lunedì 14 luglio 2008

Appello ai neocatecumenali di buon cuore

La mentalità neocatecumenale è ben descritta da quegli interventi da curva da stadio, conditi naturalmente con le solite menzogne (Bertone "interviene", e loro dicono che sarebbe stato il Papa).

Agitano lo Statuto ricevuto dal Pontificio Consiglio (non si sono espressi né il Papa né le altre congregazioni) come una bandiera da stadio... fingendo che non contenga la "lettera di Arinze" e tutte le altre restrizioni.

Lo stesso Kiko dice falsità e senza alcun ritegno: "ora è il Papa a dover combattere con Arinze". Se questo è l'iniziatore, come meravigliarsi dei suoi scagnozzi?

I neocatecumenali, insomma, hanno da tempo imparato la prima fondamentale lezione dei mass-media. E cioè che a sparare un miliardo di volte la stessa menzogna, si finisce per farla credere per vera.

Ed il Cammino Neocatecumenale, ancora una volta, dimostra di essere fondato sulla menzogna, sull'inganno, sulla disobbedienza alla Chiesa.


Ora, suggerisco ai neocatecumenali di buon cuore di riflettere su una questione semplice ed importante.

Se quelli del "seminario" di Takamatsu fossero persone serie, avrebbero perfino potuto dire: "basta, ce ne andiamo dal Giappone; nonostante l'assist di Bertone ce ne andiamo ugualmente".

Sarei stato il primo ad ammettere di aver avuto dimostrazione (per la prima volta in vita mia) dell'esistenza di neocatecumenali capaci, se non di obbedire ai vescovi, almeno di rispettarne le decisioni.

Ma no, loro vogliono rimanere lì.

Sanno che l'intera conferenza episcopale giapponese non li vuole, eppure vogliono rimanere lì.

Di fronte ad accuse circostanziate, sanno solo rispondere "no comment".

Non è chiesta loro l'eroicità di un san Gerardo, ma solo un minimo di buonsenso.

Buonsenso! I vescovi non ti vogliono? E tu togli subito il disturbo. È davvero così difficile?

Buonsenso e addirittura convenienza: conveniva loro andarsene subito, proprio per dimostrare al mondo intero che i vescovi hanno ancora la possibilità di accettare o rifiutare il Cammino (così come sta scritto nello Statuto che agitano come una bandiera nello stadio). L'ufficio propaganda del Cammino avrebbe saputo "vendere" quel piccolo gesto di buonsenso come prova definitiva e irrefutabile dell'obbedienza dei neocatecumenali ai vescovi (e come alibi per continuare a disobbedire).

E invece no, non vogliono andarsene.

Per loro, l'aver portato divisioni e contrasti, non conta niente. Conta solo Kiko.

Per loro non è un problema l'essersi inimicati non un vescovo, ma l'intera conferenza episcopale giapponese. "No comment". Dopotutto conta solo Kiko.

Ecco dunque cosa fa la "chiesa di Kiko".

In Giappone, come in Italia, come nel resto del mondo.