giovedì 28 agosto 2008

Il Cammino Neocatecumenale è frutto del demonio

Ti sbagli.

Io non odio le persone.

Io odio solo il peccato.

I passi della scrittura che agiti contro di me, sono quegli stessi che ti condannano.

Sei costretto ad inventarti ogni sorta di "interpretazioni" e di menzogne per far finta di non vedere ciò che è evidente anche ad un cieco.

Cioè il fatto che il Cammino non è frutto del Concilio (tanto meno dello Spirito).

Il Cammino è frutto del demonio.

Tu hai paura di ammetterlo, perché nel tuo orgoglio hai il terrore di esserti sbagliato.

Hai paura di ammettere la verità che bussa alle porte del tuo cuore.

Hai paura di ammettere che fino ad oggi hai seguito il miele avvelenato del demonio anziché la dolcezza vera della fede nel Signore.

Tu chiami "fede" quella che è una patetica messinscena che somigila poco alla fede cattolica.

Tu rinneghi la "lettera di Arinze" anche se sai bene che fa parte dello Statuto (articolo 13, comma 3, nota 49). Mah... dimenticavo che lo Statuto voi non lo avete neppure letto.

Lo Statuto non lo ha letto neppure Kiko, poiché il 13 giugno scorso ha esclamato: "Ora è il Papa a dover combattere con Arinze".

Riecco la vostra proverbiale disobbedienza. Per voi la "lettera di Arinze" non era una guida sicura per appartenere alla Chiesa, ma era una "catastrofe" (così l'ha definita Kiko: "una catastrofe! siamo perduti!").

Per voi l'obbedienza alle "decisioni del Santo Padre" era una pura finzione. Il 17-1-2006 Kiko risponde al Santo Padre: "siamo contentissimi" della lettera di Arinze. E il 13-6-2008 lo stesso Kiko in conferenza stampa dice che quella stessa lettera era una "catastrofe! siamo perduti!"

Dunque, non c'è alternativa. O Kiko ha mentito al Papa, oppure ha mentito a voi neocatecumenali. O meglio: ha mentito sia al Papa che a voi neocatecumenali!

Naturalmente, per te le "decisioni del Santo Padre" non contano niente.

Per te conta quello che dice Kiko.

E se Kiko dice menzogne, allora anche tu ti senti costretto a dire menzogne: e perciò ti fai condurre da Kiko sulla via dell'inferno.

Se Kiko se ne infischia della "lettera di Arinze" (anche adesso che è contenuta nello Statuto), allora anche tu te ne infischi.

Per te è più importante Kiko che il Papa.

E la cosa incredibile è che tu continui a seguire più Kiko che il Papa, nonostante il fatto evidente che Kiko ti dice menzogne!

Ti fai scudo di uno Statuto, ma lo Statuto non fa diventare verità la menzogna.

Gridi, urli e strepiti contro chi te lo fa notare... proprio come un bambino capriccioso grida, urla e strepita contro i suoi amici che gli dicono che non bisogna disobbedire ai genitori!

Continui ad insultarmi e a maledirmi con tutti questi tuoi messaggi di posta elettronica... ma questo non cambierà la situazione!

Perciò non posso fare altro che metterti in guardia!

Per un minuto, anche solo per un minuto, metti in primo piano tutta la tua umiltà, e chiediti come mai Kiko ha bisogno di mentire ai neocatecumenali e mentire allo stesso Papa!

Chiediti come mai vi dichiarate sempre obbedienti al Papa... e poi invece "interpretate" a modo vostro tutto quello che vi conviene!

Chiediti come mai il Cammino dichiara di obbedire ai vescovi, e poi fa la guerra ai vescovi (come in Giappone, come anche qui!)

Chiediti come mai voi abbiate tanto bisogno di straziare la liturgia... quando il Concilio Vaticano II ha indicato una via completamente diversa dalla vostra!

Chieditelo, chieditelo onestamente.

mercoledì 27 agosto 2008

Risposta ad un neocatecumenale infuriato

Sei tu che dici sciocchezze, cattiverie, insinuazioni, bugie, calunnie, menzogne.

Sei tu il fanatico, non io.

Io ho a cuore solo la verità. Ho a cuore solo la Chiesa.

Tu invece no. Sei fanatico del Cammino. Elogi qualsiasi cosa riguardi il Cammino.

Addirittura nella scorsa email hai detto che lo Spirito Santo e il Cammino sarebbero la stessa cosa. VERGOGNA!

Parli continuamente dello Statuto, ma non lo hai letto. Io invece l'ho letto.

Avete ingannato il Papa, i vescovi, vi fate ingannare voi stessi da Kiko e Carmen.

E dopo tutto questo, vuoi convincere me.

Credi davvero che convincendo me, automaticamente metti a posto la coscienza?

martedì 26 agosto 2008

"Roma locuta": la lettera di Arinze fa parte dello Statuto

Quelli del sito web Catechumenium, alla notizia dello Statuto, esultarono: Roma locuta, causa finita.

Non è esattamente la stessa cosa che dissero quando venne alla luce la "lettera di Arinze" (contenente le decisioni del Santo Padre) contro le liturgie neocatecumenali.

Ora però quella lettera è parte dello Statuto (art.13, comma 3, nota 49).

Dunque dovremmo essere noi a dire ai neocatecumenali:

Roma locuta... (lettera di Arinze) ...causa finita! (i neocatecumenali DEVONO adeguarsi alla liturgia di tutta la Chiesa e smetterla di celebrare quella chiassata da osteria!)

lunedì 25 agosto 2008

Al neocatecumenale che tenta di cambiare discorso

Ci sono molte differenze tra RnS e CNC, ne elenco solo qualcuna:

Rinnovamento non tenta di fagocitare le parrocchie - il Cammino invece sì

Rinnovamento non inganna o corrompe i vescovi - il Cammino invece sì

Rinnovamento non disobbedisce al Papa e ai vescovi - il Cammino invece sì

Se il parroco dice che non vuole più RnS nella sua parrocchia, allora quelli di Rinnovamento se ne vanno - il Cammino invece resta, e fa guerra al parroco.

Rinnovamento non strazia la liturgia come invece fanno i neocatecumenali... Rinnovamento applica solo i suoi canti (che però vengono cantati anche al di fuori di Rinnovamento, poiché non sono brutti come i canti di Kiko).

Vogliamo continuare?

domenica 24 agosto 2008

A proposito della foto che ritrarrebbe Ratzinger celebrare dai neocacatecumenali

Ah, ah, ah! Mi mandi la solita foto di Ratzinger che "celebrerebbe" da voialtri neocatecumenali?

Ma sì, continuate così, fatevi del male... continuate a far capire a tutti quanti che:


1)  è sempre la stessa foto! Dunque significa che il cardinale Ratzinger non è mai più venuto a celebrare da voi! Chissà perché!! Forse Ratzinger vi ha sgridato perché avete messo sull'altare la Chanukkiah e troppi fiori! Per questo non sarà più tornato!
Per questo, appena diventato Papa, vi mandò la "lettera di Arinze" che ora fa parte dello Statuto!


2)  la foto è stata ritagliata accuratamente, in modo da non far vedere bene la disposizione dei sacerdoti e dell'assemblea!


3)  non c'è nessuna immagine del momento della comunione... aver usato un'ostia grande non significa "comunione self-service" modello neocatecumenale!


VERGOGNA!

Voi mentite perfino con le foto! VERGOGNA!

sabato 23 agosto 2008

Il vero contenuto dell'intervista a Kiko...

Kiko, come avete accolto il provvedimento di approvazione degli Statuti del Cammino?

Lo abbiamo accolto con un "finalmente!"

Naturalmente, per noi è solo uno strumento di propaganda.

"Accogliere" lo Statuto non significherà obbedirlo, ma solo interpretarlo.



Quali sono i vostri rapporti con la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, oggi e
in futuro?

Oggi le cose vanno abbastanza bene: infatti tale Congregazione è praticamente in mano nostra (per esempio, per proteggere i miei interessi, hanno ostacolato in ogni modo i vescovi giapponesi... basta andare sul sito web ufficiale della conferenza episcopale giapponese e leggere cosa è successo).

Sui giornali inglesi scrivono addirittura che il cardinale Ivan Dias è dei nostri: vuol dire che ce lo siamo "lavorato" benissimo.

Per il futuro continueremo ad utilizzare intensamente i nostri soliti metodi ben collaudati da quarant'anni (pressioni, bustarelle, false informazioni...) altrimenti smetteranno di sostenerci.


Può raccontarci una esperienza di Evangelizzazione in America Latina?

Sì.

Come in ogni posto del mondo, arrivano lì dei miei scagnozzi e si insediano in qualche parrocchia dove hanno notato un parroco abbastanza ignorante, oppure facile da corrompere.

Viene subito formata una nuova comunità neocatecumenale, adescando i parrocchiani più in vista.

In Giappone purtroppo le parrocchie non sono molto affollate, per cui lì se ne sono accorti subito che la nostra "evangelizzazione" consisteva nel sottrarre i parrocchiani alla parrocchia, piuttosto che andare ad evangelizzare i non credenti.

Ma noi non vogliamo perdere tempo con i non credenti e con i lontani. Noi vogliamo solo conquistare le parrocchie e "neocatecumenalizzarle". Per questo ne inglobiamo i fedeli con le catechesi "per adulti", senza precisare che sono roba nostra.

In breve tempo, le attività neocatecumenali inglobano e fagocitano la parrocchia. A quel punto ci espandiamo sempre di più.

Quando abbiamo nelle nostre mani abbastanza "potere", allora finalmente ci presentiamo dal vescovo ma... solo per esigere che ci dia ancora più spazio, sempre più spazio.


E per l'impegno missionario in Asia?

E' la stessa cosa.

Posso dirvi che alcune famiglie europee sono andate lì in Giappone senza sapere la lingua. Dopotutto, per noi, "evangelizzare" significa solo far espandere il Cammino, non vogliamo perdere tempo a imparare le lingue. L'importante è che sappiano lo spagnolo o l'italiano, quel tanto che basta per cantare i canti che compongo io.

I vescovi giapponesi si sono lamentati che il Cammino va avanti da solo, indipendentemente dalla chiesa locale. Ah, ah, ah! Solo adesso se ne sono accorti?

Ma noi abbiamo messo radici nella Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Perciò quei vescovacci imbecilli avranno vita durissima. Sapremo vendicarci, e glielo abbiamo già fatto capire. Infatti ora tutti i presbiteri neocatecumenali del Giappone non sono più in rapporto diretto coi loro vescovi, ma hanno come intermediario un vicario neocatecumenale. Capisci? E' come se obbedissero ad un nostro "vescovo" anziché ai loro legittimi vescovi!


 Ci racconta di un'esperienza in Africa?

In Africa abbiamo tre seminari (in Camerun, Zambia e Congo).

Nell'evangelizzazione abbiamo avuto molte difficoltà perché i religiosi missionari presenti sul luogo hanno capito bene che volevamo espanderci a spese delle parrocchie, catturandone sia i parrocchiani che le risorse economiche.

In Kenya e Tanzania abbiamo sofferto molto perché le comunità cristiane studiavano il catechismo e quindi si sono accorte che noi insegnavamo una cosa diversa, e allora ci hanno rifiutato. Non è stato per cattiveria, ma perché avevano capito il nostro metodo e perciò diffidavano di noi.

I nostri catechisti seguono un modello da agente segreto: andare a due a due, senza nulla di proprio, vivendo come parassiti. Mai esporsi troppo... finché non si guadagna un certo potere di contrattazione con parroci e vescovi.

Infatti, se andassimo alla luce del sole, se ci dichiarassimo subito neocatecumenali, molto probabilmente ci caccerebbero via anche se abbiamo lo Statuto.


Nel Cammino Neocatecumenale utilizzate la musica come strumento di missione?

Sì.

Ovviamente si tratta solo della musica che compongo io. E' la "nueva estetica", per cui tutte le estetiche precedenti (inclusi Mozart, Michelangelo e tutti gli altri) devono essere assolutamente dimenticati. Credi forse che nelle celebrazioni neocatecumenali sia lecito suonare un Palestrina o almeno un Frisina? Macché! La messa neocatecumenale l'abbiamo inventata io e Carmen, e dato che la Carmen non sa comporre musica, allora si deve cantare solo quella che ho composto io!

Infatti si tratta della mia teologia neocatecumenale messa in forma di canto. Dovunque vanno, i miei adepti "cantano" i miei insegnamenti. Ecco perché le mie composizioni sono strumento di missione neocatecumenale. Per esempio, il canto "Risuscitò" è particolarmente cupo, perché io così intendo la risurrezione.

Tutto questo discorso ovviamente vale anche dal punto di vista pittorico, con gli sgorbi blasfemi che io dipingo e che tutti i neocatecumenali debbono utilizzare per pregare.


Alcuni, guardando la vostra esperienza di fede, parlano di "nuovo francescanesimo": vi riconoscete in questa definizione?

No.

Se fossimo un nuovo francescanesimo, saremmo anzitutto obbedienti al Papa.

Se fossimo un nuovo francescanesimo, non avremmo tutto questo incontrollabile giro di soldi.

Se fossimo un nuovo francescanesimo, non avremmo mai combinato pasticci con la liturgia e la dottrina.

Ma invece è il Papa che deve obbedire a noi, perché noi siamo Frutto del Concilio!

Avremmo potuto formare un'associazione riconosciuta dalla Chiesa o una congregazione, ma abbiamo voluto evitare di fare cose che ci avrebbero costretto ad obbedire al Papa ed ai vescovi.


Ricevete spesso delle critiche, come quella di essere un cammino elitario, selettivo…

Quelle critiche vengono contrattaccate dalla nostra propaganda, affibbiando etichette dispregiative a chiunque ci critica.

Purtroppo accade sempre più spesso che qualcuno dimostri i nostri errori... in quel caso noi reagiamo parlando di "calunnie", in modo che chi non conosce bene la situazione pensi che noi siamo la vittima anziché l'aggressore.


Quali sono le sue speranze per il prossimo futuro?

Conquistare la Chiesa fino al vertice. Ci vorrebbe un Papa neocatecumenale, ed ovviamente io sono il più adatto ad essere Papa.

Comunque va bene anche qualcun altro, purché poi obbedisca a me, perché io sono Frutto del Concilio e quindi il Papa mi deve obbedire.

***

venerdì 22 agosto 2008

Ecco come il Cammino "rispetterebbe" gli altri carismi

Una laica ha inviato la seguente testimonianza al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale. Purtroppo non è né la prima, né l'ultima testimonianza di questo genere...


Mi sono trasferita da Roma a Tivoli praticante nella parrocchia di Santa Sinforosa, ho conosciuto la realtà di 8 comunità neocatecumenali, il parroco catechizzato da loro, emargina tutte gli altri gruppi di preghiera es. sono responsabile dell'apostolato della preghiera, ma non ci permette né di far conoscere la devozione del Cuore di Gesù, né spiegare i 9 venerdì, né la confessione, né l'adorazione eucaristica ecc.ecc. Ho fatto catechismo per due anni, perchè aveva la speranza di convertirmi al loro cammino, non avveratosi ciò mi ha tolto il corso catechistico perchè non spetta a me ma ai catechisti della comunità: premetto che a marzo p.v. prendo se Dio vuole il dottorato in scienze della religione. Viviamo l'eresia e lo scisma più totale di questi tempi dovuto alla setta neo catecumenale.

Dove finirà la nostra chiesa visto che pubblicamente chiamano kicho papa............

giovedì 21 agosto 2008

Il matrimonio secondo Kiko: "o vieni in celebrazione o ti caccio di casa", "tu meriti di perire", "presto o tardi il Signore

Una laica ha inviato la seguente testimonianza al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale: da restare allibiti! "O vieni in celebrazione o ti caccio di casa", "tu meriti di perire", "presto o tardi il Signore ti brucia"... sono cose che il marito non avrebbe mai detto alla moglie, se tale marito non fosse diventato neocatecumenale. Ecco perché siamo scettici sui pomposi slogan neocatecumenali che dicono che il Cammino avrebbe "salvato" il matrimonio di qualcuno.


Molte sono le testimonianze di gente che, "grazie al Cammino", ha ricostruito la sua storia, il suo matrimonio, ecc.. Io posso dire invece che il Cammino mi sta distruggendo il matrimonio e la vita familiare e personale in genere. Mio marito ha sposato fino in fondo questo modo estremo ed "integralista" di intendere il cristianesimo. Ha incarnato in sé il giudizio verso di me e verso tutti coloro che non fanno parte del Cammino o che non ne condividono il metodo (sacerdoti e vescovi compresi!!!)!

Io, frequento a singhiozzo il cammino stesso (ospitato da un'altra parrocchia della mia stessa cittadina), ma sono, contemporaneamente, al servizio della mia parrocchia di appartenenza dove, per anni, mi sono formata in seno all'Azione Cattolica.

Oggi,mentre da un lato onoro i miei impegni parrocchiali anche col Ministero del canto che mi porta ad una gioiosa intimità con Cristo, dall'altro sono spesso coartata da mio marito nella volontà di andare alle celebrazioni neocatecumenali e, per amor di pace in famiglia, cedo alle sue insistenze (anche perchè abbiamo due bimbi che molto spesso assistono a scenate tristissime tra me e lui, sol perchè non condivido tante impostazioni estreme del cammino e, di conseguenza, nascono conflitti che sfociano in minacce ed offese che sono costretta a subire: "o vieni in celebrazione o ti caccio di casa", "tu meriti di perire", "presto o tardi il Signore ti brucia", e tanto altro ancora.

Insomma, non accetto l'idea, spudoratamente esternata da mio marito e dai catechisti,che il Cammino sia l'unica "ancora di salvezza" e che, al di fuori di esso tutto sia inutile e banale. Quanti Santi sono stati riconosciuti tali anche senza avere conosciuto il Cammino Neocatecumenale? e poi, se tanto mi dà tanto, altro che trasmissione di fede ai figli! Qui si rischia di perdere anche la propria! E' la testimonianza con la vita che rivela l'essere Cristiano ed il rispetto verso l'altro, con le sue diversità, è la più efficace testimonianza. Altrimenti, si scade nell'eterno giudizio e nello sterile moralismo!

La S. Messa sarebbe più giusto che si celebri con la Chiesa tutta, ogni domenica, non tra le fredde mura di una stanza allestita per la Celebrazione del sabato sera e severamente riservata ai soli componenti della comunità neocatecumenale. Molto spesso la nostra "divisione" si spiega anche nel fatto che lui non può fare a meno della celebrazione del sabato sera, mortificando senza scrupoli quella domenicale, io, invece, mi ritrovo ad andare alla S.Messa domenicale (da sola!!! o con le bambine), anche per il servizio che svolgo in parrocchia, se non anche a quella della sera precedente. Per non parlare della Pasqua, vissuta con profonda angoscia per via della mancanza di comunione tra di noi ed anche rispetto ai familiari tutti. E poi, gli unici "veri familiari" devono essere considerati solo i fratelli di comunità, non c'è nè padre, nè madre, nè fratelli...!

La carità e la solidarietà, nella accezione più ampia, si impongono solo limitatamente ai primi e non ad altri. Non si possono accettare tali drastici condizionamenti! E questa è solo minima parte di quanto si potrebbe denunciare!!!

Prima o poi si dovrà svelare il vero volto di una tale realtà presente nella nostra Chiesa. Mi auguro che il Signore dia Luce alle nostre menti per riconoscere e concretizzare il vero messaggio cristiano, che è messaggio universale, e che Cristo è il fine ultimo di ogni cosa, tutto il resto è solo (o dovrebbe essere solo) uno strumento per conseguire tale fine.

mercoledì 20 agosto 2008

Vogliono un Papa neocatecumenale!

Un laico ha inviato la seguente testimonianza al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale. I neocatecumenali tenterebbero macchinazioni per ottenere un "Papa neocatecumenale"! Sono alquanto scettico sulla reale incidenza di simili macchinazioni, ma sono certo che questa idea davvero circoli nelle teste di certi vertici neocatecumenali (e di molti dei loro scagnozzi), non nuovi a tronfie parole ed eccessi da slogan da stadio. Quanto alla "firma del Santo Padre", Benedetto XVI non ha firmato nessuno Statuto. Nello Statuto c'è la firma di Rylko. Il Papa non ha mai menzionato lo Statuto, dal 13 giugno ad oggi non ha mai fatto parola. Un silenzio assordante, che stride con i menzogneri slogan neocatecumenali che dicono "il Papa ci approva".


Io non sarei così superficiale nel valutare il peso del Cammino e l'influenza che potrebbe avere nella Chiesa. Dopotutto, nessuno è perfetto e anche gli altri movimenti ecclesiali e gli stessi ordini religiosi hanno le loro pecche ed hanno commesso errori: errori di superbia, di orgoglio, di elitarismo, ecc.

Ma tutti insieme gli errori compiuti dagli altri movimenti non assommano all'un per cento di quelli ben più gravi ed esiziali commessi dal e nel cammino.

La stessa ragion d'essere di questo blog la dice lunga sulla specificità, diversità e alterità di un'organizzazione che davvero contiene al proprio interno i germi di una distruzione radicale del modo di intendere la fede cattolica. Questo lo avevano ben capito padre Zoffoli, don Conti e pochi altri incompresi e disattesi.

Con un'aggravante tanto incredibile quanto inaudita: che al progetto portato avanti dai fondatori del Cammino hanno aderito non solo semplici sacerdoti e parroci ma addirittura vescovi e cardinali.

Il livello dell'infiltrazione e del coinvolgimento è tale e di tale portata da rappresentare un reale pericolo per il futuro della Chiesa stessa, se è vero che nel programma dei capi del Cammino vi è portare al soglio pontificio un Papa neocatecumenale.

Dunque, dissento dalle intepretazioni che tendono a sminuire la portata di un'approvazione formale del Cammino. È vero che i neocatecumenali, essendo preparati ad obbedire esclusivamente ai loro capi, continueranno a disobbedire alla Chiesa a seconda delle direttive ricevute all'interno del loro movimento e indipendentemente dall'approvazione o meno dello statuto, ma è pur vero che tale approvazione assumerebbe un valore simbolico di gran lunga superiore alla pochezza dottrinale e teologica dei suoi propugnatori.

Personalmente, con tutta la deferenza ed il rispetto che nutro per il Santo Padre, ritengo che dovrebbe riflettere mille volte prima di apporre la propria firma su un atto profondamente dirompente e destabilizzante per la Chiesa.

E questo lo affermo senza alcun rancore per Kiko e compagni, che hanno tutto il diritto di professare le loro convinzioni religiose ma nessun diritto di imporle a tutta la Chiesa e all'intera comunità cattolica, tentando di piegare perfino il Papa a tale ambiguo e nefasto disegno.

martedì 19 agosto 2008

Pressioni, minacce e ricatti: ecco le comunità neocatecumenali!

Un giovane laico ha inviato la seguente testimonianza al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale. Mi addolora sapere che la sua amica subisca minacce e ricatti dagli adepti della setta neocatecumenale: eppure queste cose succedono ancor oggi, nel 2008: da un lato sbandierano l'approvazione degli Statuti, dall'altro ricattano e minacciano chi preferisce vivere la fede senza appartenere al Cammino. Ancora una volta si chiarisce quali siano i "carismi" del Cammino: minacce, pressioni, ricatti, disobbedienze, abusi, eresie. Lo Statuto, che doveva servire per riportare il Cammino nell'alveo della Chiesa cattolica, non è servito a nient'altro che ad aumentare la propaganda neocatecumenale.


Io festeggio il ritorno alla vita di un'amica. Nove anni fa lei aderì incoscientemente alla nascente comunità NC della nostra parrocchia, e nonostante l'avessi messa in guardia perchè già si era a conoscenza di critiche da parte di alcuni sacerdoti.

Oggi, dopo nove anni, lei mi ha dato ragione, ha ammesso di aver sbagliato allora e di aver buttato quasi dieci anni della sua vita appresso alle follie neocatecumenali.

Oggi si sente di nuovo libera, ma non vuole pubblicizzare questa sua "liberazione" perchè è sotto pressione da parte della comunità cui apparteneva e sta già subendo minacce e ricatti.

Altro che pompe magne alla Domus: queste sono le cose che quei vescovi dovrebbero sapere, prima di abbracciare incoscientemente una causa profondamente sbagliata e deleteria per la Chiesa.

Cosa aspettano gli altri vescovi a svegliarsi?

Che Kiko si presenti a S.Pietro e ne picchi con il suo bastone le porte, come capo riconosciuto della nuova religione cattolica?

Cosa farebbero allora tutti i ministri della Chiesa non neocatecumenali?

Piegherebbero la testa o farebbero quadrato attorno al Papa, tirando fuori quel coraggio che oggi li fa somigliare a tanti don Abbondio e alle tre scimiette mute, sorde e cieche?

lunedì 18 agosto 2008

La disobbedienza del Cammino è una qualità intrinseca al Cammino stesso!

Un sacerdote ha inviato la seguente testimonianza al sito Verità sul cammino neocatecumenale. Ancora una volta è evidente che il nostro giudizio sul Cammino è condiviso da molte più persone di quante non possiamo immaginare. Ancora una volta dobbiamo ricordare che lo Statuto concesso al Cammino dal cardinale Rylko del Pontificio Consiglio per i Laici, non basterà a riportare i neocatecumenali sulla retta via. Preghiamo dunque per la santa Chiesa, perché il Signore la liberi dal tumore neocatecumenale che la affligge.


Posso affermare, senza ombra di dubbio, per la conoscenza, lo studio e l'approfondimento, nonché per l'esperienza personale mia e di moltissime persone, sacerdoti e vescovi con cui mi sono confrontato, che il cammino non tiene assolutamente in considerazione alcun documento disciplinare né della santa sede, né le esortazioni apostoliche del sommo pontefice né tanto meno le disposizioni dei vescovi e delle conferenze episcopali.

A ogni decisione si applica una interpretazione completamente distorta della disposizione o una non-interpretazione, per cui gli "ordini" rimangono sulla carta lettera morta!

Questo perché il cammino si ritiene superiore ad ogni istituzione e libero da ogni norma, se non le norme dettate dallo stesso kiko per il movimento.

La disobbedienza del cammino è una qualità intrinseca al cammino stesso. non è che il cammino abbia disubbidito solo recentemente circa la lettera di Arinze e altre cose simili, ma da sempre, dal momento in cui la mente diabolica l'ha partorito, si è messo in contrapposizione alla vera e unica chiesa cattolica, assumendo una maschera tale da confondere la stessa chiesa nel vedere e giudicare il MALE che è e che compie il cammino.

Il cammino neocatecumenale è come un virus che entra in un corpo, e senza che questo se ne accorga, si dispone su tutto l'organismo. quando tutti i gangli sono controllati, ecco che si trasforma e si manifesta per quello che è veramente, un tumore che rovina e porta alla morte il corpo che ha contaminato.

L'azione di Dio, attraverso uomini santi e pieni di Spirito Santo, ha fatto in modo che tale malattia nella chiesa venisse svelata. Ora, il medico divino, nella persona del suo vicario in terra, ha il compito di guarire la chiesa da questo corpo estraneo e malefico. ha tentato con delle medicine (lettere, Arinze, richiami,...) ma non c'è stato verso.

Fra poco arriverà una terapia forte che saprà espellere dal corpo di Cristo, che è la chiesa, che siamo tutti noi, questa possessione malefica.

Il nostro compito è quello di vigilare, di manifestare il polso della situazione e di creare quella situazione favorevole per cui il divino medico possa agire bene per il bene della chiesa: pregare!

domenica 17 agosto 2008

Inos Biffi parla contro i neocatecumenali

Inos Biffi: "Troppo spesso i non cristiani, che osservano la frammentazione delle comunità cristiane, restano a ragione confusi circa lo stesso messaggio del Vangelo. Credenze e comportamenti cristiani fondamentali vengono a volte modificati in seno alle comunità da cosiddette "azioni profetiche" fondate su un’ermeneutica non sempre in consonanza con il dato della Scrittura e della Tradizione. Di conseguenza le comunità rinunciano ad agire come un corpo unito, e preferiscono invece operare secondo il principio delle "opzioni locali"... (...) (...certi cristiani verrebbero portati) ...a concludere che nella presentazione della fede cristiana non è necessario sottolineare la verità oggettiva, perché non si deve che seguire la propria coscienza e scegliere quella comunità che meglio incontra i propri gusti personali. Il risultato è riscontrabile nella continua proliferazione di comunità che sovente evitano strutture istituzionali e minimizzano l’importanza per la vita cristiana del contenuto dottrinale."

da: Inos Biffi, dalla prefazione al volume “Verità cristiane nella nebbia della fede” (Jaca Book, Milano, 2004)


Vedo che anche il teologo Inos Biffi ha parlato contro i neocatecumenali.

Sebbene le storture in campo liturgico e dottrinale siano diffuse un po' dappertutto, mi chiedo se esista qualche altra realtà dove siano così sistematiche... ad eccezione di pochi ambienti in cui spiccano i Neocatecumenali e, in tono diverso, la comunità di Bose.

Non molti anni fa un articolo di Magister fu sufficiente a scatenare un putiferio: aveva riportato che nella messa della comunità di sant'Egidio era il laico Andrea Riccardi a tenere l'omelia. L'abuso fu corretto: gli interventi di Riccardi furono spostati a dopo la messa, in un'altra sala.

Per qualche misterioso motivo, i neocatecumenali sono invece riusciti a farla franca. Sulla carta c'è scritto che devono obbedire ai libri liturgici, ma in pratica non è cambiato niente: i primi ad infischiarsene delle indicazioni dello Statuto sono infatti i neocatecumenali stessi.

Sarò via per qualche giorno, ma ci ritroveremo presto a parlarne ancora.

sabato 16 agosto 2008

Cosa aspettarsi?



Sguardo spiritato.

Cravatta allentata.

Baffetto da film horror.

Capigliatura da internato in manicomio.

Disegnini da scienziato pazzo (più pazzo che scienziato).

Crocifisso lugubre.

Statuto incompleto, disubbidito e spacciato per "approvazione del carisma".

Spiritualità fatalista.

Organizzazione da setta.

Disobbedienza alla Chiesa.

Strazio liturgico.

Eresie e svarioni dottrinali.

venerdì 15 agosto 2008

Quando l'autorità viene meno...

Quando leggo notizie come quella del caso delle Marche, mi viene sempre da riflettere sull'affievolirsi del concetto di autorità.

Cioè: pare che per la maggioranza degli uomini di Chiesa (dai laici ai cardinali), l'obbedienza scatti solo come unica alternativa a conseguenze davvero spiacevoli. Cioè si obbedisce solo quando è la cosa più facile e più conveniente.

Ancora pochi secondi prima della notizia dell'elezione di Benedetto XVI, mi ripromettevo di amare ed obbedire al Papa anche se fosse stato eletto qualcuno assai poco raccomandabile.

Ma in quello stesso momento, quanti avranno avuto quello stesso spirito? E fino a quando avrò quella immeritata grazia?

Senza neppure la necessità di scendere nei dettagli, questi due esempi sono significativi: si proibisce di mostrare i problemi dei neocatecumenali, e nello stesso tempo si ostacola la "messa in latino".

Come se un medico si rifiutasse di curare i malati e si ostinasse a visitare e vessare i sani.

Per questo penso all'affievolirsi del senso di autorità.

I malati arroganti si dichiarano sani, e peggiorano nella loro malattia, ed infestano e danneggiano altri.

Ed il medico, sapendo che le sue medicine verrebbero rifiutate, è giocoforza prudente fino all'eccesso. Il caso delle Marche è solo uno dei tanti esempi.

Non c'è neppure bisogno di ipotizzare bustarelle o pressioni.

Chi deve attraversare un campo minato, dove ogni più piccola mossa può significare un enorme patatrac, diventa cauto fino all'esasperazione. Fino a diventare un burattino.

Come a bordo dell'autobus, il controllore fa paura solo agli onesti. Il criminale viaggia gratis: il controllore non lo vesserà, "tengo famiglia".

In fondo in fondo questo è il motivo per cui qui sul blog usiamo pseudonimi. Sarebbe poco allegro vedere tutti i propri dati, associati a miserabili calunnie, pubblicati nelle mailing-list neocatecumenali (è già successo, assieme a meschinità ben peggiori, non è una paura irrazionale: ed è assai difficile, oltremodo stressante e poco fruttuoso denunciare).

Ai neocatecumenali piace dare un nome e cognome ai "giuda" e "faraoni". Piace vessarli e denigrarli in ogni modo. Piace mormorare, piace calunniarli, piace odiarli. Poiché il Cammino questo insegna: ama i tuoi nemici, a meno che non sia gente che dice la verità su Kiko, su Carmen e sul Cammino.

I neocatecumenali, figli della menzogna, sanno che di fronte alle critiche non bisogna interrogarsi, ma bisogna banalizzare e negare, senza riflettere, senza pensare. Sanno che bisogna parlare per slogan, anche se falsi, perché uno slogan ripetuto un miliardo di volte alla fine estenuerà gli interlocutori e sembrerà verità. E perciò diventa difficile già adesso dire la verità, poiché i loro discorsi, tutti uguali, tutti noiosi, hanno sempre lo stesso ritornello: tutti ci elogiano, solo voi quattro gatti ci criticate; il Papa ci loda, solo Zoffoli ci criticava; siamo approvati, e quindi nessuno ha diritto di elevare obiezioni...

Sanno che possono andare avanti così, proprio a causa dell'affievolirsi del senso di autorità nella Chiesa, grazie al quale è necessario blandire chi disobbedisce, ed è perciò anche necessario torchiare chi obbedisce.

Più disobbediscono, e più mettono la legittima autorità in condizione di doverli blandire, in condizione di dover accettare il "fatto compiuto", in condizione di dover azzerare tutte le pendenze in nome di un'apparenza di miglioramento.

Ancora non molto tempo fa, un Papa poteva dire "la Tradizione sono io", e concludere con queste sole parole questioni di livello mondiale. Come un padre che ha dei figli disubbidienti ma che sanno chi è l'autorità.

Oggi, perfino un Papa come Benedetto XVI deve "stare al gioco", e circondare di venti frasi di elogio una frase che non lo è del tutto... figurarsi il prendere provvedimenti definitivi, da autorità riconosciuta: cioè "da Papa".

E allora si spiega bene la travagliatissima storia del Motu Proprio sulla messa tradizionale, che poteva uscire il giorno dopo la sua elezione al soglio pontificio, e ci sono invece voluti più di due anni.

E si spiega bene anche la questione neocatecumenale, con la "lettera di Arinze" fatta mandare da Arinze perché il Papa sapeva già dove sarebbe andata a finire... lettera inviata quasi di sorpresa (ci sono voluti vari mesi di pontificato), per evitare ostacoli.

Di quale tipo siano gli ostacoli, lo abbiamo visto in tempi recenti: il 25 aprile il Papa diceva (testuale) che non avrebbe esteso l'approvazione degli Statuti... e il 20 maggio Rylko telefona a Kiko per dirgli che gli Statuti sono finalmente pronti.

Siccome è terribilmente più probabile un Rylko compromesso (volontariamente o meno, coscientemente o meno) piuttosto che un Benedetto XVI volubile e meschino (al punto da rimangiarsi la parola), non possiamo fare a meno di pensare che "i lupi" che il Papa teme (discorso di inizio pontificato) circolano anche ai piani più alti, e fanno veramente "paura".

Gli indizi proseguirebbero a lungo; qui voglio solo citare il discorso contro i preti pedofili che il Papa ha dovuto annunciare ancor prima di partire per l'Australia per la GMG. Praticamente i suoi nemici gli hanno "scritto" il discorso ancor prima di partire. E Benedetto XVI, che conosce le armi del nemico (a cominciare dai media), non poteva evitare di stare al gioco.

Di fronte a tutto questo, alcune anime troppo pie e troppo poco intelligenti si lasciano andare, si scandalizzano, e traggono conclusioni a dir poco affrettate. Il caso più notevole sugli Statuti del Cammino è, secondo me, la chiusura improvvisa di un "forum" su internet tenuto su da un sedicente cattolico che ha pensato: siccome il Papa approva i neocatecumenali, allora non ci sono più speranze.

Guardate che ingenuità: ha già stabilito che il Papa "approverebbe" i neocatecumenali. Veramente ingenuo. Conoscendo Benedetto XVI, se anche lo sentissi dire con queste mie orecchie "il Cammino è profondamente cattolico: diventate tutti neocatecumenali!" non perderei la fede e la speranza, perché ciò che il Papa ha in cuore è fin troppo chiaro da decenni ad oggi (e non perde occasione per farlo ripetere da qualche Ranjith o Arinze, tra i pochi di cui si può ancora fidare), e pertanto quell'eventuale pronunciare una frase del genere mi indicherebbe solo che il Papa vi è costretto per evitare un male peggiore.

È l'ingenuità che fa dimenticare a certuni che "le porte degli inferi non prevarranno", così come è l'ingenuità a far dimenticare che chi combatte per affermare la verità, agli occhi del Signore ha già vinto, anche se il mondo continua ad andare sottosopra.

Il mio successo nell'evidenziare le storture del Cammino non è nel numero di neocatecumenali che rinnega quegli errori. Al contrario, il mio successo è l'amare la verità e continuare a mostrarla. E so che nella giusta direzione ho fatto qualche passo avanti, poiché il denunciare le storture del Cammino mi ha costretto ad approfondire temi di fede e di liturgia che altrimenti avrei potuto trascurare. Chi lotta per affermare la verità, finisce per amarla di più. Chi lotta per affermare la dottrina della Chiesa, finisce per amarla di più. Chi lotta per proteggere e promuovere la liturgia della Chiesa, finisce per amarla di più. Chi lotta perché si obbedisca di più al Papa, finisce per obbedirgli di più. Anche se circolano tanti "lupi".

Beninteso, io non penso che quei "lupi" abbiano tutti un nome e un cognome.

Ci sono dei lupi che non sono materiali. Quelli hanno un nome invocato ogni giorno: "solo per stavolta", "parrà brutto se", "non è poi così grave", "ma dopotutto che c'è di male"... questi lupi virtuali governano le teste di tanta gente, oggi. E sono fortissimi anche nei sacri palazzi.

giovedì 14 agosto 2008

Nonostante lo Statuto commettono sempre gli stessi errori

Spett.le redazione Internetica,

è da tempo, ormai, che frequento la Vs. rubrica dedicata agli scempi del Cammino Neocatecumenale. Anch'io ne ho fatto parte, nella parrocchia di... In occasione del "primo giro" di scrutinii del cd. "secondo passaggio", me ne sono andato indignato ma la decisione andava maturando da tempo.

Leggendo quanto da Voi pubblicato, mi sono meravigliato di come tutto corrispondesse a ciò che ho sperimentato io, comprese tecniche di subornazione psicologica (lessicale, pittorica, canora, ambientale, alimentare etc.), il culto della personalità dei capi, la simonia, la premialità economico-occupazionale nei confronti dei più zelanti (posti di lavoro elargiti da dirigenti dell'.... S.p.A. che, a ...., sono catechisti "storici"). Sono dottorando in filosofia, per questo non mi è stato nemmeno difficile, in virtù dei miei studi, individuare le eresie giudeizzanti e protestantiche della dottrina kikiana, e tutto coincide, alla perfezione, con le Vs. analisi. E' inutile elencare, in questa mia, gli errori e gli abusi da me riscontrati, giacché sono i medesimi da Voi stessi rilevati.

Me ne sono andato, soprattutto, per la disobbedienza che i catechisti - autoproclamatisi vettori dello Spirito Santo e immagine della Chiesa (sic!)- mostravano nei confronti delle disposizioni papali in materia liturgica. Tutto il "mondo neocatecumenale" della mia zona mi ha isolato, ritenendomi un rinnegato, un apostata, un superbo senza Dio.

Per me non è un problema, salvo "subire" la recente beffa da parte del Card. Rylko e del Consiglio da lui presieduto: io me ne sono andato per obbedienza alla Chiesa, ora è la Chiesa che ha concesso ai neocatecumenali di pormi nel novero dei disobbedienti, data l'approvazione statutaria (e, di fatto, liturgica).

Eppure, noto che non riescono a obbedire nemmeno a questa normativa "di favore". Non notate anche Voi che lo Statuto concede la possibilità di procedere alle risonanze soltanto durante la cd. "celebrazione settimanale della Parola", ma non durante la S. MESSA? (cfr. artt. 11 e 13). Ma credo che ciò poco importi al clero neocatecumenale il quale, benché consacrato da Santa Madre Chiesa, sinora non si è fatto scrupolo di disobbedire bellamente alle Sue direttive, conformandosi al loro unico, vero Pontefice: l'eresiarca, il Sig. Kiko Arguello.

Sono contristato e disorientato dalle contraddittorie politiche delle congregazioni pontificie e, oso dire, anche dalle indecisioni e dai silenzi di Sua Santità (cfr., per esempio, l'omelia del Corpus Domini, con la fattiva condotta commissiva e omissiva nei confronti delle astuzie e delle prepotenze di Kiko).

Cosa inaudita, per me, che il Pontefice sia stato di fatto costretto, dal Sig. Kiko a "rimangiarsi" le disposizioni DEFINITIVE E PERENTORIE contenute nella cd. "Lettera del Card. Arinze", da Sua Santità espressamente richiamate in occasioni pubbliche. Che senso ha, ora, inserirle in nota allo Statuto, vista l'evidente inconciliabilità dei rispettivi contenuti. Mi addolora dirlo, ma mi sembra tutta un presa in giro. Ormai, non v'è logica (nè giuridica, né teologica) che tenga, perché gli "eletti" sono stati riconosciuti tali, e la sollecita obbedienza alla Chiesa di Cristo si è trasformata nel delirio di un visionario conservatore.

Non so chi si debba ringraziare per tutto ciò. Ma so di certo che la mia vita sta subendo dei contraccolpi. Infatti, i genitori della mia fidanzata neocatecumenale (anch'essi "catechisti storici"), forti di questa vittoria, hanno espressamente comunicato alla figlia la loro contrarietà al nostro matrimonio. Nel caso avvenisse, hanno preannunciato nei miei confronti, discriminazioni ben più pesanti di quelle sinora consumatesi. Io non posso che registrare questo spirito di carità e di amore cristiano da parte di chi si proclama, letteralmente, "voce dello Spirito Santo"(!!!).

Ancora una volta mi trovo a un bivio, e non per chissà quale colpa. Sempre che non sia una colpa voler obbedire alla Chiesa di Cristo e non professare eresie. Mi viene detto che il matrimonio si fonda su Cristo, tuttavia, se non riprendo la "tessera" di neocatecumenale, il matrimonio stesso vacillerà. Mi chiedo: se Cristo è uno, e uno è il Suo insegnamento, come può darsi incompatibilità. Forse, seguendo la logica, v'è incompatibilità fra Cammino e Cristo? Ovviamente, non ricevo risposta a questo genere di legittime obiezioni, perché "bisogna seguire il cuore, non la ragione, insidiata dai ragionamenti di Satana" (sic!).

Ascoltando Padre Livio, il famoso redattore di Radio Maria, ho assistito a un curioso parallelo tra le ingiuste calunnie subite dai devoti di Medjugorje e le accuse rivolte al Cammino e a Kiko. Mi sono permesso di scrivere un'e-mail a Padre Livio, dicendogli di come, nella mia ex comunità, in occasione del secondo scrutinio, alcune persone sono state allontanate proprio per le loro pratiche devozionali e i loro pellegrinaggi "pagani" a Medjugorje. Altre sono state "bocciate" perché, nonostante frequentassero con impeccabile assiduità il Cammino, svolgevano attività "diurne" parallele, come il "Progetto Gemma", iniziativa anti-abortista ospitata dalle pastorali parrocchiali. Il Cammino, infatti, deve essere totalmente pervasivo, "impegnando ogni attimo della vita". P. Livio si è degnato di rispondermi, ma così: "Caro, eppure so per certo che 'alti esponenti' del Cammino sono estimatori di Radio Maria". Punto. Da parte mia, sono lieto del successo riscosso dalle trasmissioni di P. Livio, ma basta il compiacimento personale per giustificare tutto ciò. E' zelo per la Chiesa questo, oppure cura esclusiva del proprio "orticello"? Oppure i denari di Kiko sono arrivati anche sull'etere radiofonica? Kiko e i suoi colonnelli hanno dimostrato di saper dire tutto e il contrario di tutto, per ingraziarsi sacerdoti (non da loro consacrati) e vescovi, per poi, nella prassi dell'"arcano", comportarsi secondo arbitrio. Quale meschina decadenza anima tutto ciò?

Mi si perdoni la prolissità dello "sfogo". Utilizzatelo come credete per il sito o per il forum. Vi chiedo soltanto - semmai ve ne fosse bisogno - di continuare nella Vs. lotta per la Verità.

Spero di poter collaborarvi con altri scritti sulla preoccupante situazione psicologica di alcuni dei miei ex "fratelli" di comunità. Concludo indicando, in allegato, una lettera di testimonianza che tempo fa spedii all'attenzione di Sua Santità, e per conoscenza, al Card. Arinze, al Card. Rylko, al Card. Levada e a Mons. Amato. Destinatela all'uso che più riterrete opportuno, con la sola preghiera di omettere il mio cognome.

Pace e bene.

mercoledì 13 agosto 2008

Per capire Kiko bisogna guardare i primi cristiani... protestanti!

«La messa, così come oggi è in uso in tutta la Chiesa romana, è stata abolita nelle nostre chiese per diverse e giustissime ragioni … Il fatto sta che abbiamo trovato non essere una buona cosa
- che si sia trasformata un’azione santa e salutare in un vano spettacolo;
- così pure che essa sia stata resa meritoria
- e che la si celebri per denaro
- o che si dica che il prete vi fa il corpo stesso del Signore
- e che lo offra realmente e di fatto per la remissione dei peccati dei vivi e dei morti, addirittura in onore e celebrazione o memoria dei santi che sono in cielo»


E' una dichiarazione dei protestanti svizzeri del 1566 (più famosa come "Seconda confessione elvetica"; il testo è riportato in Confessioni di Fede delle Chiese Cristiane, a cura di Romeo Fabbri, edizioni Dehoniane, Bologna, 1996, p. 847).

Ora, quella "confessione di fede" protestante identifica con onestà e precisione diversi punti importanti della dottrina cattolica sulla Messa, e cioè:

- la messa è un atto buono in sé (perciò è "meritoria", e i meriti possono essere "applicati"; ed è anche il motivo per cui un prete può celebrarla anche se da solo e anche più volte nello stesso giorno, ferme restando le disposizioni di obbedienza al vescovo);

- perciò il prete può anche accettare un'offerta per celebrarla (l'offerta per una messa è infatti giustificabile col fatto che il prete rinunciando ad applicarla per sé si priva di un bene spirituale che applica invece per le intenzioni o per i defunti del richiedente);

- la messa non è un vano "ricordare" ma è la ripetizione incruenta del sacrificio della croce, per cui il sacerdote che la celebra è proprio un alter Christus (dunque il parteciparvi non è banalmente un "assistere ad uno spettacolo");

- la messa può perciò veramente ed effettivamente essere applicata per la remissione dei peccati, per le indulgenze ai vivi e ai morti, eccetera; ed ugualmente può essere in onore o memoria dei santi.

Insomma, tutti questi argomenti sono le conseguenze del fatto che la messa è un vero e proprio sacrificio: è esattamente la dottrina cattolica di sempre, che il Concilio di Trento ribadì mentre i protestanti la rifiutavano.

Rifiutando il carattere di sacrificio, i protestanti hanno coerentemente ridotto la messa ad un banchetto, una cena speciale (una "santa cena"), e perciò senza nessun valore, tant'è che oggi praticamente non la celebra più nessuno di loro.


Anche Kiko e Carmen, come i protestanti, si sono annoiati della messa cattolica (sia quella in latino che si celebrava nel 1964, quando si conobbero e crearono il Cammino, sia quella attuale che venne introdotta alla fine del 1970) e l'hanno perciò trasformata in qualcosa che andasse loro più a genio.

La messa-cabaret neocatecumenale porta infatti "i fratelli più piccoli e più lontani... dalla tristezza all'allegria" (lettera di Kiko-Carmen-Pezzi al Papa, 17 gennaio 2006).

Nella messa-cabaret neocatecumenale, il carattere di sacrificio è ridotto fino a scomparire, per far posto alla sagra del parolame (pomposamente chiamata "monizioni" e "risonanze"), omelie di laici fino all'estenuazione; far posto ai balletti, alle canzonette fracassone, alla comunione self-service con pagnotte e boccali come in un'osteria di campagna, a un'insalatone misto di simboli ebraici, al divieto di inginocchiarsi...

Gli strafalcioni liturgici neocatecumenali sono così costitutivi dell'invenzione kikiana che quando arrivò la lettera di Arinze (1 dicembre 2005) che comunicava "le decisioni del Santo Padre" che vietavano di celebrare in modo diverso da quanto previsto dai libri liturgici, Kiko disse: "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!" (Kiko, intervista del 14 giugno 2008).

Notiamo che il 17-1-2006 Kiko scrive entusiasta al Papa "siamo contentissimi delle norme ricevute" e il 14-6-2008 un altrettanto entusiasta Kiko afferma pubblicamente che le norme ricevute erano "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!" Alla luce del fatto che le "decisioni del Santo Padre" contenute nella "lettera di Arinze" sono sempre state disattese, ci chiediamo: in quale delle due occasioni avrà mentito?

Kiko e Carmen hanno inventato un'altra forma di protestantesimo. Non siamo certo i primi a dirlo: lo avevano già intuito (e pubblicato su carta) monsignor Pier Carlo Landucci nel 1983, e padre Enrico Zoffoli dal 1986 in poi, ed altri.

Il Cammino è un'altra forma di protestantesimo, una delle tante, e si vede da quel far scomparire il carattere sacrificale della messa, trasformando la messa in un banchetto che porti i neocatecumenali "dalla tristezza all'allegria".

Ciò che ci allarma, in quanto cattolici, è che questo "nuovo" protestantesimo da osteria di campagna pretende accanitamente di essere riconosciuto come cattolico, nonostante faccia di tutto per disobbedire (apertamente o nascostamente) al Papa e ai vescovi, per professare (apertamente o nascostamente) idee in netto contrasto con l'insegnamento della Chiesa, e per celebrare quelle "liturgie" poco cattoliche e molto protestanti.

La recente pubblicazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale (che dal Papa ha ottenuto solo un assordante silenzio) è stata accolta dai neocatecumenali letteralmente cantando vittoria contro la Chiesa cattolica.

martedì 12 agosto 2008

La messa neocatecumenale non vuole assolutamente essere un sacrificio

Il fatto che Kiko agiti paroloni come "il sacrificio di Cristo" non deve trarci in inganno.

Se io ti mostro un bicchiere dicendoti "questa è una bottiglia", tu come reagisci? Dapprima ridi pensando ad uno scherzo, poi nel vedermi insistere cominci a domandarti perché mai sto dicendo una simile insulsaggine.

Ma quel genere di insulsaggini purtroppo non è più prerogativa dei malati di mente. Esistono persone - e Kiko e Carmen sono due di queste - che utilizzano deliberatamente delle parole intendendo però un diverso significato.

Per capire cos'è la Messa abbiamo anzitutto i Vangeli. Gesù ha detto "fate questo in memoria di Me".

Lo ha detto in un momento drammatico, sapendo che stava per essere tradito, sapendo che stava per essere consegnato. Aveva perfino dovuto scegliere un posto tranquillo e appartato, dove poter stare con gli Apostoli, lontano dalle folle e dal clamore. E non possiamo dubitare che lo abbia scelto proprio perché stava per "inventare" la Messa (mi sia consentito di usare qualche parola non proprio esattissima, solo per riassumere velocemente ciò che ho da dire).

Era cominciata come l'ultima pasqua ebraica, ed invece Gesù ha fatto qualcosa di nuovo, di inaudito: "fate questo in memoria di Me". L'ebraismo non conta più: è "la Nuova ed eterna Alleanza".

Infatti gli Apostoli capiranno benissimo: non aspetteranno la pasqua ebraica successiva per "fare questo". Anzi, dalla Pentecoste lo faranno ogni giorno. Il calendario ebraico non avrà più senso, la pasqua ebraica sarà solo un ricordo. A poco a poco - anche con qualche piccola difficoltà a causa dei "giudaizzanti" - gli Apostoli lasceranno perdere il vecchio ebraismo. E ne saranno confermati dal Signore in più occasioni.

Abbiamo dunque come dati storici l'antica pasqua ebraica (un banchetto rituale), e la Messa (la ripetizione incruenta del sacrificio della croce).

Fa' attenzione alla prima definizione: "banchetto rituale". Banchetto sì, ma "rituale". Un rito complesso, molto articolato, molto preciso, con lo stato d'animo della profonda attenzione religiosa. Per l'appunto: "rituale". Non chiassoso. Niente baccano festaiolo. Niente ammuina da osteria di campagna.

Ed osserva anche la Messa cristiana: "ripetizione incruenta del sacrificio della croce". Quale poteva essere lo stato d'animo degli Apostoli nel celebrare "questo" in memoria di Lui? Certamente avevano il cuore pieno di gioia: ma era forse chiassoso? festaiolo? baccanale? parolaio? ballerino?

Assolutamente no. Ed infatti venti secoli di "crescita" della Messa (e di crescita della consapevolezza della divina Rivelazione) non hanno mai ridotto il "sacrificio incruento" a "banchetto".

Tranne, ovviamente, i protestanti. Sono stati i protestanti a ridurre la Messa a "santa cena", fino ad annoiarsene rapidamente loro stessi (un "racconto" o una "cena" a lungo andare annoiano). E' stato il protestantesimo ad inventarsi una cosa nuova. I protestanti si annoiavano di pregare, si scocciavano di adorare, e così hanno semplificato tutto, banalizzato tutto. Fino ad annoiarsene definitivamente (quanti protestanti oggi celebrano la "santa cena"?)

Non sappiamo dire se i primi cristiani si inginocchiassero alla consacrazione del pane e del vino, ma certamente possiamo supporre che erano nello stato d'animo di intensa preghiera, di unione con Dio, di serietà, di devozione... insomma, praticamente, di adorazione: sono le conseguenze più logiche, più ovvie, più verificabili, di ciò leggiamo nel Vangelo. Gli Apostoli l'hanno vissuta così. Gesù ha detto "questo è il mio Corpo offerto in sacrificio...", ed ha detto "fate questo in memoria di Me": più chiaro di così! Altro che banchetto festoso!

Ecco dunque il punto.

Se non ci fosse già stato il protestantesimo cinque secoli fa, avremmo potuto dire che Kiko si è inventato una cosa nuova.

Il baccanale "messa-banchetto" inventato da Kiko e Carmen è semplicemente il protestantesimo che torna sotto altre forme. Torna per lo stesso motivo: Kiko si è scocciato della messa "seria", e se ne è inventata una con balletti, canzonette, comunione self-service al buffet, generose spruzzate di cabala pescate a caso, e sagra paesana delle chiacchiere a vànvera.

Nella liturgia kikiana non c'è posto per l'inginocchiarsi, non c'è posto per l'adorazione, perché la celebrazione serve a far tornare "dalla tristezza all'allegria" i cosiddetti "fratelli che vengono dall'inferno".

E quel che è ancor più grave, è che Kiko non ha mai rinnegato questo. Al contrario, di fronte alle "decisioni del Santo Padre" in cui si comandava di seguire la liturgia della Chiesa "senza omettere né aggiungere nulla"... gridava: "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!"

lunedì 11 agosto 2008

Formichine

Piccola parentesi autoironica: a volte mi rendo conto di essere un po' ripetitivo e temo che anche se siete d'accordo con me, vi stanchiate di leggere i miei interventi...

Il guaio è che quando ci piove addosso qualche neocatecumenale con i suoi pomposi slogan, non si può presumere che lui sia già al corrente di tutte le questioni e tutte le spiegazioni già pubblicate sul sito, pubblicate nei libri di padre Zoffoli, don Elio, etc...

Ciò che può sembrare ripetitività, vuole in realtà essere precisione, anzi, pignoleria, fino alla pedanteria.

La miglior forma della critica ai neocatecumenali è quella fondata su dati che in buona fede non possono né negare né sminuire: è per questo che ho la mania del citare e del precisare e del circostanziare... anche se ancora non sono "professionale" come vorrei, e non penso che arriverò mai ai livelli di padre Zoffoli.

Ma pur sapendo bene che la documentatissima e circostanziatissima opera di padre Zoffoli viene tuttora forzosamente ignorata dalle gerarchie ecclesiastiche... non posso fare a meno di continuare a fare la mia opera di "formichina". Per me questo non è né un hobby, né un lavoro: è un servizio alla verità, è un'appassionata - ancorché minuscola - difesa della Chiesa.

Tutto ciò che noialtri "formichine" possiamo fare, infatti, è informare, informare ed informare. Far sapere, far conoscere, mettere in guardia... fedeli, sacerdoti, vescovi. Chi ha radici nelle tenebre (come il Cammino), teme la luce. Ed infatti i neocatecumenali temono non le punizioni della Chiesa, ma la pubblicazione di tali punizioni. Non temevano la lettera di Arinze, ma temono che venga letta e commentata e diffusa dentro e fuori il Cammino.

La soddisfazione della "formichina" sarebbe quella di presentare sulle questioni neocatecumenali qualche documento asettico, schematico, preciso... qualcosa che se finisse sulla scrivania di un vescovo favorevole ai neocatecumenali, non passerebbe al cestino prima di essere letto e riletto commentando più volte "però anche questo è vero".

Come le formiche vere, le "formichine" non hanno storia, non hanno nome, non hanno rilevanza, non hanno potere. Lavorano (e pregano) e basta, nel poco tempo e nelle difficili circostanze in cui si trovano. Dopotutto i risultati li tira fuori il Signore senza preavvisarci (e Nostro Signore vede bene cosa abbiamo in cuore, e sa bene cosa facciamo, come lo facciamo e perché lo facciamo). La nostra soddisfazione terrena non è il successo di un'operazione, ma il poter veder tornare all'unica vera fede di anime che erano state inquinate dalle eresie e dagli abusi del Cammino.

domenica 10 agosto 2008

Alcuni libri da leggere

Il 13 giugno 2008 il Pontificio Consiglio per i Laici ha approvato lo Statuto del Cammino (ancorché incompleto poiché mancante del Direttorio Catechetico).

Ma i problemi dottrinali restano irrisolti, e la questione liturgica è ancora tutta da verificare.

Perciò restano ancora sostanzialmente valide le osservazioni pubblicate da padre Zoffoli, don Conti, don Marighetto. Ecco alcune delle pubblicazioni che invitiamo a leggere ed a confrontare con la situazione attuale, confrontare con ciò che succede nelle adunate neocatecumenali e nelle loro liturgie:


padre Enrico Zoffoli, Verità sul Cammino Neocatecumenale. Testimonianze e documenti, edizioni Segno, ISBN 88-7282-193-2

padre Enrico Zoffoli, I Neocatecumenali: chi sono, quale il loro credo, cosa pensarne, edizioni Segno, ISBN 88-7282-145-2

padre Enrico Zoffoli, Il neocatecumenato della Chiesa Cattolica. Lettera aperta al clero italiano, edizioni Segno, ISBN 88-7282-100-2

padre Enrico Zoffoli, Lettera al direttore di Radio-Maria. Ancora sul Cammino Neocatecumenale, edizioni Pro Deo, Christo et Ecclesia (disponibile anche on-line)

don Gino Conti, Neocatecumenali al bivio. Sussidio per una scelta, edizioni Segno, ISBN 88-7282-114-2

don Elio Marighetto, I segreti del Cammino Neocatecumenale, (prima edizione: pro manuscripto; seconda edizione: edizioni Segno, ISBN 88-7282-547-4)

don Gino Conti, Un segreto svelato, edizioni Segno, ISBN 88-7282-233-5

padre Enrico Zoffoli, Magistero del Papa e catechesi di Kiko: confronto. A proposito del Cammino Neocatecumenale, edizioni Segno, ISBN 88-7282-062-6

sabato 9 agosto 2008

Ci manca solo che faccia i nomi di Argüello ed Hernández...

Monsignor Ranjith in un'intervista pubblicata il 31 luglio parla contro i neocatecumenali!

Domanda: L'ostia nella mano sminuisce il senso di trascendenza dell'eucaristia?

Mons. Ranjith: «In un certo senso sì. Espone il comunicante a sentirla quasi come un pane normale. Il Santo Padre parla spesso della necessità di salvaguardare il senso dell'al-di-là nella liturgia in ogni sua espressione. Il gesto di prendere l'ostia sacra e metterla noi stessi in bocca e non riceverla, riduce il profondo significato della comunione».

Figuratevi i neocatecumenali, che stanno comodamente seduti e si alzano in piedi solo per comunicarsi (con le mani)...

Nell'intervista vengono martellate anche le "omelie dei laici", la banalizzazione della Messa e tante altre neocatecumenalate!


Testo dell'intervista, da leggere e gustarsi ogni parola! Altro che le neocafonate dei necatecumenali... qui si parla di comunione in ginocchio, uso del latino, celebrazione di spalle, apertura al trascendente, divieto delle "omelie dei laici"... contro l'antispirito del Concilio (che permea il Cammino), contro certi circoli liturgici (neocatecumenali) e contro chi ha introdotto innovazioni (cioè Kiko e Carmen).


Liturgia - "Perché Ratzinger recupera il sacro"
da Repubblica del 31 luglio 2008 (pag. 42, sezione "Cultura"), a cura di Marco Politi

ll segnale è stato inequivocabile. Prima il Corpus Domini a Roma, poi lo si è visto in mondovisione a Sidney. Benedetto XVI esige che davanti a lui la comunione venga ricevuta in ginocchio. E' uno dei tanti recuperi di questo pontificato: il latino, la messa tridentina, la celebrazione con le spalle rivolte ai fedeli. Papa Ratzinger ha un disegno e lo srilankese monsignor Malcolm Ranjith, che il pontefice ha voluto con sé in Vaticano come segretario della Congregazione per il Culto, lo delinea con efficacia.

L'attenzione alla liturgia, spiega, ha l'obiettivo di un'«apertura al trascendente». Su richiesta del pontefice, preannuncia Ranjith, la Congregazione per il Culto sta preparando un Compendio Eucaristico per aiutare i sacerdoti a «disporsi bene per la celebrazione e l'adorazione eucaristica».

La comunione in ginocchio va in questa direzione?
«Nella liturgia si sente la necessità di ritrovare il senso del sacro, soprattutto nella celebrazione eucaristica. Perché noi crediamo che quanto succede sull'altare vada molto oltre quanto noi possiamo umanamente immaginare. E quindi la fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche va espressa attraverso gesti adeguati e comportamenti diversi da quelli della quotidianità».

Marcando una discontinuità?
«Non siamo dinanzi ad un capo politico o un personaggio della società moderna, ma davanti a Dio. Quando sull'altare scende la presenza di Dio eterno, dobbiamo metterci nella posizione più adatta per adorarlo. Nella mia cultura, nello Sri Lanka, dovremmo prostrarci con la testa sul pavimento come fanno i buddisti e i musulmani in preghiera».

L'ostia nella mano sminuisce il senso di trascendenza dell'eucaristia?
«In un certo senso sì. Espone il comunicante a sentirla quasi come un pane normale. Il Santo Padre parla spesso della necessità di salvaguardare il senso dell'al-di-là nella liturgia in ogni sua espressione. Il gesto di prendere l'ostia sacra e metterla noi stessi in bocca e non riceverla, riduce il profondo significato della comunione».

Si vuole contrastare una banalizzazione della messa?
«In alcuni luoghi si è perso quel senso di eterno, sacro o di celeste. C'è stata la tendenza a mettere l'uomo al centro della celebrazione e non il Signore. Ma il Concilio Vaticano II parla chiaramente della liturgia come actio Dei, actio Christi. Invece in certi circoli liturgici, vuoi per ideologia vuoi per un certo intellettualismo, si è diffusa l'idea di una liturgia adattabile a varie situazioni, in cui si debba far spazio alla creatività perché sia accessibile e accettabile a tutti. Poi magari c'è chi ha introdotto innovazioni senza nemmeno rispettare il sensus fidei e i sentimenti spirituali dei fedeli».

A volte anche vescovi impugnano il microfono e vanno verso l'uditorio con domande e risposte.
«Il pericolo moderno è che il sacerdote pensi di essere lui al centro dell'azione. Così il rito può assumere l'aspetto di un teatro o della performance di un presentatore televisivo. Il celebrante vede la gente che guarda a lui come punto di riferimento e c'è il rischio che, per avere più successo possibile con il pubblico, inventi gesti ed espressioni facendo da protagonista».

Quale sarebbe l'atteggiamento giusto?
«Quando il sacerdote sa di non essere lui al centro, ma Cristo. Rispettare in umile servizio al Signore e alla Chiesa la liturgia e le sue regole, come qualcosa di ricevuto e non di inventato, significa lasciare più spazio al Signore perché attraverso lo strumento del sacerdote possa stimolare la coscienza dei fedeli».

Sono deviazione anche le omelie pronunciate dai laici?
«Sì. Perché l'omelia, come dice il Santo Padre, è il modo con cui la Rivelazione e la grande tradizione della Chiesa viene spiegata affinché la Parola di Dio ispiri la vita dei fedeli nelle loro scelte quotidiane e renda la celebrazione liturgica ricca di frutti spirituali. E la tradizione liturgica della Chiesa riserva l'omelia al celebrante. Ai Vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi. Ma non ai laici».

Assolutamente no?
«Non perché loro non siano capaci di fare una riflessione, ma perché nella liturgia i ruoli vanno rispettati. Esiste, come diceva il Concilio, una differenza "in essenza e non solo in grado" tra il sacerdozio comune di tutti i battezzati e quello dei sacerdoti».

Già il cardinale Ratzinger lamentava nei riti la perdita del senso del mistero.
«Spesso la riforma conciliare è stata interpretata o considerata in modo non del tutto conforme alla mente del Vaticano II. Il Santo Padre definisce questa tendenza l'antispirito del Concilio».

A un anno dalla piena reintroduzione della messa tridentina qual è il bilancio?
«La messa tridentina ha al suo interno valori molto profondi che rispecchiano tutta la tradizione della Chiesa. C'è più rispetto verso il sacro attraverso i gesti, le genuflessioni, i silenzi. C'è più spazio riservato alla riflessione sull'azione del Signore e anche alla personale devozionalità del celebrante, che offre il sacrificio non solo per i fedeli ma per i propri peccati e la propria salvezza. Alcuni elementi importanti del vecchio rito potranno aiutare anche la riflessione sul modo di celebrare il Novus Ordo. Siamo all'interno di un cammino».

Un domani vede un rito che prenda il meglio del vecchio e del nuovo?
«Può darsi: io forse non lo vedrò. Penso che nei prossimi decenni si andrà verso una valutazione complessiva sia del rito antico che del nuovo, salvaguardando quanto di eterno e soprannaturale avviene sull'altare e riducendo ogni protagonismo per lasciare spazio al contatto effettivo tra il fedele e il Signore attraverso la figura non predominante del sacerdote».

Con posizioni alternate del celebrante? Quando il sacerdote sarebbe rivolto verso l'abside?
«Si potrebbe pensare all'offertorio, quando le offerte vengono portate al Signore, e di là sino alla fine della preghiera eucaristica, che rappresenta il momento culminante della "trans-substantiatio" e la "communio"».

Disorienta i fedeli il prete che volge le spalle.
«È sbagliato dire così. Al contrario, insieme al popolo si rivolge al Signore. Il Santo Padre nel suo libro Lo spirito del Concilio ha spiegato che quando ci si siede attorno, guardando ognuno la faccia dell'altro, si forma un circolo chiuso. Ma quando il sacerdote e i fedeli insieme guardano l'Oriente, verso il Signore che viene, è un modo di aprirsi all'eterno».

In questa visione si inserisce anche il recupero del latino?
«Non mi piace la parola recuperare. Realizziamo il Concilio Vaticano II, che afferma esplicitamente che l'uso della lingua latina, salvo un diritto particolare, sia conservato nei riti latini. Dunque, anche se è stato dato spazio all'introduzione delle lingue vernacolari, il latino non va abbandonato completamente. L'uso di una lingua sacra è tradizione in tutto il mondo. Nell'Induismo la lingua di preghiera è il sanscrito, che non è più in uso. Nel Buddismo si usa il Pali, lingua che oggi solo i monaci buddisti studiano. Nell'Islam si impiega l'arabo del Corano. L'uso di una lingua sacra ci aiuta a vivere la sensazione dell'al-di-là».

Il latino come lingua sacra nella Chiesa?
«Certo. Il Santo Padre stesso ne parla nell'esortazione apostolica Sacramentum Caritatis al paragrafo 62: "Per meglio esprimere l'unità e l'universalità della Chiesa vorrei raccomandare quanto suggerito dal Sinodo dei vescovi in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II. Eccettuate le letture, l'omelia e la preghiera dei fedeli, è bene che tali celebrazioni siano in lingua latina". Beninteso, durante incontri internazionali».

Ridando forza alla liturgia, dove vuole arrivare Benedetto XVI?
«Il Papa vuole offrire la possibilità d'accesso alla meraviglia della vita in Cristo, una vita che pur vivendola qui sulla terra già ci fa sentire la libertà e l'eternità dei figli di Dio. E una tale esperienza si vive fortemente attraverso un autentico rinnovamento della fede quale presuppone il pregustare delle realtà celesti nella liturgia che si crede, si celebra e si vive. La Chiesa è, e deve diventare, lo strumento valido e la via per questa esperienza liberante. E la sua liturgia quella che la rende capace di stimolare tale esperienza nei suo i fedeli».

***

venerdì 8 agosto 2008

Lo dice Kiko: il Cammino è perduto, se comincia ad obbedire alla Chiesa!

Vangelo di Matteo, capitolo 21:

[28] "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.

[29] Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.

[30] Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.

[31] Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?"


Cronache di questi ultimi anni:

Il Papa, rivoltosi a Kiko, Carmen e Pezzi, disse: "dovete celebrare la Messa senza omissioni né aggiunte".

E Kiko, Carmen e Pezzi risposero: "siamo contentissimi delle norme che ci hai dato".

E altri invece risposero: "i neocatecumenali hanno sempre disobbedito e sicuramente disobbediranno!"

E infatti i neocatecumenali continuarono a fare la comunione seduti e la messa-messinscena.

E quelli che li avevano criticati continuarono a sostenere il Papa e seguirne le indicazioni.

Chi è dunque che segue la volontà del Papa e perciò compie la volontà di Dio?


Sull'obbedienza, ecco le testuali parole di Kiko Argüello: «La lettera di Arinze, che concedeva le monizioni, le risonanze e lo scambio della pace, ma chiedeva di uniformarsi alla Comunione prevista dai libri liturgici – era per noi una vera catastrofe, dal momento che fare la comunione come tutti, senza le due specie e con le ostie, e in processione verso l’altare, significava annullare ogni segno della catechesi che si stava facendo, come pure annullare le concessioni ricevute da Giovanni Paolo II. Ci dicemmo: Signore siamo persi! – continua Kiko ricordando il momento della lettera di Arinze – Signore, qui finisce tutto!”.
“Quando, nel maggio 2007, fummo nuovamente ricevuti da Benedetto XVI – continua Kiko – chiedemmo di poter ricevere la Comunione in piedi, ma restando al proprio posto, senza la processione. “Ottimo”, ci disse il papa. Ne fummo molto felici. In molti hanno provato poi a non fare approvare queste norme, ma il Signore ha voluto diversamente, e il papa ci ha concesso la Comunione in piedi senza processione”. “Ora è lui – dice sorridendo – che deve combattere con Arinze!”.

Nota 1: la lettera di Arinze concedeva solo lo spostamento dello scambio della pace (per di più "fino a nuovo ordine", dunque è un indulto temporaneo). La lettera comandava che le eventuali risonanze e monizioni fossero brevi e a norma delle disposizioni liturgiche già valide per tutta la Chiesa. Dunque, contrariamente a quanto dice Kiko, la lettera rettificava tutti i principali abusi liturgici neocatecumenali, concedendo (solo temporaneamente) lo spostamento del segno della pace.

Nota 2: se esistesse un documento ufficiale di "concessioni ricevute da Giovanni Paolo II", Benedetto XVI avrebbe comunque pieno diritto ad annullarle. Ma purtroppo per i neocatecumenali, tale documento non esiste. E conoscendo l'abilità mistificatoria di Kiko...

Nota 3: "senza le due specie" è un'altra menzogna di Kiko. La comunione sotto le due specie si può fare in diversi modi, anche "processionalmente" come richiesto dalla lettera di Arinze. Kiko parla delle due specie come se il "modo" neocatecumenale fosse l'unico modo. Anche stavolta Kiko sta mistificando.

Nota 4: ci riesce davvero difficile credere che il Papa abbia detto "ottimo!" sulla comunione al proprio posto "ma in piedi", un escamotage tutto neocatecumenale (presto torneranno a fare la comunione seduti... quei pochi che attualmente hanno cominciato a farla in piedi). Ricordiamoci che la "lettera di Arinze" contiene le "decisioni del santo padre Benedetto XVI", e se per il Papa fosse "ottimo" quel farisaico alzarsi in piedi per un momento... allora lo avrebbe già comandato nella "lettera di Arinze". Ma questo, nel 2005, non è avvenuto. Dunque Kiko sta ancora mistificando.

Nota 5: "in molti hanno provato poi a non fare approvare queste norme, ma il Signore ha voluto diversamente, e il Papa ci ha concesso la Comunione in piedi senza processione". Kiko continua a mistificare: "il Papa ci ha concesso", lo dice lui; lo Statuto è del Pontificio Consiglio, e il Papa si è rifiutato perfino di farne parola. Siano benedetti quanti hanno "provato a non far approvare" gli svarioni liturgici neocatecumenali.

Nota 6: dopo la mistificazione, il tronfio trionfo kikiano: “Ora è lui (il Papa) che deve combattere con Arinze!”. Come se le "decisioni del Santo Padre" fossero invece decisioni di Arinze prese contro il Santo Padre.

Nota 7: è più importante obbedire alla Chiesa, o è più importante "non annullare ogni segno della catechesi che si stava facendo?" Bel dilemma. Ma Kiko "sa" che la sua catechesi è più importante della Chiesa...

Nota 8: di quella "catechesi che si stava facendo", notare il verbo impersonale: "si stava facendo": come a dire che la catechesi "si deve fare" per forza, senza che nessuno se ne prenda personalmente la responsabilità. Kiko comanda di farla, ma non se ne assume la responsabilità. "Ottimo!", verrebbe da ironizzare.

Nota 9: era per noi una vera catastrofe: per i neocatecumenali è una vera "catastrofe" obbedire alle "decisioni del Santo Padre"... lo dice Kiko stesso!

Nota 10: Signore, siamo persi! Qui finisce tutto! Dunque il Cammino "finisce" ed è "perduto" nel momento in cui comincia ad obbedire alla Chiesa... lo dice Kiko stesso!

giovedì 7 agosto 2008

Al neocatecumenale che invoca un "nuovo corso"

Se lo Statuto richiede che i neocatecumenali siano introdotti al culto eucaristico fuori dalla Messa, alle pratiche di pietà come il Rosario, alla confessione sacramentale individuale... se lo Statuto comanda che il Cammino sia a disposizione dei vescovi (che pertanto hanno il diritto di rifiutarlo in ogni momento)... se lo Statuto esige che il Cammino celebri la messa senza omettere né aggiungere nulla... forse che il "dialogo" può servire mai ad aggirare tutte queste cose?

Tu invochi un "nuovo corso", in virtù del fatto che avete lo Statuto.

Ma in cosa deve consistere questo "nuovo corso"?

Vuoi che smettiamo di chiamare errore l'errore?

Desideri che la finiamo di chiamare "eresia" la distorsione delle verità di fede?

Preferisci che non chiamiamo più "abusi liturgici" gli abusi liturgici?

Il Cammino può avere tutti gli Statuti e i Direttorii che vuole. Ma se con tutta evidenza continuate a professare convintamente quegli errori... a cosa mai serviranno tutti gli Statuti e tutti i riconoscimenti?

Forse che tu per "nuovo corso" intendi il nostro silenzio? Non sei affatto il primo neocatecumenale a gridare "abbiamo lo Statuto, dunque siamo esenti anche dalle critiche più fondate".

Rifletti, caro fratello, rifletti.

mercoledì 6 agosto 2008

A cosa servono quel sito e questo blog

Do qui sèguito ad una email scambiata con qualcuno di voi.

Qui non si tratta di stabilire se l'Inter è meglio della Juve o viceversa (anche se in cuor mio sono assolutamente convinto che l'Inter è meglio).

Questo blog ed il sito "Verità sui Neocatecumenali" nascono, come dice il nome, per dire la verità sui neocatecumenali.

Il che significa che gli autori avvertono che sul Cammino c'è come minimo un'informazione inesatta, equivoca, parziale. Come minimo!

Non dovrebbe essere necessario, ma per cautela è bene precisarlo ugualmente: non si tratta di presentare una diversa opinione sui neocatecumenali; piuttosto, si tratta di dire la verità sui neocatecumenali.

«In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, i fedeli hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona» (Codice di Diritto Canonico, "obblighi e diritti di tutti i fedeli", can. 212, §3).

L'urgenza sta nel fatto che i problemi del Cammino Neocatecumenale riguardano anzitutto la liturgia, la dottrina, l'obbedienza ai legittimi Pastori della Chiesa.

Dunque il dialogo sulle questioni neocatecumenali non può avere lo stile di "interisti e juventini". Il nostro è un tentativo di ricondurre alla verità i fratelli che sbagliano e di non far cadere nell'errore i fratelli più piccoli e sprovveduti (e non ci limitiamo alle parole: preghiamo perché si ravvedano).

Tentativo fatto evidentemente entro i nostri limiti: non abbiamo né lo spessore teologico né lo zelo apostolico né l'accuratezza sistematica di un padre Zoffoli.

Ma la nostra maggiore difficoltà sta nel fatto che tutti i neocatecumenali che abbiamo incontrato (nell'internet e ancor più nella vita reale) non sono disposti ad un confronto franco e onesto. Quelli che infatti lo sono stati, o hanno smesso di essere neocatecumenali, o sono in procinto di abbandonare il Cammino.

Di fronte a certe storture dottrinali e liturgiche, infatti, ci si rende conto sempre più della divergenza tra ciò che è il Cammino e ciò che è la Chiesa, e si finisce a domandarsi: "ma è più importante la mia appartenenza alla Chiesa, o la mia appartenenza al Cammino?"

A chi obietta che il Cammino ha tanti Statuti e tanti Direttorii e tanti elogi da parte di tanti ecclesiastici, bisogna ricordare che quei documenti non sono affatto un certificato di approvazione di ogni errore passato, presente e futuro. Al contrario, impegnano ancora di più all'obbedienza e alla correzione di quegli errori.

Errori che sono tali non per convinzione nostra, ma per l'insegnamento e la tradizione della Chiesa.

Errori di cui spesso i neocatecumenali sono ben coscienti, al punto da replicare implicitamente o esplicitamente: abbiamo capito che è un errore, ma lasciateci andare avanti così, smettete di chiamarlo errore, lavatevene le mani, occupatevi di altre cose...

Ciò può ben spiegare la frequenza con cui qualcuno di noi mostra una non grandissima pazienza: un fratello che sbaglia e che resta affezionato al suo errore nonostante abbia capito che si tratta di un errore, ripetutamente viene qui a ribaltarci addosso le camionate di slogan del Cammino... cosa si aspetta?

Noi abbiamo a cuore solo i tre pilastri sicuri (la Scrittura, la Tradizione e il Magistero) e chiediamo solo che le cose siano fatte e vissute così come la santa Chiesa insegna: è questo il motivo principale per cui non proponiamo una precisa spiritualità da seguire in alternativa al Cammino.

martedì 5 agosto 2008

L'ennesimo neocatecumenale che ci riempie di slogan

Vorrei rispondere personalmente ad R.F., ma prima di farlo devo premettere un argomento che dovrebbe essere assolutamente ovvio per ogni cristiano.

E cioè l'obbedienza.

Se il vescovo non mi vuole nella sua diocesi, allora io non ho motivo di rimanere.

Infatti, se il vescovo non mi vuole, chi sono io per impormi a lui?

Se ai miei occhi il vescovo ha torto, non fa alcuna differenza: vado via, è la decisione più ragionevole.

Vado via poiché restare significherebbe "essere contro il vescovo": e questo non è un modo per essere cristiani.

Non voglio essere "contro il vescovo", per cui non vorrò rimanere neppure avendo a disposizione trucchi e trucchetti e ricatti e minacce.

Andare via può costarmi fatica e dolore, ma non importa, poiché il Signore legge nel mio cuore e in quello del vescovo, e sa da quale parte sta il torto; nel frattempo io mi assicuro di non aver disobbedito alla Chiesa da Lui fondata.

Penso che non ti sia difficile condividere questi aspetti così elementari della vita cristiana.


Il caso del seminario "Redemptoris Mater" di Takamatsu è ancora più facile da capire.

Quel seminario fu aperto grazie all'ospitalità ed alla benevolenza di un vescovo giapponese. Quel vescovo ha poi lasciato la diocesi per limiti di età, e perciò da quel momento il trasloco era imminente: nulla garantiva che i suoi successori prolungassero l'ospitalità.

E invece i neocatecumenali sono rimasti inchiodati lì per altri vent'anni, contro il volere del successore, del successore del successore, e di tutti gli altri vescovi giapponesi... Vent'anni! Capisci? Vent'anni di sistematica disobbedienza! Vent'anni di sistematica opposizione ai vescovi!

Già nel 1992 la Conferenza Episcopale Giapponese lamentava ufficialmente e per iscritto che i seminari neocatecumenali non preparano preti diocesani, ma servono solo alle esigenze del Cammino... e non era un'accusa a vuoto, tant'è che dal 2002 in poi è stata scritta negli Statuti (art.18 §3): "la partecipazione al Cammino Neocatecumenale un elemento specifico e basilare dell'iter formativo". "Specifico" e "basilare"!

Il seminario RM è ospite di quella diocesi. Serve a preparare dei preti utili solo ai neocatecumenali. Dunque ci può stare solo finché lo vuole il vescovo del luogo. E invece hanno trovato ogni trucco utile a rimanere.

Nei tuoi panni, io mi vergognerei tantissimo.

Penserei alle tante congregazioni religiose che letteralmente mendicano un posto dove stare. Ti faccio un esempio: la comunità delle Beatitudini, che trovò ospitalità a Montecompatri, nei pressi di Roma. Un ordine religioso molto famoso aveva affidato loro un vecchio convento perché non sapevano come riempirlo (erano a corto di vocazioni). La comunità ci spese anche qualche liretta per farvi degli urgenti lavori di ristrutturazione. Dopo pochi anni, il famoso ordine religioso chiese indietro il convento, e la comunità traslocò altrove, ringraziando, e senza neppure lamentarsi per le spese sostenute.

Vedi? È ordinaria amministrazione. Restiamo finché ci concedono ospitalità. Quando ci diranno di andar via avremo solo di che ringraziare. Ordinaria amministrazione, per dei cristiani abituati ad obbedire.

Se io penso di avere un grande carisma, la mia prima necessità è farmelo vagliare dall'autorità della Chiesa. Altrimenti sarà solo una mia idea, magari una grandissima idea, ma... senza la garanzia della Chiesa.

E perciò: che carisma può mai essere quello che se ne infischia dei vescovi? Che carisma può mai essere quello che pretende di restare, ponendosi perciò "contro il vescovo"?


Adesso posso finalmente commentare i tuoi argomenti.

Anzitutto tu parti inveendo contro la "ostinata opposizione della conferenza episcopale giapponese al CNC".

Come già detto sopra, questo argomento è irrilevante per giudicare la loro decisione. Se il vescovo non mi vuole, allora io vado via. Meglio andare via sentendosi trattati ingiustamente... piuttosto che rimanere "contro il vescovo".

Poi, magari, dovresti anche onestamente - davvero onestamente - chiederti il motivo: "come mai i vescovi giapponesi non ci vogliono? abbiamo fatto qualche danno? abbiamo creato qualche problema? come possiamo porvi rimedio? come possiamo evitare che accada anche altrove? cosa dovevamo fare per essere in comunione col vescovo?"

Solo chi è inquinato dalla superbia evita di porsi onestamente domande del genere.


Vedo poi che hai parlato di "una sorta di «chiusura» culturale verso i nuovi carismi suscitati dallo Spirito Santo".

Permettimi di dirtelo con tanta franchezza quanta sincerità: la "chiusura" sta solo nella tua testa, così come i "nuovi carismi" di cui parli stanno solo nelle tue fantasie.

Se un carisma è suscitato veramente dallo Spirito, allora la prima conseguenza è l'obbedienza ai legittimi pastori. San Francesco obbediva. Padre Pio obbediva. San Gerardo Maiella obbediva. Don Bosco obbediva. San Giovanni della Croce obbediva (prova a leggere la sua vita, prova a capire cos'è stata per lui l'obbedienza).

Voi neocatecumenali proclamate di obbedire e poi invece fate sempre a modo vostro. Infatti il seminario RM di Takamatsu è rimasto inchiodato lì, "contro il vescovo" e "nonostante il vescovo". È rimasto inchiodato lì con ogni trucco e astuzia, e pretende di tornare lì appena possibile.

Addirittura tu pretendi che i vescovi si "aprano" al Cammino, in nome del fatto che voi sareste "suscitati dallo Spirito" (poiché così dice Kiko).

Se parli in quel modo, cosa dovrà pensare chi ti ascolta?

Penserà che "suscitati dallo Spirito" è una menzogna, poiché i neocatecumenali si pongono "contro il vescovo".

Penserà che il tuo atteggiamento sia arrogante, poiché i neocatecumenali pretendono che i vescovi, per essere tali, debbano per forza "aprirsi" al Cammino.


Poi, ti prego caldamente di non parlare con slogan preconfezionati.

Nessuno ti autorizza a stabilire che il Cammino consista nei "carismi suscitati dallo Spirito".

Lo Statuto è il documento a cui devi obbedire per essere più gradito alla Chiesa; non è la certificazione divina piovuta su Kiko. Tanto più che il Papa non ha né firmato né commentato lo Statuto. Che per di più è incompleto perché manca il Direttorio. E in aggiunta, è quasi uguale al precedente, quello ad experimentum, quello a cui avete sistematicamente disobbedito.

Al contrario, il 25 aprile il Papa ha affermato che non era sua intenzione prolungare gli Statuti. Anziché desiderarli, li sopporta.

Leggo poi nel tuo messaggio un altro pessimo indizio su ciò che muove i neocatecumenali: "andatevi a leggere il discorso tenuto il..."

Caro fratello, non puoi citare scritti e discorsi del Papa quando ti fanno comodo, e ignorarli completamente quando non ti fanno comodo.

Se proprio vogliamo citarne una a caso, andiamo nello Statuto, nella nota 49, e rivediamo quel discorso che vi ha fatto il Papa il 12 gennaio 2006: "sono sicuro che tali norme (della lettera di Arinze) saranno da voi attentamente osservate".

Ecco, nei tuoi panni io mi vergognerei tantissimo, poiché voi non avete mai rispettato quelle norme.


Ah, vedo che ti è sfuggito qualcosa.

Nella lunga citazione che hai fatto del Papa, che pretendevi di farci leggere, vediamo che il Papa dice anche: "L’autenticità dei nuovi carismi è garantita dalla loro disponibilità a sottomettersi al discernimento dell’autorità ecclesiastica".

I vescovi giapponesi hanno ripetutamente dichiarato che il Cammino va avanti per conto suo, senza sottomettersi al discernimento dell'autorità ecclesiastica. Ma guarda un po': saranno anche loro dei "seguaci di padre Zoffoli"? Saranno anche loro "seguaci di don Gino Conti e di don Elio Marighetto"?

Quelle stesse parole del Papa che tu volevi che leggessimo noi, condannano non solo il seminario neocatecumenale di Takamatsu... ma condannano l'intero Cammino!

Condannano l'intero Cammino Neocatecumenale perché lungo tutta la sua storia ha fatto di tutto per evitare che l'autorità ecclesiastica potesse discernere!

Vuoi che riapriamo tutto il discorso? Vuoi che ricordiamo le tensioni nelle parrocchie quando vi si installa il Cammino? (le stesse cose che dicono i vescovi giapponesi! dunque il problema del Cammino è uguale in tutto il mondo!)

Se proprio vogliamo mettere i puntini sulle "i"... quando il Papa parla del "rifiuto dei carismi" di alcuni vescovi, si riferisce a quei vescovi che rifiutano il Regnum Christi, a quei vescovi che rifiutano Comunione e Liberazione, a quei vescovi che rifiutano i sacerdoti della Società della Santa Croce...

Quei movimenti e quelle comunità, infatti, obbediscono. E non combinano pasticci con la liturgia. E non insegnano eresie.


A questo punto non voglio più continuare, poiché combattere contro gli slogan preconfezionati è tanto faticoso quanto inutile.

Desidero solo rivolgere un invito a te e agli altri neocatecumenali che leggono queste pagine, sperando che ci sia qualcuno di buon cuore che voglia almeno riflettere un pochino su queste parole.


Visto che nel 2005 il Papa comanda di seguire il Messale Romano "senza omettere né aggiungere nulla", perché nel Cammino si continua a celebrare in quel modo strano?

Visto che i vescovi giapponesi non vogliono il seminario Redemptoris Mater, perché si fa di tutto per rimanere lì contro il loro volere?

Visto che Kiko e Carmen sono sempre stati accusati di eresia, perché mai non hanno mai rinnegato e aborrito gli errori di cui vengono accusati?

Perché non abbiamo mai incontrato dei neocatecumenali capaci di fare autocritica?

Che fine hanno fatto i neocatecumenali capaci di ammettere di aver sbagliato, di aver disobbedito, di aver professato idee lontane dalla dottrina cattolica?

Perché mai non ho mai incontrato un neocatecumenale che di fronte alle critiche dica "abbiamo sbagliato" anziché "tu giudichi"?

lunedì 4 agosto 2008

Altre testimonianze dal Giappone

I laici della diocesi di Takamatsu rilevano ispirazione e problemi nel Cammino Neocatecumenale

Qui sotto, la traduzione di un articolo pubblicato sul Settimanale Cattolico ("Katorikku Shinbun") del 13 luglio 2008, e ripubblicato sul sito web ufficiale della Conferenza Episcopale Giapponese (il testo in inglese è a questo link: Laity in Takamatsu find inspiration, problems in Neocatechumenal Way). Si tratta della seconda parte dell'articolo Priests working in Takamatsu oppose Neocatechumenal Way, già tradotto sulle pagine di questo stesso sito web a cui rimandiamo per la traduzione degli altri articoli e per un resoconto dettagliato della situazione in Giappone.


I laici della diocesi di Takamatsu rilevano ispirazione e problemi nel Cammino Neocatecumenale

Nonostante siano passati circa trent'anni da quando il Cammino Neocatecumenale è arrivato nella diocesi di Takamatsu, tale movimento e le sue attività rimangono sostanzialmente estranei ai cattolici giapponesi. Questo articolo, seconda e ultima parte di un'indagine sul Cammino, lo presenta attraverso le impressioni di coloro che lo hanno incontrato lungo gli anni. Sfortunatamente, i membri attivi del Cammino che abbiamo tentato numerose volte di intervistare, hanno seccamente rifiutato.

Dopo anni di coinvolgimento con la Legione di Maria, i Cursillos de Cristianidad ed altri movimenti ecclesiali, Hisako Ino, parrocchiana della chiesa di Imabari nella prefettura di Ehime, è stata legata al Cammino per dieci anni, a partire dal 1990. Dato che il Cammino era stato raccomandato dal parroco, la maggioranza dei parrocchiani - ad eccezione di quelli impossibilitati per impegni di lavoro - aveva cominciato a prendere parte alle attività del Cammino.

Come altri, la Ino partecipava agli incontri pomeridiani ed alla messa del sabato sera.

"Fino ad allora, ascoltavo la Parola di Dio a pezzetti e bocconi, ma ciò che apprendevo attraverso l'approccio neocatecumenale della 'storia della salvezza' divenne parte della mia fede", ha detto ricordando del tempo passato nel Cammino.

Gli incontri venivano tenuti nelle case dei membri del Cammino, e diverse volte l'anno vi erano raduni che duravano anche più di una giornata.

La Ino ha detto: "se contiamo i tempi per la preparazione, ci si incontrava tre o quattro volte alla settimana. Eravamo davvero tanto impegnati. Leggevamo le Scritture ed ascoltavamo i sermoni. C'è ancora gente che va avanti così".

Ed infatti alcuni si sono lamentati che quella frequenza di incontri portava via parecchie serate alla settimana, per cui i figli dei membri del Cammino soffrivano a causa di tutto quel tempo che i genitori spendevano altrove anziché con loro.

Alcuni incontri erano tenuti in alberghi lontani da casa, ed ai membri toccava coprire i costi.

La signora Ino ricorda: "ogni volta mi toccava pagare qualcosa come centomila yen" (equivalenti a circa seicento euro).

I neocatecumenali, man mano che avanzavano ai livelli successivi di appartenenza al Cammino, erano tenuti a dare un contributo economico.

"Mi veniva detto di vendere le mie cose e di dare i soldi al Cammino", ha detto la Ino.

Nel 1999 partecipò ad un incontro in cui si leggeva dal vangelo di Marco del giovane ricco a cui Gesù disse di rinunciare ai suoi beni. Dopo aver letto il brano, ad ogni persona presente fu chiesto: "Rinuncerai tu a tutti i tuoi beni?" La Ino rispose che era disponibile a rinunciare a qualsiasi cosa su cui lei e suo marito fossero d'accordo, ma non a tutto. Nell'incontro del giorno successivo le venne detto: "Voi coniugi Ino non dovete più venire qui". Ciò significò la fine del suo coinvolgimento col Cammino.

Ricordandolo, la signora Ino ha detto: "Ho sentito che ci sono molti livelli di appartenenza al Cammino, e se mai ci cadi, beh..."

Il Cammino ha dei "Catechisti itineranti" e delle "Famiglie in missione", laici che partono dalle loro comunità di origine su incarico del Cammino. Ve ne sono diversi anche in Giappone. La Ino si chiedeva se veramente queste persone abbiano dato via tutti i loro beni.

Le Famiglie in missione hanno infatti ricevuto parecchie critiche.

Nei primi anni novanta Yoko Imaizumi, parrocchiana della chiesa di Gunchu nella prefettura di Ehime, diede ospitalità a tali famiglie venute dall'Italia e da altri posti, presso di lei a Matsuyama.

Parlando di quelle famiglie ha detto: "Hanno un sacco di figli, ma non cercano lavoro. Non sono affatto un modello per i giapponesi che lavorano sodo per far crescere i loro figli".

Nonostante il Cammino abbia uno stile tutto suo nel celebrare la liturgia, stile che è stato assai criticato, la Ino ha detto che "dopotutto era bello vedere davvero lo Spirito".

E nel commentare le critiche al Cammino per il suo modo di spostare tutto all'interno delle chiese, ha aggiunto: "in molte chiese loro hanno cambiato tutto, ma è solo così che si può fare esperienza della loro liturgia".

Un laico di Ehime che ha chiesto di rimanere anonimo ha riportato il suo choc nel sentire i membri del Cammino cantare ad un funerale "Risuscitò! Risuscitò!" ritmata dalla chitarra, ed ha detto: "i non cristiani che erano lì devono aver pensato che c'era qualche nuova setta religiosa".

Chi non prende parte al Cammino ha espresso gravi riserve sul fatto che tale gruppo non mostra apertamente le sue attività. Yutaka Suzuki suppone che circa un terzo dei membri della sua chiesa di Sakuramachi a Takamatsu siano membri del Cammino ma, aggiunge, "in effetti io non ho idea di chi siano".

Anche quando vuole parlare con qualcuno del Cammino non riesce a trovare nessuno con cui parlarne.

"E' stato così per più di trent'anni", dice. "Certo, ci sono persone che dicono che hanno incontrato Cristo in quel gruppo, ma sono concentrati sempre più su sé stessi, per cui diventa impossibile avere una conversazione sincera con loro".

Oltre che a Takamatsu, ci sono preti del Cammino, Catechisti itineranti e Famiglie in missione in alcune altre diocesi giapponesi, comprese Niigata ed Oita. Ciononostante non c'è stato un aumento di battesimi in nessuna di quelle diocesi. Al contrario, il Cammino sembra voler diffondersi cooptando i parrocchiani già attivi.

Hiroshi Tada, che è stato alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) del 1993 a Denver, in U.S.A., racconta che fu invitato a prendere parte ad un incontro del Cammino il giorno dopo la fine della GMG. Questo parrocchiano della chiesa di Sakuramachi restò sorpreso quando sentì un annuncio che invitava tutti quelli che volevano essere preti o religiosi ad alzarsi dai loro posti (erano radunati nello spazio di un campo da gioco).

"Mi chiesi se quello fosse stato il modo di decidere su una vocazione religiosa", ha detto.

La Ino, che oggi ha ottantadue anni, riassumendo la sua opinione ha detto: "Abbiamo lavorato per l'imperatore (la nostra generazione). Abbiamo lavorato per la Chiesa. Abbiamo lavorato per i preti. Abbiamo fatto del nostro meglio per i preti a Takamatsu. Ma adesso le cose stanno andando male. (Quelli che sono nel Cammino e quelli che non vi appartengono) stanno tutti soffrendo. Se è un bene per la nostra parrocchia che il Cammino si fermi, non sarebbe ora che il Cammino termini davvero?"

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Un breve commento all'articolo sopra citato.

I neocatecumenali hanno creato in tutto il mondo gli stessi problemi. Anche in Giappone, infatti:

- invadono le parrocchie e le "neocatecumenalizzano", sprezzanti della tradizione e degli usi locali (cambiano gli arredi sacri, risistemano tutto alla maniera di Kiko, cancellano via tutto ciò che non è neocatecumenale)

- cooptano i parrocchiani anziché attivarsi per convertire altre persone (ancora una volta viene demitizzata la loro vantata implantatio ecclesiae e sbugiardati i loro slogan sui leggendari "fratelli convertiti dall'ateismo"): non si preoccupano minimamente dei non credenti, "non aumentano i battesimi"

- vengono visti dagli altri fedeli come un corpo sostanzialmente estraneo, come dei parassiti, ed i loro migliori esponenti vivono proprio da parassiti ("hanno un sacco di figli, ma non cercano lavoro..." queste persone avranno veramente dato via tutti i loro beni?)

- raccolgono enormi quantità di soldi con ricatti morali: ("voi coniugi Ino non dovete più venire qui"), per di più con grossi sprechi di denaro per le "convivenze" in albergo (trascurando anche in questo caso la libertà dei singoli ed il più elementare buonsenso)

- lo spreco è anche del tempo, a scapito dei doveri degli sposati: tra liturgie, incontri e preparazioni, se ne vanno "parecchie serate alla settimana", poco importa che siano i figli a farne le spese (bambini che non possono stare con i genitori);

- fanno attività nella massima segretezza, come una setta chiusa al mondo esterno: è impossibile avere con almeno uno di loro una conversazione sincera, senza slogan preconfezionati ma "cuore a cuore"; per di più le loro abitudini bislacche (come i funerali chiassosi accompagnati dalle chitarre, che è davvero gravissimo per la mentalità giapponese) li fa apparire come "una di quelle sette, di quelle nuove religioni";

- tutto questo è confermato anche da chi pur avendo lasciato il Cammino, non ne ha conservata un'opinione particolarmente critica; osserviamo anche che la signora ottantaduenne ha però qualificato come "Spirito" l'eccitazione collettiva delle liturgie neocatecumenali, confermando involontariamente il pessimo fondo dottrinale del Cammino. Perciò non tragga in inganno quel "trarre ispirazione" nel titolo dell'articolo.