lunedì 26 maggio 2008

La minaccia mafiosa di Carmen Hernández

Dal discorso ufficiale di Carmen Hernández alla presentazione degli Statuti del 2002:

«La lotta che abbiamo sostenuto ha fatto bene a lui e a noi, e anche a questo Pontificio Consiglio che avrà un futuro immenso, appoggiando il cammino neocatecumenale» (Carmen Hernández).

(Fonte della citazione: il sito ufficiale del Cammino Neocatecumenale: discorso di Carmen alla presentazione dello Statuto (giugno 2002)).

Non so a voi, ma a me pare una specie di minaccia mafiosa. Cosa può mai significare che il Pontificio Consiglio per i Laici, appoggiando il Cammino Neocatecumenale, «avrà un futuro immenso»? E se il Pontificio Consiglio andasse avanti in maniera equilibrata, senza voler favorire il Cammino, cosa succederebbe? I componenti del Pontificio Consiglio perderanno qualche premio, prebenda e benefit?


Oh, no! Kiko ha dei "seguaci" (ah, ah, ah!) perfino in campo "artistico" (ah, ah, ah, ah!) Notizia riportata dal terrificante Catechumenium, per i soli amanti del grottesco dotati di stomaco d'acciaio, articoletto che contiene anche perle apocalittico-insinuatorie come questa: «E il parroco nota, senza commenti, una coincidenza: Kiko lo ha realizzato proprio il giorno in cui il Papa si recava in pellegrinaggio al santuario del Volto Santo di Manoppello.».

Se fossi stato io il parroco, avrei notato, senza commenti, una coincidenza: Kiko stava terminando di realizzare quell'opera pittorica proprio il giorno in cui la Massoneria apre i suoi lavori ogni anno, il 20 settembre, che è anche giorno dell'attacco a Roma che segnò la distruzione dello Stato Pontificio. Senza commenti, una coincidenza.


Uno di voi neocatecumenali ha detto:

«La Croce! Quante volte sono scappato dalle mie croci e mi sono ritrovato perso, impotente, insaziabile, insoddisfatto, spesse volte schiacciato. Quando ho cominciato ad accettarle, subito mi sono sentito sollevato: fare la volontà di Dio, accettando ciò che a noi sembra Croce, ma é il mezzo per raggiungere Lui, significa ... viaggiare in prima classe!»

(notare l'accento sbagliato sulla parola "è").

Dunque, vediamo:

per "viaggiare in prima classe" bisogna accettare le proprie "croci" (che però non sono tali ma "sembrano" tali), perché queste sono "il mezzo" per raggiungere Dio, altrimenti anziché "sollevati" ci si sente persi, impotenti, insaziabili, insoddisfatti, e qualche volta perfino schiacciati.

Sembra intendere che la via per raggiungere Dio consista nel crogiolarsi nella propria sofferenza: una "religione del dolore"! In primo piano, nella vita del neocatecumenale, c'è il dolore.

Ma nella vita del cristiano, non è così. Il dolore è una condizione, è una circostanza, attraverso la quale il cristiano è chiamato a Cristo.

In primo piano c'è dunque la tensione verso Cristo, non il dolore!

Tutte queste menate sul dolore intristiscono il neocatecumenale, che si definisce cristiano e poi fa un'interminabile menata sulle "croci" (più o meno "gloriose").

Di Nostro Signore vedono solo la Croce, e non vedono nient'altro (come se quella sofferenza fosse da accettare e basta: fatalismo).


Passo ad altro.

Argomento importante!

Le osservazioni canoniche dell'avvocato Adelchi Chinaglia sono costruite sul discorso di Giovanni Paolo II del 24 gennaio 1997.

Vengono raccolte tre indicazioni basilari favorevoli al Cammino.

Ma a leggere il testo di Chinaglia, si deduce che ha fatto una brutta forzatura: non affatto è detto che Giovanni Paolo II intendesse approvare un "itinerario" anziché un'associazione. Le stesse parole che cita Chinaglia, possono benissimo essere riferite ad un'associazione di fedeli denominabile "Cammino Neocatecumenale".

Chinaglia, infatti, per sostenere la sua versione, è costretto anche lui ad estrapolare quel «Riconosco il Cammino» del 1990.

A questo punto (il tempo è tiranno) dovrei andare avanti a smontare il resto degli asserti, ma visto che l'avvocato Chinaglia parte col piede sbagliato, mi sembra improbabile che il resto di ciò che ha scritto sia fondato. Vado allora a leggermi il discorso di Giovanni Paolo II sopra citato, su cui Chinaglia si è basato.

L'avvocato Chinaglia avrebbe dovuto raccogliere un'altra "indicazione basilare" (prima delle tre che ha riportato lui) dallo stesso discorso di Giovanni Paolo II.

Del Cammino, Giovanni Paolo II aveva infatti detto: "La sua storia si iscrive nel contesto di quella fioritura di movimenti e di aggregazioni ecclesiali che costituisce uno dei frutti più belli del rinnovamento spirituale avviato dal Concilio Vaticano Secondo."

Dunque, secondo Giovanni Paolo II, il contesto del Cammino è quello dei movimenti ed aggregazioni ecclesiali. I quali, come lo stesso Papa aveva scritto nella Redemptoris Missio al nr.72, si devono inserire «con umiltà nella vita delle Chiese locali» (solo così possono essere «un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione» ecc. ecc.)


A proposito dell'ipotesi «prelatura personale» al Cammino: Dio ce ne scampi e liberi!

La prelatura personale è una sorta di diocesi senza limiti territoriali. Dunque, il prelato (vescovo) che ne è a capo, ha piena libertà di incardinare sacerdoti, di ordinarne, ecc., ha tutte le libertà che ha un vescovo con la propria diocesi (decide sulla liturgia, sul piano pastorale, ecc.)

L'unica prelatura personale attualmente esistente è quella dell'Opus Dei, ed è meritata poiché l'Opus Dei ha una tradizione di rigorosa obbedienza al Papa, ed è necessario che sia una prelatura a causa delle vicende storiche della nascita e dello sviluppo dell'Opus Dei (osteggiata sul piano civile, presentandola come una "setta", e la campagna di denigrazione continua ancor oggi, per esempio con quel filmetto cretino basato su quel libercolo idiota scritto da quell'autore che è diventato famoso solo per quella robaccia).

Esistono, per quel che io conosco, almeno altri due ambienti che potrebbero meritare il privilegio di essere costituiti in prelatura personale (il che garantirebbe loro un po' di libertà "pastorale" in più), ma a quanto mi risulta non hanno chiesto una cosa del genere (non si va a chiedere al Papa ciò che non è davvero assolutamente indispensabile: anche questo è un tratto della virtù dell'ubbidienza).

Il Cammino invece ha fatto manovrine e manovrette, tempo fa, per ottenere lo status di prelatura personale. Lo ha riportato Sandro Magister. Se per assurdo in Vaticano fossero tutti impazziti e l'avrebbero concessa, avrebbero creato una "chiesa nella Chiesa", avrebbero creato un'intoccabile ambiente che poteva fregiarsi del titolo di "cattolico" e fare i propri porci comodi avendo a disposizione un vescovo (presumibilmente Mario Pezzi, o qualche altro vescovo super-favorevole al neocatecumenalismo) per sfornare preti neocatecumenali e installare comunità del Cammino ovuvnque e senza più alcun ritegno, senza più la necessità di tenersi buono il vescovo diocesano di turno.

Per chi è ostinato nella disubbidienza e nell'errore (liturgico e dottrinale, mica poco!), ogni ulteriore concessione di libertà è un promuovere altre disobbedienze e altri errori (anche al di fuori del Cammino).

Per questo la Santa Sede ci va cauta col Cammino, per questo il neocatecumenale intelligente e sinceramente attaccato al Papa (non so quanti ne esistano, e se esistano) non avrà nulla da festeggiare con l'approvazione dello Statuto, anche qualora fosse approvato in via definitiva.