Un'opinione sulla notizia Vescovi giapponesi contro il Cammino Neocatecumenale.
Dagli articoli che ho parzialmente tradotto, non si capiva che i vescovi giapponesi giunti a Roma erano quattro (si parlava solo di una "delegazione", in cui erano presenti evidentemente l'arcivescovo di Tokyo e il vescovo di Takamatsu).
Se hanno avuto bisogno di rivolgersi al Papa in persona, è evidente che le pressioni sono notevolissime, e che non avevano altra via d'uscita.
Da parte mia, posso ipotizzare che lo sparuto manipolo di preti neocat sparsi per il Giappone abbia minacciato di lasciare in blocco le parrocchie (con le gravi conseguenze che possiamo immaginare, in un paese dove i preti scarseggiano).
Una volta, quando c'era abbondanza di preti, i parroci avevano il terrore di essere allontanati dalla parrocchia, e pertanto obbedivano.
Oggi, in Giappone (e perfino in Italia, dove ci sono ancora 55mila preti), i parroci che vogliono disobbedire possono comodamente minacciare le dimissioni (lasciando ai vescovi delle brutte gatte da pelare): dopotutto non perdono mica lo stipendio (anche in Giappone ci sarà una sorta di "sostentamento clero")... e nel caso dei neocat, saranno rilocati comodamente altrove dai loro super-catechisti, con la scusa della missione, attraverso qualche vescovo compiacente (dopotutto anche i neocat sono a corto di preti).
Se questa ipotesi è fondata, i vescovi avranno chiesto al Papa una dozzina di preti non-neocat, capaci di parlare il giapponese almeno per quel che serve nell'amministrare i sacramenti. Solo che oggi è un bel problema trovarne... e questo spiegherebbe come mai papa Benedetto XVI non avrebbe ancora chiuso la questione (ma sappiamo già quale è il suo "stile": lento ma implacabile).
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