sabato 31 maggio 2008

Metodo, metodo! Questione di metodo!

Carissimo,

tu ti chiedi perché prendiamo sul serio le critiche ai neocatecumenali, e contemporaneamente deridiamo le critiche all'Opus Dei.

(avevo scelto l'Opus Dei solo come comodo esempio; non appartengo all'Opus Dei, ma conosco e stimo diverse persone dell'Opus Dei, e tutte le persone di cui più ho fiducia la stimano; potrei scegliere altri esempi, ma ritengo che al momento questo sia il più lampante; ovviamente non intendo fare un trattato lunghissimo, ma solo una brevissima serie di confronti che ritengo significativi)

Le critiche all'Opus Dei vengono per la maggior parte da ambienti ostili alla Chiesa (sia esterni, per esempio per motivi politici, poiché membri dell'Opus Dei sono direttori di banche, ministri di governo, ecc.; sia interni alla Chiesa, per esempio da parte di chi detesta lo stile "tradizionale" delle loro liturgie, il loro rigore su questioni dottrinali, ecc. Inutile precisare che la maggioranza assoluta delle critiche provengono da ambienti esterni).

Le critiche al Cammino Neocatecumenale vengono per la maggior parte da ambienti interni alla Chiesa.

L'Opus Dei ha ricevuto diversi appellativi: "una chiesa nella Chiesa", una "massoneria bianca", una "setta". Pressoché le stesse accuse che si fanno al Cammino.

Ma l'accusa di comportamento settario ha diverso valore se proviene da nemici della Chiesa piuttosto che dalla stessa gerarchia ecclesiastica.

L'Opus Dei è detestata per la tradizione di rigorosa obbedienza al Papa. Il Cammino è detestato per la tradizione di impenitente disobbedienza al Papa e ai vescovi.

La «segretezza» dell'Opus Dei è discrezione (cammino di santità senza ostentazione). La segretezza del Cammino è invece per proteggere le proprie stravaganze liturgiche e dottrinali dagli interventi legittimi e necessari della Chiesa stessa.

Le celebrazioni dell'Opus Dei seguono pienamente il Messale. Quelle del Cammino no. L'Opus Dei ha sempre avuto elogi sulla liturgia. Il Cammino ha sempre avuto rimbrotti sulla liturgia, perfino dal Papa (nella "lettera di Arinze").

Sì, anche i membri del Cammino sono contro l'aborto, contro la dissoluzione della famiglia (o almeno, si dichiarano contro la dissoluzione della famiglia), ecc., ma questo non giustifica lo strazio liturgico e le eresie.

Potrei proseguire a lungo, ma mi fermo qui.

Sono certo che anche nell'Opus Dei vi sarà qualche pessimo elemento. Sono certo che anche tra i Neocatecumenali vi è qualche ottimo elemento. Ma in entrambi i casi si tratta dell'eccezione: l'indirizzo generale di entrambi gli ambienti è abbastanza chiaro.

Di fronte a una pecorella ribelle, prima o poi i metodi delicati non bastano più. Verso il Cammino è stata già utilizzata tutta la carità possibile ed immaginabile. I risultati sono nei documenti di tanti vescovi "Faraoni", dai primi anni ottanta ad oggi: il Cammino è sempre un problema.

E ci sono anche quelli che non scrivono documenti: tanti vescovi che a malapena sopportano il Cammino, ma che non perdono occasione di ripetere ai neocatecumenali le cose semplici ed essenziali della fede.

Attenzione: non sto citando le testimonianze dei "fuoriusciti", sarebbe comodo. Mi riservo di citarle quando lo riterrò necessario, ma la mia base sono ciò che hanno visto i miei occhi, ciò che hanno sentito le mie orecchie, e in modo particolare ciò che hanno scritto del Cammino persone serie e qualificate (mons. Landucci, padre Zoffoli, mons. Bommarito, ecc., non sono certo "fuoriusciti" del Cammino, non sono certo impreparati quanto a dottrina e liturgia).


Ora, tu sei in una situazione difficile.

Tu vuoi bene a delle persone che, volontariamente o involontariamente, ti stanno ingannando.

Vuoi bene a delle persone che hanno più volte dimostrato di voler venderti per oro fino tutto ciò che ha un vago colore giallo.

Ti vendono per "iniziazione cristiana" una roba che è in realtà un'iniziazione al Cammino, cioè una setta. Ti vendono un cucchiaio per mangiar spaghetti: certo, con un po' di sforzo puoi mangiare spaghetti usando un cucchiaio, ma è ovvio che bastava una comunissima forchetta, come tutti gli altri. Il cucchiaio ti "scuote", ma non ti facilita la vera adesione alla Chiesa, non ti semplifica il vero cammino di fede. Anzi, te lo complica. Ti rende il cammino un "Cammino" pluridecennale, in cui è la struttura esterna a governare la tua fede, e non viceversa (ed infatti ci sono le "tappe", che sono tappe intermedie, non sono approfondimento). E tu, coinvolto emotivamente in quell'ambiente, continui a non domandarti come mai ti rifilano un cucchiaio anziché una forchetta, continui a non domandarti come mai occorre mantenere tanta distanza tra la prassi del Cammino e la prassi normale della Chiesa.

Vuoi bene a delle persone che considerano la tua fede una cosa da gestire a tappe. Ti vendono la patente di "cattolico adulto" che richiede decenni di preparazione (laddove abbiamo esempi di santità anche da bambini di sei anni: la fede non si "costruisce" a suon di passaggi e scrutini). Ti vendono continuamente slogan di compatibilità con la Chiesa, slogan sempre più complicati, spiegazioni e scuse sempre più complesse (ogni menzogna, per reggersi in piedi, ha sempre bisogno di altre e più complicate menzogne).


Noialtri, qui, siamo "rei" di fartelo notare, siamo "rei" di non sostituire la verità con un compromesso (ciò che in genere si cerca pomposamente di chiamare "dialogo" oppure "la verità nella carità"). Siamo "rei" di aver accettato il parere documentato di sacerdoti affidabili, come quelli poc'anzi citati. Siamo "rei" di aver visto in quei pareri e nei documenti di numerosi vescovi le stesse identiche critiche che facevamo al Cammino unicamente in base alla nostra esperienza. Siamo "rei" di sfidarti a dimostrare il tuo attaccamento alla Chiesa anziché al Cammino, per esempio obbedendo da subito alla lettera del cardinale Arinze.

Tu stimi e ami persone che ti hanno sempre ingannato e che ancora oggi ti ingannano: ti propongono per "in piena comunione" qualcosa che è rinomato per la disobbedienza, ti propongono per "approvato" quelle liturgie sempre più disapprovate, ti propongono per "cattolico" strafalcioni dottrinali, cupo pessimismo e allegria di facciata, insalatone misto di paroloni ebraici, slogan da stadio (come se il numero fosse garanzia di qualità), ti vendono per "fede" ciò che è un'esperienza molto religiosa, molto emozionante, ma tutt'altro che di vera fede cattolica, ecc.

Vado su qualche sito internet neocatecumenale (per esempio Catechumenium) e vedo che ti imbottiscono di slogan: mettono una vecchia foto di Kiko e Ratzinger a tavola, e scrivono "Kiko da sempre in perfetta comunione col Papa". Ma che gran logica, eh? il Papa sarebbe in "piena comunione" vita natural durante con chiunque abbia pranzato almeno una volta? Già, la comunione con Kiko è talmente perfetta che il Papa dà una gran bella botta di freni alle liturgie che Kiko il visionario da quarant'anni sta promuovendo. La comunione è talmente perfetta che lo Statuto è stato ripetutamente bocciato prima di ricevere almeno un'approvazione temporanea. La comunione è talmente perfetta che all'approvazione dello Statuto, papa Giovanni Paolo II trascurò per mesi tutta la faccenda. La comunione è talmente perfetta che tutti i vescovi che hanno criticato il Cammino non sono stati mai rimproverati da nessuno (fuorché dai neocatecumenali). La comunione è talmente perfetta, che Kiko può permettersi di sindacare davanti al Papa e mezzo milione di testimoni oculari: "ma quanto è difficile che i vescovi capiscano che hanno bisogno del Cammino!"

Ti stanno ingannando. Ma la colpa è anche tua, che – come loro – ti dichiari pienamente cattolico (intendendo: "ciò che faccio deve essere approvato") e insisti a non vedere e capire ciò che vedono e capiscono tutti gli altri cattolici: i documenti dei "Faraoni", la lettera di Arinze, ecc.

È mai possibile che un cammino "valido" per i "tempi odierni" abbia bisogno di mezzucci e stratagemmi per proseguire? Un piccolo esempio: Kiko, il 22 febbraio 2006, dice che è stata la stampa a presentare la lettera di Arinze come una "bastonatura" al Cammino, e dice che la lettera contiene invece esattamente le cinque cose che lui voleva, e conclude pateticamente con la quinta cosa: «...e per la comunione, ci dà due anni». Se lui voleva quelle cinque cose (che stanno in tutti i documenti già approvati per tutta la Chiesa, e stanno nel Messale in uso presso tutta la Chiesa), perché mai ha dovuto aspettare la lettera di Arinze per accorgersene? E quand'è che avrebbe mai detto che gli sarebbero bastati un paio d'anni per la Comunione ridotta a cenetta in osteria? Dopo quarant'anni che la promuove, invece di chiederla per sempre, si accontenta dei due anni?

Oppure, più semplicemente, è un patetico e maldestro tentativo di non ammettere che la lettera di Arinze è una vera bastonatura, dovuta a veri errori, che veramente il Papa non ne poteva più di sopportare?

Perché mai Kiko il visionario, che va in giro a dare lezioni di "santa umiltà" ai pontefici, a dicembre 2005 non ha avuto quel minimo di umiltà di dire che aveva sbagliato? «Fratelli carissimi, al Papa non piacciono le nostre Messe. D'ora in poi faremo come vuole lui: obbedire al Papa val più delle nostre tradizioni ed intuizioni».

Non l'ha fatto. L'avesse fatto, in tantissimi avremmo cambiato idea su Kiko e sui neocatecumenali. Avremmo visto per la prima volta un Kiko capace di obbedire, un Kiko umile, un Kiko che ama più la Chiesa che le proprie idee. Magari qualcuno avrebbe perfino sospettato che Kiko stesse scherzando, visto il caso unico nella storia del Cammino (molto osannanti, poco obbedienti), visto il clamoroso dietrofront possibile solo alla fede dei semplici (quella non "adulta", perché per il regno dei cieli occorre essere come dei bambini).

Non l'ha fatto, e ha anzi insistito nell'ingannare te e tutti i tuoi adorati neocatecumenali.

Il Cammino si fonda sulla superbia di Kiko e sull'inganno. Sulla superbia: considerare le proprie idee superiori a ciò che trasmette la Chiesa. Sull'inganno: conseguenza necessaria, perché ciò che insegna la Chiesa è noto, e non conviene "giocare a carte scoperte".


Qui non si tratta di fare l'esamino dei peccatucci di Kiko, o di quanti rosari si porta tra i pantaloni, ma l'esame di questioni liturgiche e dottrinali.

Molti grandi eretici avevano una grande esperienza religiosa ed una vita spirituale impeccabile: povertà, castità, obbedienza, preghiera, ecc., ma poi diffondevano errori dottrinali madornali (travestiti da "purificazione" della fede, travestiti da "cambiamento" in positivo, travestiti da "spiritodelconcìlio", ecc.)

Non basta ostentare una grande esperienza religiosa e una vita spirituale impeccabile. Al tempo di san Francesco d'Assisi, c'erano molti altri che facevano e dicevano le stesse cose, ma che finirono o nell'eresia, o nell'oblio. La grandissima differenza tra loro e Francesco d'Assisi era nel fatto che per quest'ultimo era più importante obbedire al Papa che agire di testa propria.


Come vedi, non è per amore di "gossip" che facciamo tutto questo. È per amore dell'unica vera Chiesa, ai suoi insegnamenti, alla sua liturgia: non possiamo straziare a piacere ciò che Cristo stesso ci ha donato, ciò che la Chiesa stessa ci ha tramandato.

Sono personalmente del tutto certo del "terremoto interiore" di Kiko, della sua grande esperienza spirituale, e del fatto che non veda l'ora di promuoverla.

Ma sono anche altrettanto certo che la spiritualità in questione non è quella giusta, poiché dietro tanti paroloni ("umiltà", "lode", ecc.) cova una disobbedienza sistematica, covano convinzioni che odiano profondamente la correzione della Chiesa, covano errori che pretendono di essere riconosciuti dalla Chiesa come se fossero verità rivelata da Nostro Signore stesso.

Tu dici che nel Cammino non ci sono storture ma, tanto per tornare al solito esempio delle "confessioni pubbliche", puoi dirlo solo cambiando il nome alle cose per nasconderne la vera natura. Esattamente quel che hanno fatto gli eretici di tutti i tempi. L'aprirsi davanti agli altri, per di più in un momento liturgico o paraliturgico, scoperchiare le questioni in foro interno, sia pure con delicatezza, è pericoloso. Pericoloso perché prima o poi qualcuno finisce per confessare davvero. Ed infatti è proprio ciò che è successo - guarda caso - negli ambienti neocatecumenali. Tu neghi l'esistenza delle "confessioni pubbliche", ma sei smentito proprio dal fatto che affermi la bontà delle "risonanze", delle "testimonianze", degli "interventi" più o meno "spontanei" (sappiamo già quanto può essere "spontaneo" un intervento indotto da un ambiente emotivamente coinvolgente), che finiscono per essere proprio delle "confessioni pubbliche" che scarnificano le coscienze (perché a furia di sentir confessioni pubbliche, prima o poi qualche catechista cominciò a gestirle e... il resto è storia degli ultimi quarant'anni).

Tu dici che nel Cammino non ci sono errori dottrinali, ma il tuo è un grido disperato, perché a fronte della pubblicazione commentata in dettaglio delle "catechesi segrete", ancora nessuna condanna è mai venuta dai neocatecumenali (che si scherniscono preventivamente dicendo che "Kiko non ha scritto nulla", trascurando il fatto che Kiko non ha mai condannato quelle idee, che anzi vengono addirittura vantate per "approvate" dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: e sappiamo bene, anche da eventi recentissimi, in cosa consistano gli slogan neocatecumenali gridati ai quattro venti).

Kiko continua a propalare la stessa mentalità e gli stessi errori, magari talvolta ammantati di un'aura di legalità perché ci si infila a forza qualche citazione del Catechismo (come quando ci fu la seconda sonora bocciatura dello Statuto, nell'autunno del 1999).

Tu stesso potresti prendere le distanze da ciò che campeggia in quegli Orientamenti (più che del diavolo, sono opera del fanatismo ignorante di due stolti che confusero la loro capacità di convincere gente con la garanzia della soprannaturale bontà di ciò che elucubravano al momento).

Tu stesso dovresti riconoscere lo spirito settario, la puzza di gnostico, l'inganno perpetrato ai tuoi danni. Arriva la fatidica "lettera di Arinze", e che succede? Niente, silenzio. Minimizzazione, silenzi, banalizzazioni. Arriva alla stampa, e che succede? Niente, minimizzazioni, banalizzazioni. Gennarini s'incarica di interpretarla a modo suo: comicamente, l'agenzia Zenit pubblica la lettera e l'intervista, stridenti fino all'inverosimile. Questo è il metodo neocatecumenale: settarismo alla carlona (evidentemente i vertici hanno scarsa stima dei neocatecumenali di livello più basso: bah, semplicioni, cui si può ben rifilare un'intervista di Gennarini).

Il metodo gnostico per eccellenza: ai neofiti diamo in pasto una bella immagine di compatibilità con la Chiesa, e man mano che vanno avanti gli precisiamo che quando dicevamo certe cose facevamo sul serio. Nel frattempo che propaliamo gli slogan sulla compatibilità e l'obbedienza, continuiamo ad insistere sui nostri contenuti: le catechesi di Kiko e Carmen sono la base da cui attingere, base mai smentita, base mai corretta, base sempre promossa e mai rinnegata. Il neocatecumenalismo di qui è uguale a quello australiano, a quello del Baltico, a quello africano, a quello spagnolo e italiano.

Lettera di Kiko, Carmen e don Mario Pezzi al Papa, datata 17 gennaio 2006: si dichiarano contentissimi delle norme, pieni di gratitudine, e due righe dopo scrivono che i loro svarioni liturgici avrebbero portato la gente "dalla tristezza all'allegria". Si dichiarano contentissimi e grati, e poi dichiarano che la Messa-cabaret che il Papa ha chiesto di eliminare, sarebbe invece una cosa buona. Dalle mie parti questa è considerabile non meno che un'esplicita dichiarazione di disobbedienza. E se tu sei d'accordo col contenuto di quella lettera, ti stai associando al loro errore: l'errore di considerare i vertici del Cammino superiori allo stesso Papa.


Ti stanno ingannando. Ti hanno propalato un minestrone di verità ed errori: e sai bene che la verità mischiata all'errore è uguale all'errore.

Ma anche se tu prendessi le distanze da quegli orientamenti, anche se tu chiedessi che le celebrazioni neocatecumenali fossero quelle di tutta la Chiesa (senza tavole imbandite, senza cabaret, senza protrarsi per ore intere, senza isolarsi dal resto dei cristiani, ecc.) resta il fatto che i tuoi beneamati catechisti continueranno a proporti quello stesso genere di errori, figli della superbia conclamata di Kiko.

Se io fossi il diavolo tentatore di Kiko, non gli suggerirei direttamente errori e disobbedienze, ma insisterei sempre e solo sulla superbia: «se ti perseguitano, è perché hai ragione: non devi domandarti chi e perché ti perseguita, ma devi solo pensare "ho ragione"».

Se io fossi il tuo diavolo tentatore, non ti suggerirei grandi peccati, ma ti suggerirei di ripetere a te stesso che ami la Chiesa grazie al Cammino, ti infonderei certezze, ti farei perfino pregare di più e partecipare con più fervore alle liturgie... neocatecumenali, s'intende: la Messa normale è solo per i "cristiani della domenica", per te la vera Messa, la Messa più appetibile, è solo quella della «Trattoria da Kiko, prezzi modici», con tavolone centrale e Comunione storpiata. Al demonio, in realtà, non è che dia troppo fastidio la preghiera o il fervore nel difendere la Chiesa: al demonio è sufficiente che ci sia qualche errore in campo dottrinale e liturgico, e che tali errori non vengano mai scalfiti dalle circostanze. Per il demonio è una vittoria strepitosa farti considerare la Comunione come un allegro banchetto (banalizzazione dell'Eucarestia: cosa può chiedere di più il demonio?)

C'è un proverbio, da queste parti, che suona pressappoco così: «il medico pietoso ottenne solo di far morire il paziente». È esattamente il motivo per cui, dopo aver tentato con le "buone", si passa alle "cattive" - ai metodi, cioè, di monsignor PierCarlo Landucci, di padre Enrico Zoffoli, di don Elio e don Gino e di quanti altri hanno osato parlar chiaro non appena verificato lo scempio, senza annacquare di insulso irenismo le proprie considerazioni.


Tu critichi padre Zoffoli dicendo che avrebbe visto negli Orientamenti un «nuovo catechismo», dici che Kiko non avrebbe scritto nulla, ecc. Ma sei sicuro che sia davvero così? Come avrebbero fatto quegli errori dottrinali e liturgici a diffondersi sistematicamente ovunque il Cammino abbia messo piede? Il solo fatto che vescovi di tanti posti diversi, di sensibilità diverse, di epoche diverse, abbiano criticato sempre le stesse cose del Cammino, indica non solo che quegli Orientamenti sarebbero "il nuovo catechismo neocatecumenale", ma anche l'assenza più totale di correzioni nel momento in cui pervenivano critiche concrete. Diamine, dal 1983 al 2002, da mons. Foresti a mons. Bommarito, si critica il pessimismo e la scarnificazione delle coscienze, significherà pur qualcosa!

Dici che non trovi serie divergenze dottrinali con altri ambienti. Ma sareste disposti, per esempio, a celebrare la Messa in latino secondo l'indulto di Giovanni Paolo II? Come avete accolto la questione della Messa di san Pio V, di cui si è parlato in queste settimane sui giornali? (quella sì che sarà un metro di misura, perché è esattamente ciò che Kiko ha sempre criticato: il celebrante che dà di spalle al popolo, il popolo in adorazione, la maestosità della liturgia, la lingua latina, la Comunione ricevuta in ginocchio e solo alla bocca, la tradizione di venti secoli interi di cristianesimo...)

No, è evidente che voi non l'accetterete neanche se vi venisse imposta: per voi la Messa è una chiassosa mangiata in compagnia, non la "ripetizione incruenta del sacrificio": il banchetto può ben essere cabarettistico, ballato e suonato, il Pane consacrato può ben essere trattato alla carlona... il tutto coperto dalla vergognosa (e falsissima) scusa delle "prime comunità cristiane", come se tutto ciò che la Chiesa ha fatto e capito e spiegato per venti secoli sia da buttare.

Il Sacrificio Eucaristico, invece, implica una presenza seria, consapevole, commossa, di fronte a Gesù Cristo presente in ogni frammento delle ostie consacrate (per cui non c'è bisogno di mangiare una pagnotta intera per fare la Comunione).


Xavier Léon-Dufour è un biblista da tempo “passato di moda” e ormai dimenticato in quanto di idee eretiche. Nel 1971 costui pubblicò il libro Resurrection de Jesus et message paschal (cioè “resurrezione di Gesù e messaggio pasquale”; edizioni Du Seuil, Parigi, 1971) che insinuava a pagina 252 che non ci sarebbe stata la “rianimazione” del corpo morto di Cristo (proprio il contrario di ciò che è affermato nei numeri 657, 645 e 646 del Catechismo della Chiesa Cattolica), spingendosi addirittura alla dichiarazione ambigua che la Resurrezione sarebbe “un fatto, ma non un evento storico” (il che sarebbe umoristico se non fosse così smaccatamente eretico; il n.639 del Catechismo, peraltro, afferma invece che è storico: «Il mistero della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate»).

Dufour è dimenticato ovunque... tranne nel Cammino. La Hernández si è sempre ispirata sommamente a quel tizio, tant'è che tra voi neocatecumenali circola ancora un dizionario del cristianesimo da lui scritto.


Quelle maledette catechesi neocatecumenali scuotono la gente, ma non nella direzione giusta. Scuotono un'esperienza religiosa, ma che non ha molto a che spartire con l'esperienza cattolica. "Scuotere" non basta: occorre insegnare la vera fede. E invece voi scuotete, scuotete, e ancora scuotete. Scuotimento perpetuo. La Chiesa utilizzata come "ente approvatore" del Cammino. Tanta Bibbia, e niente catechismo. Kiko ha detto questo, Kiko ha detto quello, Carmen qui, Kiko là. È un inganno, è l'inganno neocatecumenale, e tu – purtroppo – per motivi di affetto (e ancor più per le emozioni provate finora) ci sei dentro, dentro fino al collo e oltre.

Parli dei canti del Cammino? Vuoi veramente aprire il discorso su quegli orrendi canti del Cammino?

Il canto è espressione artistica, e non un semplice accompagnare parole e suoni (per giunta strimpellando una chitarrella "alla maniera di Kiko"). Nella liturgia il canto è stato inserito per renderla ancora più maestosa, non "per far cantare il popolo". In teoria, il popolo che canta durante una liturgia, lo fa per renderla più bella, più solenne: non lo fa "tanto per cantare".

Il primo canto neocatecumenale che sentii fu "Risuscitò". Orbene, fin dalla prima volta che l'ho sentito (non sapevo neppure che era un canto di Kiko) ebbi la nettissima impressione di un canto piagnucoloso, di una rara cupezza, che parla (parla?) della Risurrezione. La Risurrezione, l'evento storico per eccellenza, e i neocatecumenali lo cantano con un decrescendo funereo, che più funereo e triste è difficile immaginare. Anzi, non è un canto, ma è un mantra – come tanti altri canti ultra-ripetitivi in uso nel Cammino. La musica tradisce evidentemente l'idea che si ha dell'argomento che si sta cantando: l'evento centrale della storia della salvezza è ridotto a una cupezza colossale. Ci mancano solo le lacrime (di tristezza) quando si arriva al versetto "alleluia". Diabolica associazione tra la tristezza e la salvezza: veramente diabolico.

E quell'altro canto, sulla "shekinàh" del Signore? Oltre che cupo, è anche fastidioso. Come se fosse composto da una persona isterica che grida in modo da esorcizzare ciò che dice, allontanare ciò che nomina. La Madonna ridotta a qualcosa di fastidioso, di cui liberarsi, come attraverso le urla di una persona colta da esaurimento nervoso. Diabolico, veramente diabolico: l'uso del termine "shekinàh" rende poi la Madonna qualcosa di mitologico, di estraneo, di lontanissimo. La Corredentrice allontanata e banalizzata. Avete mai sentito qualche canto mariano normale? La Salve Regina cantata in latino, le varie versioni cantate (in latino) dell'Ave Maria, l'Ave Maris Stella, ecc.: che abisso di differenza!

Talvolta si dice "dimmi cosa canti e ti dirò chi sei": le vostre ridicole schitarrate da suonatori di bongo di tribù barbare e sottosviluppate ("cavallo e cavaliereeee!") vi qualificano ampiamente. Ecco perché ritengo più che appropriato il termine tribalismoper le vostre liturgie.

Quanto ai canti per la liturgia, nelle parrocchie c'è generalmente una pessima tradizione (non tutti hanno laude medievali, gregoriano, ecc., non tutti hanno cori polifonici, persone che cantano per qualcosa di diverso che il mettersi in mostra, ecc.) Ma lo sfascio neocatecumenale va ben oltre le peggiori parrocchie che io abbia mai visto.


Infine: non ho scritto da nessuna parte che Kiko, il 3 giugno 2006, avesse parlato a nome di tutti i movimenti. Al contrario.

Del resto, il discorso di Kiko del 3 giugno è fin troppo chiaro: «ecco la missione del Cammino Neocatecumenale».

Vai a rileggerti attentamente la pagina di commento a quel discorso solenne.

Ho letto e riletto (e ancora riletto e meditato) quel discorso di Kiko, prima di mandare l'articolo al sito Verità sul Cammino Neocatecumenale.

Non ho bisogno di acrobazie verbali per sostenere la mia posizione. Bastano le parole di Kiko stesso.

Parole che pesano non come pietre, ma come macigni. Kiko il visionario sapeva bene cosa stava per dire e a chi stava per parlare.

A mia memoria, è la prima volta in assoluto che un leader di un movimento si lamenta pubblicamente dal Papa, insultando i vescovi perché "non capiscono", per giunta in un'occasione importante come quella, davanti a tutta quella gente, e per di più affermando che la Chiesa abbia "necessità" di ciò che ha fondato lui.

Niente male come ennesima dimostrazione della propria superbia.

E tu lo stai seguendo, lo ami, lo segui, consideri importantissima ogni cosa che dice, anche quando l'evidenza ti suggerisce il contrario.

Se io fossi il tuo diavolo tentatore, ti farei continuare così, e per metterti a posto la coscienza ti concederei perfino di partecipare a tante cattolicissime iniziative contro l'eutanasia, l'aborto e tutto il resto (a quelle il demonio opera altrove; nel caso in esame è la tua anima che il demonio vuol guadagnare). Ti farei perfino usare il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle tue catechesi, purché tu continui a considerare fondamentale la Sintesi Kerigmatico-Catechetica ricevuta dal Cammino. Ti farei perfino apprezzare il rosario (naturalmente in versione neocatecumenale, mica come "i cristiani della domenica"), purché tu resti affezionato alle interminabili Messe-messinscene neocatecumenali, dove il Sacrificio Eucaristico è ridotto a una mangiata chiassosa nella "Trattoria da Kiko, prezzi modici".

Auguri.