 6 (minimizzazione proattiva): "chiediamo al cardinale un momento di chiarimento". Traduzione in italiano: "anziché risolvere i problemi, limitiamoci ad andare da lui con qualche regalino e tanti sorrisi, semplicemente a dirgli che abbiamo intenzione di risolverli, e a ricordargli quanto siamo grandi, belli, forti e numerosi".

Reazione tipo 7 (banalizzazione): "ma il cardinale ha detto che gli attriti ci sono solo qua e là, quindi è roba di poco o niente". Traduzione in italiano: "se invece avesse detto che il Cammino qua e là ha delle cose buone, avremmo cancellato immediatamente «qua e là» e avremmo gridato ai quattro venti che il Cardinale è dei nostri".

Reazione tipo 8 (opposizione dura): "dobbiamo difendere il Cammino, anche se ci facciamo nemici". Traduzione in italiano: "la presenza di nemici (cioè di cardinali che criticano il Cammino) non ci impone di cambiare atteggiamento, ma di difendere ciò che già facciamo e che è già stato criticato".

Reazione tipo 9 (logorrea diversiva): "se il Cammino ha dei nemici, devo amare i miei nemici". Traduzione in italiano: "se il cardinale ci critica, noi non dobbiamo cambiare nulla, dobbiamo solo amarlo (il che, nel nostro linguaggio, ovviamente non significa far qualcosa per eliminare tali attriti e problemi)".

Reazione tipo 10 (scanso elegante): "se ci sono degli attriti, alcuni fratelli devono cambiare". Traduzione in italiano: "non riguarda me, e non so neppure chi riguardi, ma mi pare elegante affermare una cosa così lapalissiana".

Reazione tipo 11 (argomento per vendette trasversali): "i panni sporchi si lavano in famiglia". Traduzione in italiano: "la critica del cardinale càpita a fagiolo, avevo giusto bisogno di liberarmi di qualche sassolino dalla scarpa con la comunità XYZ".

Reazione tipo 12 (elusione acrobatica): "la colpa è di Satana". Traduzione in italiano: "non è colpa nostra se ci sono gli attriti: non siamo mica obbligati a contrastare l'azione del diavolo verso le nostre anime!"

Il Motu Proprio, i neocatecumenali, e le liturgie bislacche a porte chiuse

Un breve commento sul "Motu Proprio", con particolare occhio ai neocatecumenali...

Questo "Motu Proprio" che liberalizza quasi tutti i sacramenti (tranne l'Ordine Sacro e la Cresima) nella loro forma spregiativamente detta "preconciliare", ha un significato interessantissimo se pensiamo ai neocatecumenali.

Primo: il rinnovarsi della Chiesa non consiste nella "rottura" ma nella "continuità" (l'ideologia neocatecumenale rinnega la storia della Chiesa dal 313 al 1962)

Secondo: papa Ratzinger detesta le bizzarrie liturgiche (cfr. le sue decisioni nella famosa lettera di Arinze) e promuove - in direzione esattamente opposta - la liturgia tradizionale (ai liturgisti neocat, ancor più che ai liturgisti "progressisti", sarà venuto un travaso di bile)

Terzo: nei giorni in cui scadeva lo Statuto, cosa abbiamo avuto? La lettera ai cattolici cinesi ed il "motu proprio". Dunque il "trionfo" neocatecumenale al Family Day non ha ancora prodotto risultato...

Ma dico, ve li immaginate i neocatecumenali - esperti di chiassate da osteria umoristicamente definite "liturgia del Cammino" - considerare almeno l'idea di celebrare la Santa Messa alla maniera tradizionale?

Anche chi non ama particolarmente la Messa tradizionale ammette che quest'ultima:

- ha come "stile" il silenzio, l'adorazione, la contemplazione, la preghiera

- ha una lunghissima tradizione liturgica

- ha forgiato un'innumerevole quantità di santi

- e soprattutto non è riducibile a una chiassata da osteria come invece può avvenire (e purtroppo è avvenuto) con la liturgia cosiddetta "di Paolo VI" (quella in vigore dal 1970 ad oggi).

Ve li immaginate i neocatecumenali più inferociti, abituati al parolame ossessivo della loro Parola e della loro Liturgia, gustarsi la Messa tradizionale?

Un neocat più gentile potrebbe dire: "certo, avete ragione, approvo la Messa tradizionale, ma mi piace di più quella neocat". Attenzione al sottile equivoco: questa frase significa: "approvo ciò che vuole il Papa, ma mi piace di più disobbedirgli".


Il problema neocatecumenale delle celebrazioni nelle sale chiuse

Riguardo l'uso delle sale, c'è una normativa abbastanza permissiva.

Il problema però non è il luogo fisico dove celebrano i neocat.

Il problema è negli abusi liturgici.

Se non straziassero la liturgia, non avrebbero bisogno di nascondersi.

Se non fossero una setta, non avrebbero bisogno di nascondersi.

Se non fossero ostili alla liturgia della Chiesa, non avrebbero bisogno di isolarsi nelle loro salette.

Certo, un parroco dovrebbe quantomeno allarmarsi nel sapere che un gruppo di fedeli vuole celebrare a porte chiuse una Messa in una saletta.

Non chieda: "perché in una saletta?"

Ma chieda: "perché a porte chiuse?"

E se gli dicono che le porte non sono "chiuse", allora vada a sincerarsi di persona su "cosa" si fa in quella Messa.

E se non hanno nulla da nascondere, allora di quella Messa ne potrà parlare pubblicamente, agli altri preti, al vescovo, agli altri fedeli.

Figurarsi l'espressione del parroco nel momento in cui viene a sapere che nella parrocchia che gli è stata assegnata si celebrano decine di Messe "a porte chiuse" contemporaneamente...A don Paolo vorrei far notare che il Papa vuole "affossare" non il Concilio Vaticano II, ma gli abusi da parte di chi lo ha voluto interpretare a modo suo.

Prima della tempesta montata dai sedicenti interpreti dello "spirito del Concilio", certe cose sarebbero state impensabili.

Anche il più progressista dei preti avrebbe avuto parecchio da ridire su una setta che riduce la liturgia ad una chiassata da baluba centrafricani e cancella 17 secoli di storia della Chiesa come una "parentesi".

Anche il più molle e squinternato dei vescovi avrebbe fatto un salto dalla sedia a sapere delle confessioni pubbliche e dello strazio liturgico e dell'invasione delle parrocchie.

La crisi generalizzata della Chiesa - che è anzitutto una crisi di fede - si vede dal fatto che è possibile trovare un don Paolo che raccoglie mille firme contro la possibilità (attenzione: "contro la possibilità") della Messa in latino (mica obbligatorietà: solo possibilità)...

...e non si trova almeno un altro don Paolo che raccolga mille firme contro la setta neocatecumenale.

Don Paolo ingiunge al Papa di ripensarci sulla Messa tradizionale.

Un altro "don Paolo" potrebbe implorare dal Papa una maggior decisione contro la setta neocat (il Papa non ha realmente bisogno di questo sostegno: servirebbe in realtà a scuotere certi ecclesiastici).

E portare mille firme di sacerdoti che non ne possono più di avere la parrocchia infestata da quei gruppi.

Certo, i parroci "comprati" dal Cammino non firmeranno, e neppure quelli sotto minacce e ricatti.

Ma una volta che il disagio nei confronti del Cammino viene fuori in modo massiccio, una volta avviato il dibattito, le cose cominceranno a cambiare in modo serio.

La peggior pubblicità per il Cammino è dire cosa fa il Cammino.

mercoledì 28 maggio 2008

Cosa intendono i neocatecumenali quando parlano di "grande gioia e gratitudine" al Papa

Questa la scrissi a novembre 2006, rispondendo ad una neocatecumenale che parlava di "grande gioia e gratitudine" per la lettera di Arinze. Naturalmente, quella "grande gioia e gratitudine" consisteva nella disobbedienza. Infatti ancora oggi, a maggio 2008, quella disobbedientissima "grande gioia e gratitudine" continua ancora.

Carissima,

sei venuta anche tu qui a dirci che "lo spirito che si respira all'interno del Cammino è quello di grande gioia e gratitudine per i contenuti della lettera del Card. Arinze".

Ahinoi, questa è l'ennesima conferma che il Cammino è molto osannante e poco obbediente.

La lettera, come già ampiamente osservato qui, non concede nulla di nuovo, se non il prolungamento temporaneo dell'indulto temporaneo sul momento dello scambio della pace.

Tutto il resto della "lettera di Arinze" (contenente "le decisioni del Santo Padre") è di carattere restrittivo.

Orbene, se il Santo Padre si scomoda per ricordare ai neocatecumenali che la Santa Messa va celebrata secondo i libri liturgici, "senza omettere né aggiungere nulla", vuol dire che la questione è molto seria.

La lettera comincia proprio con tale avviso, e termina nuovamente con lo stesso avviso: vi siete mai chiesti il perché?

Perché mai il Santo Padre incarica il cardinale Arinze di mettervelo per iscritto? Forse non era bastato che la Congregazione lo dicesse a Kiko, Carmen e Pezzi l'11 novembre 2005? Forse non era bastato neppure che il Santo Padre stesso lo dicesse alla triade neocat personalmente, in udienza privata, il 19 novembre 2005? È forse irragionevole pensare che Kiko, Carmen e Pezzi si siano presentati "grati" e "contenti" dal Papa prima e dalla Congregazione poi, ma tutt'altro che disposti ad obbedire? È forse irragionevole pensare che per evitare stravolgimenti delle cose dette al tripode neocat a novembre 2005, il Papa abbia chiesto ad Arinze di metterle per iscritto il 1° dicembre successivo?

La lettera in questione, nel suo stile sobrio, non contiene sgridate né condanne, ma solo la sentenza. E dalla sentenza si capisce il delitto.

"Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla": vuol dire che nel Cammino si omettono delle cose e se ne aggiungono delle altre, entrambi i casi molto al di là di quanto permettono i libri liturgici e i documenti approvati per tutta la Chiesa (altrimenti non ci sarebbe bisogno di una lettera del genere!)

"Il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale": evidentemente il Cammino non "dialoga" col Vescovo (dovrebbe obbedire, dichiara di obbedire, ma in realtà non tenta neppure di "dialogare"). E l'accento della "testimonianza dell'inserimento nella parrocchia" indica che il Cammino, in parrocchia, c'è solo ad occupare gli spazi. Svégliati, neocatecumenale utile idiota! Ti dicono che sei "inserito" nella parrocchia, ti dicono che siete "obbedienti" al Vescovo e invece il Papa, attraverso la lettera di Arinze, ti fa sapere che non è vero!

"Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale": dunque anche il Papa è convinto che nel Cammino la deprecazione per la Messa delle parrocchie è tale che il Cammino ha costituito una sorta di chiesa a sé stante, per cui i cristiani "neocatecumenali" arrivano ad un cristianesimo che funziona solo all'interno del Cammino. Il Papa ha addirittura da chiedere "almeno una volta al mese"... vuol dire che il Cammino se ne infischia delle parrocchie, e le utilizza solo come proprio strumento!

"Le eventuali monizioni devono essere brevi... semplici, fedeli al testo, brevi... brevi... brevi... Spetta a colui che presiede introdurre talvolta i fedeli alla liturgia della Parola... L'omelia è riservata al sacerdote o al diacono... quanto ad interventi occasionali in occasione di particolari giornate (dei malati, del seminario), se ritenute oggettivamente convenienti... le risonanze avvengano al di fuori della Messa...": ma ovviamente nulla di tutto questo vi ha mai toccato.

Nulla! Sprizzate gioia e contentezza da tutti i pori, ma le vostre messinscene continuano a durare ore intere, continuano ad essere nel chiuso delle "comunità", continuano a essere sistematicamente popolate degli sproloqui neocatecumenali, continuano a contenere "omissioni" ed "aggiunte". Ogni "eventuale" per voi è rimasto un "sempre"; ogni "occasionale" per voi è rimasto un "sistematico"; ogni "breve" per voi è rimasto "interminabile"; ogni "oggettivamente conveniente" per voi è rimasto un "se hai voglia di aprir bocca ed elucubrare, allora vai tranquillo".

E naturalmente, al Papa non basta accusare l'invasione delle elucubrazioni del dilettantismo teologico pomposamente chiamate "spiritualità" e "frutti del Concilio" addirittura "adatti" ai "tempi moderni".

Il Papa punta poi il dito contro quel "modo di ricevere la Comunione".

Proprio questo Benedetto XVI, così attento alla liturgia e ai sacramenti, proprio papa Ratzinger, proprio lui, l'autore di Introduzione allo spirito della liturgia e di un'interminabile quantità di lavori a difesa della liturgia, proprio lui, con un gesto di magnanimità (che gli sarà costato certamente una stretta al cuore, pensando che comunque salus animarum suprema lex) concede un tempo massimo di "non più di due anni" per riportare le liturgie neocatecumenali da messinscena a Messa. Muoversi, muoversi! Prima si obbedisce e meglio sarà! Vorrete mica sfruttare tutto il tempo massimo disponibile per cominciare ad obbedire?

Diamine, ci voleva una lettera del Papa per farvi capire che i quarant'anni di Trattoria da Er Kiko Ar Gueglio (prezzi modici) non sono "liturgia eucaristica che scuote le coscienze" ma solo una ridicola messinscena? Ci voleva una lettera del Papa per farvi capire che il dilettantismo teologico di Kiko e Carmen non è un dono dello Spirito ma una moda religiosa che, a suon di tamburi e chitarrelle, siete riusciti a propagare nel mondo?

Niente da fare: non è bastata neppure la lettera del Papa. La guerra tra Kiko e il Papa vede un altro round molto significativo: il Papa ha mandato Arinze a parlar chiaro, e Kiko ha risposto mandando Gennarini a confondere le acque con la solita tecnica neocatecumenale: autodichiararsi grati e contentissimi, ma continuare a disobbedire. Il Papa mandava Arinze per evitare di umiliare troppo Kiko, e Kiko sparava in risposta un Gennarini per evitare di esporsi personalmente (riconoscendo così consistenza alle accuse), per banalizzare, sminuire, ridicolizzare, far dimenticare.

Diamine, vorrei vederlo qualche neocatecumenale, vorrei proprio vederlo mentre dice: "il Papa ci chiede questo, ha fretta, ha detto entro due anni, ma noi da oggi - da subito! - obbediamo! Obbediamo da subito, e senza trucchetti, e senza neanche pubblicità". E invece no, nessuno l'ha fatto, da Kiko in poi nessun neocatecumenale ci ha mai pensato: ancora il 22 febbraio Kiko (che non ha mai smentito Gennarini) continua a dire che il Papa "per la Messa ci dà due anni". Ci dà due anni? Con quale faccia di bronzo va a travisare quel "non più di due anni"? Il Papa ti chiede di fare una cosa (ma farla "entro non più di due anni"), e tu invece di farla subito, cosa fai? Ti dichiari contento e poi vai in giro dicendo di aver avuto un bonus di due anni? Ti dici contentissimo e grato e poi gli vanti i presunti frutti dell'errore che ti ha appena condannato?

Ecco il punto.

È inutile gridare di essere contentissimi e grati dell'andare a lavorare nei campi per poi non andarci, è inutile gonfiarsi la bocca per gridare "Signore, Signore!" La volontà del Padre l'ha fatta il figlio che a lavorare nei campi ci è andato (ha obbedito, anche se aveva negato); la vita eterna l'hanno avuta gli Apostoli (che coi loro difettucci e difettacci hanno continuato a seguire, cioè ad obbedire, anziché limitarsi a fare come i farisei, che gridavano "Signore! Signore!" nelle piazze in modo da farsi sentire dalla gente e far bella figura). L'obbedienza non è una messinscena, l'obbedienza di cuore non è un'ottima e prestigiosa parvenza di obbedienza.

E soprattutto, cari neocatecumenali, anche l'atteggiamento di Kiko e dei catechisti è dannoso per le vostre anime, proprio perché fra le varie eresie vi si insegna anche che l'obbedienza al Papa consiste nell'apparenza dell'obbedienza, vi si insegna che ai comandi del Papa basta dirsi contentissimi e pieni di gratitudine (senza però obbedire), vi si insegna che l'importante è l'apparenza!

I neocatecumenali annunciano la sconfitta di chi osa criticare i loro errori?

Questo messaggio è stato inserito nel forum un anno fa ma... è ancora attualissimo!

Qualunque "vittoria" ottengano i neocatecumenali, gli sconfitti non siamo noi.

E comunque non si tratta di "vittoria".

Lo Statuto "quinquennale" ha dimostrato che i neocatecumenali sono stati capaci di compiere gli stessi errori per altri cinque anni. A distanza di cinque anni, fu vera "vittoria"?

Vedrete, un eventuale Statuto "definitivo" dimostrerà che i neocatecumenali saranno capaci di compiere gli stessi errori senza limite di tempo.

Un riconoscimento giuridico ai neocatecumenali non cambia le carte in tavola: ciò che ieri era eresia, oggi non può diventare verità cattolica.

Noialtri, in quanto cattolici ed in quanto consci della gravità del "problema neocat", siamo preoccupati per la dottrina e per la liturgia.

L'invenzione di Carmen e Kiko si fonda su errori e strafalcioni in ambito liturgico e dottrinale, e produce perciò frutti coerenti con quegli errori (a cominciare dall'oppressione dei membri tipica della setta).

La nostra lotta non è contro il riconoscimento giuridico della setta neocatecumenale.

La nostra lotta è solo per informare quanta più gente è possibile, perché a poco a poco ciò che i neocatecumenali nascondono abilmente finisca invece alle orecchie di tutta la gerarchia.

I neocatecumenali sono "forti" solo nei loro slogan pubblicitari. Il Cammino ha bisogno di nascondere ed ingannare, e teme più la pubblicazione delle proprie magagne che qualsiasi altra sventura.

La peggior pubblicità per il Cammino è infatti il descrivere esattamente cosa fa.

Ridimensioniamo la presunta "sgridata" a padre Zoffoli

Padre Zoffoli "sgridato" da Ruini: ciò avveniva nel 1995, ed è plausibile che Ruini conoscesse ancora troppo poco i neocatecumenali. Teniamo sempre presente che con una denuncia così vigorosa e allarmante, la prima tentazione è quella di non credervi (e sembra il caso di Ruini nel 1995, che magari ha scritto quella cosa solo leggendo il titolo del libro di p.Zoffoli). E teniamo sempre presente che quella è l'unica "sgridata" documentata da fonte importante: il resto è tutta maldicenza neocatecumenale (tanto per cambiare).

A proposito del Minculpop neocatecumenale: purtroppo è l'ennesima conferma del grande inganno che perpretano i livelli alti del Cammino nei confronti dei poveracci che stanno ai livelli "bassi". Se è lo stesso Kiko a spargere "versioni ufficiali" delle cose che riguardano il Cammino, come stupirsi che i neocatecumenali scrivano quelle brodaglie su Catechumenium e siti del genere? È purtroppo l'ennesima conferma che si ha a che fare con una setta, di sapore "gnostico" (dove cioè la santità e la salvezza corrispondono alla conoscenza di dottrine segrete che vengono rivelate solo dopo faticosissimi passaggi e solo a pochi eletti).

Intervista di Magister al cardinale Sepe: il grande prelato, pronto a spendere buone parole per tutti, non può fare a meno di ammettere che riguardo al Cammino vi sono "qua e là" (cioè dovunque) "attriti" (grande eufemismo). E immediatamente dopo cambia discorso. Vi dico che a leggere quell'intervista, mi sono fermato su quel passaggio con l'impressione che Sepe avesse paura. Sepe non ha paura della camorra, ma ha paura dei neocatecumenali. Da rabbrividire. Spero vivamente di sbagliarmi, ma a volte anch'io mi chiedo se i vari Ruini, Sepe, ecc., non temano davvero guai grossissimi e tendano perciò a silenziare tutto in nome del buonsenso.


Rispondo ad Emanuele: come già detto, il Cammino disobbedisce nei fatti, prima che eventualmente nelle parole (comunque sempre ambigue) e, diabolicamente, afferma di obbedire, minimizza i problemi, fa finta di non vedere le cose più evidenti. Il caso della lettera di Arinze è la ciliegina su un'enorme torta di disobbedienze. È una lotta tra la verità e gli slogan: e purtroppo gli slogan sono tipicamente destinati a vincere, poiché non richiedono intelligenza per essere giustificati, si giustificano da soli. Una lotta tra la verità (visibile, verificabile da qualunque cristiano) e le menzogne del Cammino (tanto più promossa dai neocatecumenali quanto più è grande e ridicola).

La sterilità della tua discussione con noi dipende dal fatto che non sei disposto ad ammettere neppure l'evidenza. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Puoi fare tanti discorsi sulla lettera di Arinze, ma non ci hai detto come nella tua comunità viene "applicata" la richiesta di celebrare normalmente come tutta la Chiesa (oh, già so che userete ed abuserete di ogni concessione: lo spirito di disobbedienza non ammette ragioni). Poi, non ci hai detto come mai il contenuto della lettera è pervenuto prima al solito Sandro Magister e poi, due mesi dopo, anche a voi (con relativo "spiegone" per ammorbidire la lettera e presentarla come se fosse la positiva risposta ai desideri strambi di Kiko). Nei panni di Kiko, appena ricevuta la lettera di Arinze, avrei gridato ai quattro venti a tutti i neocatecumenali: «da oggi la liturgia cambia». Quanta Grazia per un semplice atto di umiltà! Atto che Kiko si è guardato bene dal fare: lui, dell'umiltà, della Santa Umiltà di Cristo, è buono solo a dar lezioni in giro (a cominciare dal Papa).

Purtroppo la tua tensione non è verso la verità, ma verso l'elogio del Cammino. Di fronte ad un argomento doloroso (che svilirebbe il Cammino), tu ti rifugi nello slogan preconfezionato. Come i testimoni di Geova. Sei libero di andare avanti così, ma noi non possiamo fare a meno di avvisarti che stai mettendo in gravissimo pericolo la tua anima. Gli eretici sono sempre stati convinti di avere ragione, talmente convinti di avere ragione da rifiutare la correzione e la guida della Chiesa, pretendere che la Chiesa si adegui alle proprie manie, pretendere di essere riconosciuti dalla Chiesa come cattolici.

Noialtri abbiamo solo la sana "fissazione" di stare a quanto ci dice il Papa. Vediamo la differenza abissale tra il catechismo e le vostre dottrine. Vediamo la semplicità della vita cristiana e le pluridecennali complicazioni del Cammino. Ci allieta quella grandissima fonte di grazie divine, cioè i sacramenti, e ci allarma tantissimo vederli ridicolizzati, parodiati, scimmiottati, reinventati in nome dell'ignoranza e della superbia.

Vediamo le storture della Chiesa, sì, ma ne vediamo anche la parte sana, ed a quella siamo affezionati. Sappiamo che la Chiesa oltre ad essere peccatrice è anzitutto santa. Sappiamo che in venti secoli di storia, attraverso momentacci forse anche più terribili del presente (antipapi, scismi, eresie, ecc.) non ha mai tradito la sua missione. Sappiamo che la Chiesa è anzitutto nella persona del Papa (che ci sia simpatico o no, è sempre lui che ha avuto l'incarico da Cristo di pascere il gregge), e non in un Kiko qualsiasi, per quanto bravo sia quest'ultimo a trascinare masse. Anche il prete eretico Ario trascinò enormi masse verso l'eresia, senza neppure tanta fatica. L'eresia ariana era assai preponderante sulla vera fede: ma ciononostante, nonostante gli "elogi di tantissimi vescovi" di cui godevano gli ariani, nonostante la grande diffusione delle loro dottrine eretiche e dei loro metodi, le porte degli inferi non hanno prevalso. Anche a costo di un sant'Atanasio che corrompe i carcerieri per scappare e tornare ad annunciare la vera fede.

Dici che non hai mai ascoltato "insegnamenti contrari a quelli della Chiesa", ma lo dici dopo aver già dimenticato che il Cammino si presenta come la «vera» Chiesa. La tua è una tautologia.

martedì 27 maggio 2008

Ancora sulle confessioni pubbliche dei neocatecumenali

Alcune annotazioni e obiezioni agli argomenti dei neocatecumenali:

1) "dire talvolta i propri peccati" è stato sempre caldamente sconsigliato dalla Chiesa per vari motivi (delicatezza nei confronti di chi ascolta, evitare di dare pessime idee e pessimi esempi, ecc.)

Emanuele dice che le confessioni pubbliche "non esistono" nel Cammino, e poi aggiunge che "talvolta" si dicono "i propri peccati": l'imbroglio è ovvio, poiché sarebbe come dire che sotto la doccia ci si bagna ma sotto la pioggia si rimane asciutti poiché le gocce della pioggia sono più distanziate tra loro rispetto a quelle della doccia.

Il metodo è sempre lo stesso: Emanuele, poche righe più avanti, dice che Kiko non "impugna la croce astile come un pastorale" e un attimo dopo ammette che Kiko... "ha sempre fatto così". Complimenti.

San Paolo (e altri casi del genere), nel parlare dei propri peccati, non hanno fatto "parapà parapà" in un contesto liturgico. Non sono scesi nei dettagli. Non hanno "glorificato Dio" confessando pubblicamente i propri peccati. Anche in questo caso Emanuele spara in buona fede i soliti slogan neocatecumenali, a costo di sacrificare la logica e l'evidenza, ed applicando il metodo Goebbels (ed infatti ha già ripetuto cinque volte che le confessioni pubbliche non esisterebbero nel Cammino).

Quanto agli slogan, Emanuele purtroppo non riesce a fare a meno di propinarne (non volermene, ma sono talmente evidenti che non posso fare a meno di commentarli): "C'è chi non ha bisogno di cammino per convertirsi, chi ha bisogno di 2 anni, chi di 20, ecc." ma allora le tappe del Cammino a che servono? dov'è tutta questa gente che "non ha bisogno di cammino" eppure ha bisogno di altri decenni di Cammino organizzati in tappe e convivenze e scrutini e tutto il resto?

Le questioni riguardanti l'anima (in latino si dice in foro interno) non dovrebbero mai avere pubblicità.

Le uniche eccezioni, al di là del sacramento della penitenza e della direzione spirituale, sono quelle in cui il confessare pubblicamente un particolare peccato serve a evitare scandali e altri mali (per esempio quando per casi gravi non vi è altro modo di scagionare qualcuno) o per mettere in guardia dalle conseguenze di determinate azioni (sempreché non vi sia altro modo per farlo: ricordiamoci che non abbiamo bisogno di guardare un film porno per capire che la pornografia è un male).

Ricordiamoci inoltre che i peccatucci di "ordinaria amministrazione" possono dare più scandalo (e cattivo esempio) dei peccati più gravi.


2) l'argomento della scarsa qualità della Messa delle parrocchie non può costituire un alibi per ridurre le critiche alle liturgie del Cammino. Al contrario: il Cammino ha fatto presa anche per il fatto che in tante parrocchie la liturgia è brutta.

Agli aderenti degli altri movimenti ecclesiali non è mai stato detto "dovete frequentare la parrocchia", anche se non la frequentano. L'importante, infatti, non è "parrocchializzare" ogni credente; l'importante è che ami e partecipi alla Messa della Chiesa.

Questo è esattamente il problema dei neocatecumenali: vogliono partecipare non alle Messe ma solo alle proprie messinscene.

Se il Cammino servisse veramente a promuovere la fede della Chiesa e la liturgia della Chiesa, un neocatecumenale non avrebbe alcun problema a partecipare alle Messe "normali" (quelle dei babbani, quelle dei "cristiani della domenica"), e quindi di conseguenza sparirebbero rapidamente le messinscene neocatecumenali. E invece...


3) il Cammino gioca sull'emotività e sulle apparenze: non è un caso che nel Cammino si dia tanta enfasi allo "scuotere le coscienze". Questo è il motivo per cui il Cammino fa presa non solo su "ladri, adulteri, massoni, ecc."

Il Cammino è certamente un'esperienza religiosa; il guaio è che non è un'esperienza religiosa veramente cattolica e ciò lo si deduce dall'enorme quantità di errori ed abusi.

La cosa incredibile è che il Cammino si presenta continuamente come "cattolico", come "frutto del Concilio", ecc., ingannando fin dal primo giorno chi vi aderisce.

Il nostro lavoro su questo sito (e sul sito Verità sul Cammino Neocatecumenale) serve proprio ad accusare questi errori e a mettere in guardia dall'eresia kikiana.

L'eresia non è la negazione della verità, ma la distorsione della verità (per esempio, non basta essere "contro l'aborto" per dichiararsi cattolici: si può essere "contro l'aborto" e contemporaneamente professare idee eretiche e addirittura vantarle per "frutto dello Spirito", "frutto del Concilio", "adatte ai tempi moderni", ecc.)


Dico tutto questo perché in questi giorni mi è capitato il caso di una persona aderente ad un movimento ecclesiale, che in fin dei conti apprezza la Messa solo entro certi parametri (quelli del proprio movimento). Ebbene, va regolarmente a Messa presso una parrocchia dove c'è il parroco che, pur non appartenendo a tale movimento, celebra la Messa nel modo che le piace.

In parole povere, anche in un caso difficile, il movimento ecclesiale di cui questa persona fa parte, ha educato alla Messa: non alla "propria" Messa, ma alla Messa della Chiesa (sia pure entro i limiti della sensibilità di ognuno).

Vedete, per i neocatecumenali si possono applicare le stesse categorie usate a suo tempo per i lefebvriani: hanno delle proprie idee, le perseguono, e quando il Papa dichiara che quelle idee sono sbagliate e non portano da nessuna parte, loro continuano a fare a modo loro (dichiarando però di essere più cattolici del Papa).

Disobbedienze, abusi liturgici, eresie: non possono venire da Dio

Questa pagina di intervento era stata pubblicata a dicembre 2006.

Mi assicurano che il Cammino non è destinato ad essere condannato come eretico così come merita; finché vive Papa Benedetto XVI, i neocatecumenali cercheranno di ottenere altri rinvii, in attesa di un Papa più malleabile. Ma purtroppo non saranno fermati, perché hanno letteralmente comprato un discreto numero di prelati e cardinali, che fanno e faranno pressioni in misura che non possiamo neppure immaginare. Da papa Benedetto XVI ovviamente non otterranno granché (ricordiamo che uno dei primi atti del suo pontificato è stata la strigliata sulla liturgia fatta mandare dal cardinale Arinze).

In altri tempi, con una Chiesa meno malata di quella attuale, il Cammino sarebbe già stato condannato come eretico. Ma in questi ultimi decenni le voci serie vengono silenziate, emarginate, dimenticate. Non sono stati i neocatecumenali a condannare all'oblio un teologo affidabile come padre Zoffoli, non sono stati i neocatecumenali a cancellare monsignor Landucci. Sono stati i cosiddetti "progressisti", quelli che hanno inondato la Chiesa delle proprie manie esotiche spacciandole per "spirito del concilio" (lo stesso errore di Kiko e Carmen: la loro personalissima interpretazione religiosa viene continuamente e falsamente spacciata per cattolica).

Il piano di Kiko e Carmen è diabolico, poiché stanno riuscendo in un'impresa che va molto al di là delle forze umane. Quando un'impresa è enormemente superiore rispetto alle più grandi capacità umane che possiamo immaginare, allora non ci sono alternative: o viene da Dio o viene dal demonio. Ed il Cammino Neocatecumenale con tutta evidenza non viene da Dio.


In queste ultime settimane ho saputo che due diversi sacerdoti che stimo molto (un religioso ed un diocesano) hanno utilizzato in tempi molto recenti diversi libri di padre Zoffoli per i propri studi (l'uno per una pubblicazione, e l'altro per la sua tesi di dottorato).

Il primo mi ha detto che padre Zoffoli è uno dei pochi teologi "di retta dottrina" di questi anni; il secondo me lo ha definito "una miniera di cose buone".

È un piacere per me avere due conferme così significative. Purtroppo, nelle facoltà teologiche, le mode dei teologi vanno e vengono; tra i tanti "famosi e rinomati" non c'è padre Zoffoli, anche se i più ferrati lo conoscono e lo apprezzano (cosa di cui ho avuto personalmente queste altre due conferme che condivido con voi stasera).

Ai due ho parlato anche del caso dei neocatecumenali. Sapevano che padre Zoffoli aveva scritto anche su di loro (pur non avendone letto: per loro padre Zoffoli è un "teologo serio", che "non dice le cose a metà"). Ed ovviamente hanno espresso un giudizio sui neocatecumenali in sintonia con quanto discutiamo qui sopra.

Il primo li definisce senza mezzi termini "eresia"; per confrontarmi con lui gli ho chiesto cosa ne pensasse allora della buona fede dei neocatecumenali di livello più basso, ed anche lui è convinto del fatto che questi ultimi vengono presi con l'inganno.

Il secondo, al solo sentire il termine "neocatecumenali", ha fatto una smorfia di disgusto e dolore tanto difficile a descrivere quanto significativa a vedersi.


Rispondo ad Emanuele: non mistificare le mie parole; non avevo scritto da nessuna parte che Kiko, il 3 giugno 2006, avesse parlato a nome di tutti i movimenti.

Del resto, il discorso di Kiko del 3 giugno è fin troppo chiaro: «ecco la missione del Cammino Neocatecumenale».

Ho letto e riletto (e ancora riletto e meditato) quel discorso di Kiko, prima di mandare l'articolo al sito "Verità sul Cammino Neocatecumenale".

Non ho bisogno di mentire per sostenere la mia posizione. Bastano le parole di Kiko stesso.

Parole che pesano non come pietre, ma come macigni. Kiko il visionario sapeva bene cosa stava per dire e a chi stava per parlare.

A mia memoria, è la prima volta in assoluto che un leader di un movimento si lamenti pubblicamente dal Papa, insultando i vescovi che "non capiscono", per giunta in un'occasione importante come quella, davanti a tutta quella gente, e per di più parlando di "necessità".

Altri si sono lamentati genericamente di non essere "accolti" dai vescovi, ma senza gridarlo in faccia al Papa.

Un neocatecumenale giudica temerariamente le pagine del sito Verità sul Cammino Neocatecumenale

Rispondo alle dieci "osservazioni" del neocatecumenale Carlo.

{1)} Anzitutto le sensazioni: "è a dir poco gelido l'impatto... un dispiacere indicibile per la mole di menzogne... più o meno ricchi di falsa modestia... robe da pazzi, non riesco a capacitarmene..."

Si tratta per l'appunto di sue sensazioni, che pertanto commentiamo più avanti, quando avrà esposto le motivazioni.


{2)} Un giudizio di valore: "incredibili menzogne... stratosferiche trattazioni pseudo-teologiche di cui vi avvalete per dare aria alle vostre bocche... ciò che dite essere documentato è quasi totalmente inventato..."

Se ci è concessa un po' di ironia, quelle "incredibili menzogne" e quel "quasi totalmente inventato" probabilmente si riferivano ai documenti di Papi, congregazioni vaticane, vescovi e cardinali di diverse diocesi italiane e straniere, oltre che le affermazioni di Kiko e Carmen e quant'altro presente nel sito ufficiale del Cammino, tutti citati con dovizia di riferimenti lungo tutto il sito.

Se è vero che il Cammino ha raccolto numerosi elogi ed incoraggiamenti, è pure vero che nessun vescovo o cardinale o Papa ha mai detto che il fondo dottrinale del Cammino è ortodosso. Al contrario. E saremmo curiosi di capire come mai, a fronte dei tanti errori dottrinali, ogni neocatecumenale che incontriamo, anziché condannare esplicitamente quegli errori, si straccia subito le vesti accusando «menzogne» e «stratosferiche trattazioni pseudo-teologiche».

Resta comunque da vedere chi è più compatibile col Catechismo della Chiesa Cattolica: codeste trattazioni, oppure le elucubrazioni di Kiko e Carmen che da decenni (dal 1977 ad oggi) ancora non "passano" l'esame delle congregazioni vaticane (peraltro per stessa ammissione di un alto neocatecumenale, padre Javier Sotil, e dello stesso Kiko Arguello, le catechesi di Kiko e Carmen contenevano «espressioni imprecise e non proprio ortodosse» e nonostante le correzioni apportatevi, ancora non sono pubblicabili).


{3)} Gli insulti cominciati dopo l'«iconografia del Cammino» (cioè l'onnipresenza di Kiko nelle sue icone sacre): "vi siete bevuti migliaia di litri di vino... visione grottesca... come stracavolo potete immaginarvi... menzogna (spudorata, quasi buffa, quasi triste)..."

Le foto delle icone, a confronto del volto reale di Kiko, sono lì disponibili per chiunque voglia verificare: non c'è bisogno di scomporsi tanto, a meno che...

Certo, d'accordo, ha ragione lui, l'iconografia è un "tema profondo", ma proprio per questo motivo un artista serio farà di tutto per non apparire rappresentato al posto di qualche santo o al posto di Cristo. Esattamente ciò che hanno fatto gli artisti cristiani: l'umiltà dell'uomo che rappresenta il suo Creatore. Per esempio, Michelangelo, che raffigurava sé stesso nei suoi dipinti a tema sacro ma mai nei panni di un apostolo o di Cristo stesso. Per un esempio recente, nel film {Passion} Mel Gibson si presenta nei panni di uno dei crocifissori: l'umiltà dell'artista che non osa mettersi al posto del suo Signore.

Solo Kiko mette le sue fattezze al volto del Signore. Chissà perché.


{4)} L'equivoco a proposito dell'interesse per l'ebraismo e della "comunione che si desidera con i nostri fratelli maggiori nella fede".

L'interesse per l'ebraismo, come già scritto sul sito, non può consistere in una pappagallesca imitazione dei loro riti e simboli fatta in barba alla tradizione liturgica e al Magistero della Chiesa.

Sul sito c'era già indicato che i "fratelli maggiori" nella fede sono purtroppo come Esaù, come Caino, come il fratello maggiore del figliuol prodigo.

Ciò che desideriamo per gli ebrei, è che riconoscano il Messia. Ciò che temiamo di molti cristiani oggi (a cominciare dei neocatecumenali) è che a causa di un malinteso desiderio di essere in comunione con gli ebrei, evitino di pregare per la loro conversione, confondano il rispetto con l'indifferentismo religioso, e per di più assumano stereotipi fastidiosi e insensati sia di fronte alla tradizione cattolica, sia di fronte a quella ebraica.


{5)} La testimonanza: «gli ebrei piangevano» al sentire dei cristiani cantare «il canto dello Shemà».

Anche noi ci commuoveremmo a sentire dei buddisti venire in piazza san Pietro a cantare il {Tantum ergo...} e il vederli ci accenderebbe ancor di più il desiderio della loro conversione alla nostra fede.

Gli ebrei in questione avranno avuto questo stesso genere di sentimenti, o piangevano per altri motivi?


{6)} La solita mistificazione sulla lettera di Arinze: "non avete capito che è tratta per intero dal Messale Romano?"

E di grazia, chiediamo, da quale pagina del Messale?

Forse con quella maldestra e sdegnata domanda si voleva intendere che nella lettera si chiede al Cammino di celebrare la Messa come in tutto il resto della Chiesa.

Si chiede al Cammino di usare il Messale Romano e basta, "senza omissioni né aggiunte".

Ma questo è proprio ciò che abbiamo scritto, dopo aver letto per bene la lettera.

Tutti quelli che leggono la lettera del cardinale Arinze con le «decisioni del Santo Padre» sulle liturgie neocatecumenali, pensano subito ad una «bastonatura», mentre solo i vertici del Cammino sembrano aver pensato diversamente e, con un po' di acrobazie verbali, l'hanno presentata ai neocatecumenali come un'approvazione.

Ecco perché parliamo di "mistificazione" dei neocatecumenali.


{7)} Altra mistificazione: "com’è possibile continuare a parlare di questa finta insofferenza di Giovanni Paolo II nei confronti del Cammino?"

La "finta insofferenza" non sembrava affatto "finta" tra fine giugno 2002 e il luglio successivo: il Pontificio Consiglio per i Laici approva gli Statuti {ad experimentum} (e tuttora mancanti del Direttorio Catechetico a cui fanno continuamente riferimento) e papa Giovanni Paolo II non fa parola in nessuno dei suoi discorsi e interventi. Perché?

Un altro caso degno di nota. Nel 1983 Giovanni Paolo II già aveva da ridire sul Cammino: «Celebrate l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli (...) Il ministero della riconciliazione... è affidato a voi, Sacerdoti. Siatene ministri sempre degni, pronti, zelanti, disponibili, pazienti, sereni, attenendovi con fedele diligenza alle norme stabilite in materia dall'Autorità ecclesiastica... in piena adesione al ministero e alla disciplina della Chiesa, con la confessione individuale, come ripetutamente raccomanda il nuovo Codice di Diritto Canonico (...) Non chiudetevi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità parrocchiale o diocesana (...) Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni» (L'Osservatore Romano, 11 febbraio 1983, pag. 1 e 2).

Infine, ci domandiamo come mai la sfilza di complimenti al Cammino da parte di Giovanni Paolo II ha un brusco rallentamento dopo il 1994 (il sito ufficiale del Cammino [http://www.camminoneocatecumenale.it/it/documenti1.asp non ha infatti molto da citare]). Sbagliamo a pensare che abbia cominciato a cambiare idea? Sbaglia chi pensa che il Papa, dopo quel fatidico agosto 1990, possa aver cambiato idea?


{8)} Un passaggio umoristico: il Cammino sarebbe «qualcosa di buono che sta nascendo, e questo fa paura al Demonio».

Sarebbe la prima volta che il demonio provi paura di qualcosa che gli fa comodo.


{9)} La mistificazione delle persecuzioni: il Signore «si è servito di persone molto strane... osteggiate dalla Chiesa».

Anche gli eretici erano "persone strane" e "osteggiati dalla Chiesa". Dunque erano strumenti del Signore?

In che modo il demonio tenta gli eretici? Semplice: suggerendo loro di ritenersi i migliori (superbia), suggerendo loro che sono perseguitati ingiustamente al pari dei grandi santi della Chiesa (arroganza e presunzione), suggerendo loro di essere "strumenti del Signore" (inganno)...

Nell'esercito di santi riconosciuti dalla Chiesa, non risultano esistere propagatori di ambiguità sulle verità di fede e di bizzarri abusi liturgici.

Il demonio è ben capace di infondere zelo in coloro che lavorano per la sua causa: anche gli eretici rischiavano la vita pur di diffondere i loro errori, anche i nemici della Chiesa sono sempre stati (e tuttora sono) pronti a dichiarare che la propria attività e le proprie idee corrispondono alla gloria di Dio.


{10)} L'albero si giudica dai frutti.

È proprio per questo che siamo costretti ad agire, e a far conoscere la verità sul Cammino Neocatecumenale.

Un albero contenente tanti pessimi frutti, non può essere buono. Dopo ciò che abbiamo visto e verificato, non possiamo tacere, poiché non vogliamo essere complici.

La figuraccia planetaria di Kiko col Patriarcato di Mosca

Ottobre 2006: Kiko Argüello annuncia in pompa magna all'agenzia Zenit che il Patriarcato Ortodosso di Mosca avrebbe chiesto di installare il Cammino Neocatecumenale nelle sue chiese.

La notizia, a cui non ho mai creduto perché conosco la sensibilità liturgica degli ortodossi, è stata in pochi giorni clamorosamente smentita da Mosca.

Testo di Korazym (sito web pro-neocatecumenale): Kiko Arguello annuncia un accordo con la Chiesa ortodossa russa per l’utilizzo dei metodi di evangelizzazione del Cammino anche in terra di Russia. Il Patriarcato seccamente smentisce, e anche Kiko fa dietrofront. Cronaca di una notizia inesistente. Da un lato il Patriarcato ortodosso di Mosca, dall’altro il Cammino Neocatecumenale di Kiko Arguello e Carmen Hernandez. Prove di dialogo ecumenico, con un viaggio a Mosca e una sorta di intervista che si rivela un vero boomerang, con precipitosa marcia indietro e inevitabile brutta figura. Planetaria.

A questo punto si impone qualche considerazione.

Scusatemi, ma la figuraccia di Kiko è talmente "planetaria" che perfino Korazym (spesso e volentieri acritico ripetitore della propaganda neocatecumenale) ha osato parlare abbastanza onestamente della figuraccia di Kiko...

...dimenticando però di dire che non è la prima volta che succedono robe del genere (e pertanto non si può dare la colpa ai giornalisti).

Ancora l'ineffabile neocatecumenalissimo Korazym: Poco dopo la metà di ottobre i responsabili del Cammino Neocatecumenale, i già citati Kiko e Carmen, oltre a padre Mario Pezzi, si recano a Mosca per un incontro con i vertici della chiesa ortodossa. Il 19 ottobre 2006 incontrano Kirill, il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per i Rapporti Esterni del Patriarcato (DECR) della capitale russa. Lunedì 23 ottobre, quando i tre hanno ormai lasciato la Russia, l’agenzia cattolica Zenit getta luce su quell’incontro (qui il lancio integrale) rendendo noto che nell’occasione fra Cammino Neocatecumenale e Patriarcato di Mosca è stato raggiunto “un accordo” in base al quale il Cammino “mostrerà ai sacerdoti ortodossi il processo di evangelizzazione” comunemente utilizzato presso le realtà neocatecumenali. A “rivelarlo” sono – secondo il lancio di Zenit – lo stesso Kiko e padre Mario, e proprio ad Arguello è attribuita la precisazione secondo cui l’accordo include in una prima tappa l’insegnamento dei principi di evangelizzazione del Cammino Neocatecumenale e in una seconda l’abilitazione dei sacerdoti ortodossi: “Nel nostro incontro con il metropolita Kirill” – dice Kiko ‘virgolettato’ da Zenit – “gli abbiamo spiegato che il Cammino vuole che la fede della gente cresca affinché avvenga in lei un cambiamento e possa allora amare. Siamo venuti in Russia per mostrare il nostro amore”, mentre “in Europa gli uomini stanno abbandonando Cristo e la società è sempre più intrisa di individualismo”.


Come già detto, Zenit.org è un'agenzia di stampa alquanto seria ed equilibrata per cui c'è da fidarsi di quello che va a "virgolettare".

A proposito della smentita del patriarcato russo di cui avete pubblicato il link (ma per noi non è affatto una sorpresa una cosa del genere): il padre Igor citato ha detto che le "proposte" dei neocatecumenali sono state trattate con "grande cautela", poiché il Cammino è "un'organizzazione molto contraddittoria", e "naturalmente noi non avevamo fatto nessuna richiesta ai neocatecumenali".

Testuali parole, che in realtà inducono più ad una fragorosa risata che all'indignazione per l'ennesima sparata propagandistica di Kiko.

Il Cammino è così ben fondato sulla menzogna sistematica e sulla faciloneria dei fondatori, che episodi del genere sono ormai normale amministrazione.

Tra parentesi vorrei ricordare che a Zenit lavorano diversi giornalisti seri e favorevoli al Cammino: non so se sarà pubblicata la smentita (poiché si tratterebbe di smentire Kiko, "offendendo" perciò tutti i neocatecumenali abbonati a Zenit), ma certamente ricorderanno con fastidio le vicissitudini sulle notizie riguardanti il Cammino (mitica l'intervista di Gennarini pubblicata un attimo dopo la pubblicazione della lettera di Arinze).

lunedì 26 maggio 2008

La minaccia mafiosa di Carmen Hernández

Dal discorso ufficiale di Carmen Hernández alla presentazione degli Statuti del 2002:

«La lotta che abbiamo sostenuto ha fatto bene a lui e a noi, e anche a questo Pontificio Consiglio che avrà un futuro immenso, appoggiando il cammino neocatecumenale» (Carmen Hernández).

(Fonte della citazione: il sito ufficiale del Cammino Neocatecumenale: discorso di Carmen alla presentazione dello Statuto (giugno 2002)).

Non so a voi, ma a me pare una specie di minaccia mafiosa. Cosa può mai significare che il Pontificio Consiglio per i Laici, appoggiando il Cammino Neocatecumenale, «avrà un futuro immenso»? E se il Pontificio Consiglio andasse avanti in maniera equilibrata, senza voler favorire il Cammino, cosa succederebbe? I componenti del Pontificio Consiglio perderanno qualche premio, prebenda e benefit?


Oh, no! Kiko ha dei "seguaci" (ah, ah, ah!) perfino in campo "artistico" (ah, ah, ah, ah!) Notizia riportata dal terrificante Catechumenium, per i soli amanti del grottesco dotati di stomaco d'acciaio, articoletto che contiene anche perle apocalittico-insinuatorie come questa: «E il parroco nota, senza commenti, una coincidenza: Kiko lo ha realizzato proprio il giorno in cui il Papa si recava in pellegrinaggio al santuario del Volto Santo di Manoppello.».

Se fossi stato io il parroco, avrei notato, senza commenti, una coincidenza: Kiko stava terminando di realizzare quell'opera pittorica proprio il giorno in cui la Massoneria apre i suoi lavori ogni anno, il 20 settembre, che è anche giorno dell'attacco a Roma che segnò la distruzione dello Stato Pontificio. Senza commenti, una coincidenza.


Uno di voi neocatecumenali ha detto:

«La Croce! Quante volte sono scappato dalle mie croci e mi sono ritrovato perso, impotente, insaziabile, insoddisfatto, spesse volte schiacciato. Quando ho cominciato ad accettarle, subito mi sono sentito sollevato: fare la volontà di Dio, accettando ciò che a noi sembra Croce, ma é il mezzo per raggiungere Lui, significa ... viaggiare in prima classe!»

(notare l'accento sbagliato sulla parola "è").

Dunque, vediamo:

per "viaggiare in prima classe" bisogna accettare le proprie "croci" (che però non sono tali ma "sembrano" tali), perché queste sono "il mezzo" per raggiungere Dio, altrimenti anziché "sollevati" ci si sente persi, impotenti, insaziabili, insoddisfatti, e qualche volta perfino schiacciati.

Sembra intendere che la via per raggiungere Dio consista nel crogiolarsi nella propria sofferenza: una "religione del dolore"! In primo piano, nella vita del neocatecumenale, c'è il dolore.

Ma nella vita del cristiano, non è così. Il dolore è una condizione, è una circostanza, attraverso la quale il cristiano è chiamato a Cristo.

In primo piano c'è dunque la tensione verso Cristo, non il dolore!

Tutte queste menate sul dolore intristiscono il neocatecumenale, che si definisce cristiano e poi fa un'interminabile menata sulle "croci" (più o meno "gloriose").

Di Nostro Signore vedono solo la Croce, e non vedono nient'altro (come se quella sofferenza fosse da accettare e basta: fatalismo).


Passo ad altro.

Argomento importante!

Le osservazioni canoniche dell'avvocato Adelchi Chinaglia sono costruite sul discorso di Giovanni Paolo II del 24 gennaio 1997.

Vengono raccolte tre indicazioni basilari favorevoli al Cammino.

Ma a leggere il testo di Chinaglia, si deduce che ha fatto una brutta forzatura: non affatto è detto che Giovanni Paolo II intendesse approvare un "itinerario" anziché un'associazione. Le stesse parole che cita Chinaglia, possono benissimo essere riferite ad un'associazione di fedeli denominabile "Cammino Neocatecumenale".

Chinaglia, infatti, per sostenere la sua versione, è costretto anche lui ad estrapolare quel «Riconosco il Cammino» del 1990.

A questo punto (il tempo è tiranno) dovrei andare avanti a smontare il resto degli asserti, ma visto che l'avvocato Chinaglia parte col piede sbagliato, mi sembra improbabile che il resto di ciò che ha scritto sia fondato. Vado allora a leggermi il discorso di Giovanni Paolo II sopra citato, su cui Chinaglia si è basato.

L'avvocato Chinaglia avrebbe dovuto raccogliere un'altra "indicazione basilare" (prima delle tre che ha riportato lui) dallo stesso discorso di Giovanni Paolo II.

Del Cammino, Giovanni Paolo II aveva infatti detto: "La sua storia si iscrive nel contesto di quella fioritura di movimenti e di aggregazioni ecclesiali che costituisce uno dei frutti più belli del rinnovamento spirituale avviato dal Concilio Vaticano Secondo."

Dunque, secondo Giovanni Paolo II, il contesto del Cammino è quello dei movimenti ed aggregazioni ecclesiali. I quali, come lo stesso Papa aveva scritto nella Redemptoris Missio al nr.72, si devono inserire «con umiltà nella vita delle Chiese locali» (solo così possono essere «un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione» ecc. ecc.)


A proposito dell'ipotesi «prelatura personale» al Cammino: Dio ce ne scampi e liberi!

La prelatura personale è una sorta di diocesi senza limiti territoriali. Dunque, il prelato (vescovo) che ne è a capo, ha piena libertà di incardinare sacerdoti, di ordinarne, ecc., ha tutte le libertà che ha un vescovo con la propria diocesi (decide sulla liturgia, sul piano pastorale, ecc.)

L'unica prelatura personale attualmente esistente è quella dell'Opus Dei, ed è meritata poiché l'Opus Dei ha una tradizione di rigorosa obbedienza al Papa, ed è necessario che sia una prelatura a causa delle vicende storiche della nascita e dello sviluppo dell'Opus Dei (osteggiata sul piano civile, presentandola come una "setta", e la campagna di denigrazione continua ancor oggi, per esempio con quel filmetto cretino basato su quel libercolo idiota scritto da quell'autore che è diventato famoso solo per quella robaccia).

Esistono, per quel che io conosco, almeno altri due ambienti che potrebbero meritare il privilegio di essere costituiti in prelatura personale (il che garantirebbe loro un po' di libertà "pastorale" in più), ma a quanto mi risulta non hanno chiesto una cosa del genere (non si va a chiedere al Papa ciò che non è davvero assolutamente indispensabile: anche questo è un tratto della virtù dell'ubbidienza).

Il Cammino invece ha fatto manovrine e manovrette, tempo fa, per ottenere lo status di prelatura personale. Lo ha riportato Sandro Magister. Se per assurdo in Vaticano fossero tutti impazziti e l'avrebbero concessa, avrebbero creato una "chiesa nella Chiesa", avrebbero creato un'intoccabile ambiente che poteva fregiarsi del titolo di "cattolico" e fare i propri porci comodi avendo a disposizione un vescovo (presumibilmente Mario Pezzi, o qualche altro vescovo super-favorevole al neocatecumenalismo) per sfornare preti neocatecumenali e installare comunità del Cammino ovuvnque e senza più alcun ritegno, senza più la necessità di tenersi buono il vescovo diocesano di turno.

Per chi è ostinato nella disubbidienza e nell'errore (liturgico e dottrinale, mica poco!), ogni ulteriore concessione di libertà è un promuovere altre disobbedienze e altri errori (anche al di fuori del Cammino).

Per questo la Santa Sede ci va cauta col Cammino, per questo il neocatecumenale intelligente e sinceramente attaccato al Papa (non so quanti ne esistano, e se esistano) non avrà nulla da festeggiare con l'approvazione dello Statuto, anche qualora fosse approvato in via definitiva.