lunedì 7 luglio 2008

I frutti della superbia e della menzogna dei neocatecumenali

Non volevo tornare sul caso Lefebvre, ma ti ricordo che l'inferno si può "meritare" anche con un solo peccato mortale. Lo so bene che c'è un abisso tra l'imbianchino spagnolo e Lefebvre. Ma questa differenza non mi consente di considerare quest'ultimo un grande vescovo e maestro, poiché (ed in modo più spettacolare di Kiko) a tutti gli effetti ha deliberatamente e coscientemente agito contro la Chiesa.

Quanto agli ortodossi, tu hai parlato degli effetti del "Filioque", non del significato di quel "procedit". La storia umana è costellatissima di disastri fondati su poche parole interpretate male e tradotte peggio. E per chi ha la ribellione in cuore, ogni scusa è buona.

Ciò su cui rifletto, infatti, è il "meccanismo" che ispira alla ribellione e alla disobbedienza tanto il Fellay quanto il Kiko.

Quel meccanismo si chiama "superbia".

Per cui Kiko non si chiede "come posso aiutare la Chiesa" (risposta ovvia: obbedendo sempre, a cominciare da subito). Al contrario, Kiko si chiede "come la Chiesa deve adeguarsi a ciò che io ho creato?" (pretesa ovvia: "premiandomi").

Da questo punto di vista Kiko e i capi lefebvriani sono uguali.

Coltivando la superbia, se ne raccolgono i frutti: prima o poi devono mentire perfino a sé stessi; poco importa che lo facciano in maniera elegante e raffinata.

E il demonio sta sempre lì a concimare con qualche "successo" (per esempio: il Cammino è diffuso in tutto il mondo), naturamente senza far notare neppure la parte superficiale della verità (più della metà dei neocatecumenali del mondo sono concentrati in Italia e in Spagna, dunque è troppo approssimativo dire "tutto il mondo").

La verità sul Cammino, e cioè che inganna i semplici e opprime chi è in buona fede, talvolta sembra "indicibile", perché dopo quarant'anni di menzogne gridate e urlate, va a finire che ce le beviamo anche noi.

Ecco, vedo che l'agenzia Zenit ha mandato una neocatecumenale spagnola ad intervistare Kiko.

L'intervista, pubblicata qui (prima parte) e qui (seconda parte) si distingue per il linguaggio mieloso costruito su misura per le orecchie dei vescovi.

Non è stato fatto il nome del cardinale Arinze e le domande sono tutte su misura per quelle risposte: indizi più che sufficienti per capire che l'intervistatrice era una neocatecumenale ben addomesticata.

Nella prima parte dell'intervista, Kiko ricorda i tempi epici dell'approvazione dell'OICA: ogni volta che racconta quella storia, la ingigantisce sempre di più.

In realtà l'OICA fu pubblicato il 6 gennaio 1972 per cui, conoscendo i tempi tecnici delle commissioni vaticane (specialmente all'epoca), gli eventi di cui parla Kiko non possono ragionevolmente essere posteriori al 1969-1970. E nel 1970, a Majadahonda, era stato stabilizzato il Cammino (che fino a quel momento era un guazzabuglio di invenzioni disordinate). E Kiko e Carmen erano approdati in Italia solo nel novembre '68. Insomma, è particolarmente improbabile che una compagnia di buzzurri spagnoli, appena arrivata in Italia, abbia immediatamente guadagnato laudatio di qua e laudatio di là.

Ogni volta che Kiko ne parla, spuntano magicamente nuovi particolari che prima non erano mai stati pubblicati, e che ovviamente oggi diventa sempre più impossibile verificare.

Altra menzogna kikiana, stavolta più comica: il "molto interesse" degli ortodossi per lo "spirito ecumenico" del Cammino. Si tratta infatti della colossale smentita degli ortodossi e dell'ancor più colossale figuraccia di Kiko: il 30 ottobre 2006 neocatecumenalissimo Stefano Caredda (fonte al di sopra di ogni sospetto), su Korazym, riportava la «precipitosa marcia indietro» e «inevitabile brutta figura planetaria» (articolo 19814 di Korazym; chissà se lo rivedremo mai on-line; nel frattempo lo tengo ancora salvato sul mio computer). E Kiko, un anno e mezzo dopo, ricicla la "figuraccia planetaria" facendola passare per "molto interesse" da parte degli ortodossi, spostando geograficamente la questione.

Ancora un'altra delle solite menzogne: "agiamo in nome della Chiesa". Traduzione in italiano: "nel Cammino abusiamo del nome della Chiesa". Il riconoscimento della personalità giuridica al Cammino può anche essere utilizzato per condannarlo in modo formale e totale (ma questo Kiko cerca di non lasciarlo neppure trapelare). Gli eretici di ogni tempo hanno sempre affermato di agire in nome della Chiesa. I santi, invece, hanno sempre voluto agire per sostenere la Chiesa. I grandi fondatori di ordini religiosi erano sempre serenamente pronti a cancellare subito tutta la loro opera, se ciò fosse stato richiesto dall'obbedienza o dal maggior bene della Chiesa. I grandi santi hanno obbedito alla gerarchia anche e soprattutto quando si trattava di obbedire a gente meno intelligente e meno santa di loro: tutto, pur di restare nel recinto sicuro della Chiesa.

E invece, in quel recinto, vi è entrato il mercenario: e non certo dalla porta, non certo dalla vita ordinaria, non certo dall'obbedienza e dalla santità. Vi è entrato con sotterfugi e trucchetti, vi è entrato a suon di disobbedienze e di menzogne, ed ora che vi è entrato, pretende di atteggiarsi a pastore che "agisce in nome della Chiesa".

Altro comicissimo "lapsus" kikiano: il Cammino "gestisce un bene della Chiesa che è il catecumenato degli adulti, secondo le tappe" inventate da me e Carmen. Nel testo dell'intervista troverete ovviamente una versione leggermente diversa, che pure utilizza la lingua italiana, ma in realtà significa la stessa cosa.

Seguono poi i soliti equivoci basati "ritorno a tradizioni antiche" (cioè: archeologismo liturgico d'accatto), "il Cammino non possiede alcun bene materiale" (ecco il motivo di brevettarlo come "itinerario" piuttosto che come associazione di fedeli: in tal modo, la Fondazione Famiglie di Nazareth e il suo fiume di denaro sfuggono totalmente a ogni controllo, e funzionerà comodamente anche quando il Cammino venisse colpito da scomunica), e quel ridicolo blaterare sui canoni estetici e sugli stili, in modo da vantare spudoratamente la "nueva estetica".

Ancora una notevole menzogna: «il Cammino nasce nella parrocchia, vive in essa ed è al suo servizio». Traduzione in lingua italiana: il Cammino fagocita la parrocchia, si insinua in essa come un parassita, e la parrocchia è al suo servizio.

Kiko: "non avremmo mai pensato di aprire seminari, e già ne abbiamo circa 70..."

Qualche mese fa si parlava di 73 seminari: evidentemente ne sono stati chiusi molti più di quelli che sono stati aperti nel frattempo, per cui il totale dev'essere alquanto sotto i 70, altrimenti invece di "circa 70" avrebbe detto "oltre 70".

Poi, quel termine possessivo: ne abbiamo. Per Kiko sono seminari "suoi". Ora che hanno lo Statuto, c'è da prevedere che in quei seminari diventerà obbligatorio (se non lo era già) anche il "pizzetto alla Kiko" nella foggia della barba, altrimenti niente ministeri sacri e niente ordinazioni!

E ancora, i 700 pullman di ebrei... anche qui va fatta la tara (e che tara!) perché come ben sapete, le 3.200 "alzate" vantate da Kiko erano in totale meno di 1.000 e con larga partecipazione di bambini di 7 anni e di gente che scherza. Magari erano solo sette pullman (di quelli piccoli), dei quali uno contato due o tre volte. Poi, Gennarini dice 70, la Carmen dice 200, Gennarini ribatte 500, e Kiko nell'intervista dice "oltre 700".

Tutto questo interesse da parte degli ebrei in teoria sarebbe lodevole. Ma in pratica...? Quegli ebrei vengono da te perché sono interessati a Cristo, o perché sono interessati all'ebraismo?

Siamo sempre alle solite. Menzogne su menzogne. Kiko, in vecchiaia, sta cominciando a capire quale è il registro su cui sono sintonizzate le orecchie dei vescovi in questi anni, e perciò produce una intervista che suona elegante e convincente, anche se ripete sempre le stesse menzogne e tradisce la solita boria e la solita superbia.