lunedì 21 luglio 2008

Ancora sugli sproloqui neocatecumenali riguardanti lo Statuto

Mi hai detto tutte queste belle cose, ma... torniamo per un momento all'essenziale.

Non c'è né la firma del Papa, né il mandato esplicito del Papa.

Benedetto XVI non ha mai fatto parola degli Statuti: se fosse stato almeno un poco contento, avrebbe speso almeno una parola in qualche occasione (omelie, udienze del mercoledì, Angelus, discorsi, messaggi).

Invece niente, niente di niente. Silenzio totale.

E' proprio come avvenne per gli Statuti del 2002: il Papa è stato posto dinanzi al "fatto compiuto". E perciò tace. Tra qualche mese, probabilmente verso settembre, rivolgerà ai neocatecumenali un discorso per dire che ora vi tocca obbedire seriamente, e vi incoraggerà ad essere più docili alla Chiesa.

Cioè, in sostanza, riconoscerà pubblicamente che fino ad allora avrete ancora disobbedito.

E tutto quell'incoraggiamento di contorno servirà solo a non scandalizzare quelle anime semplici che sono state abbindolate dal Cammino.

Per loro, basta ricordare l'essenziale: l'obbedienza al Papa.

E perciò saranno proprio quelle anime la vostra condanna, perché vi accuseranno chiedendovi cose del tipo: "ma come, il Papa preferisce la comunione in ginocchio, e noi invece la facciamo seduti come all'osteria?... ma come, il Papa vuole che seguiamo i libri liturgici di tutta la Chiesa, e noi invece facciamo ancora a modo nostro? ...ma come, Kiko ci chiede ancora di disobbedire al Papa?"

La lettera di Arinze (in cui il Papa vi comanda di ritornare ai libri liturgici approvati dalla Chiesa) fa parte dello statuto (articolo 13, comma 3, nota 49).

Dunque le uniche due variazioni ammesse (citate per esteso in quella nota) sono la concessione di fare la comunione sotto le due specie, e lo spostamento del segno della pace (ma probabilmente tu lo Statuto non lo hai neppure letto).

Tutte le altre robe bislacche (balletto attorno all'altare, comunione seduti, monizioni chilometriche, risonanze ancora più chilometriche, prediche dei laici, celebrazioni a porte chiuse, aggiunte ed omissioni rispetto al messale romano, eccetera) costituiscono disobbedienza alla Chiesa.

Quel bugiardo di Kiko invece vi diceva "ora è Arinze a dover combattere col Papa".

E se Kiko è così bugiardo, come meravigliarsi che i neocatecumenali preferiscano la menzogna alla verità?