Pochi appunti informali su cosa succederà da qui a fine anno.
Negli ambienti della setta eretica neocatecumenale fervono i preparativi per i sei mesi di fuoco (giugno-dicembre 2007).
Se io fossi Kiko, certamente organizzerei due colossali eventi, il secondo più grosso del primo. Mi spiego meglio.
Il 12 gennaio 2006 la setta neocatecumenale aveva ottenuto l'udienza dal Papa.
Dato che un'udienza del genere va prenotata e organizzata mesi prima, possiamo facilmente dedurre che sia stata richiesta allo scopo di poter vantare in giro che anche Papa Benedetto XVI, fresco di elezione, "manda famiglie NeoCat in missione" (come a dire "potete fidarvi, anzi, dovete fidarvi").
In realtà le famiglie le ha mandate Kiko, si sono offerte volontarie solo perché sapevano che ciò faceva piacere a Kiko, un po' come quando l'allora sindacalista Fausto Bertinotti uscì con trenta compagni da «Essere Sindacato» per entrare nel Partito Comunista (trenta compagni, non uno di più, non uno di meno: dunque era il prezzo da pagare per poter entrare nel Partito non come un compagno qualunque, era una specie di "dote" da portare).
Allo stesso modo, quando si organizzò da queste parti il pellegrinaggio diocesano dei giovani, si prenotarono una ventina scarsa di giovani provenienti dalle parrocchie e quaranta (quaranta, non uno di più, non uno di meno) giovani neocatecumenali.
E dunque il 12 gennaio 2006 Kiko esponeva al mondo cattolico l'immagine (creata da lui) di un Papa che manda cinquecento famiglie neocatecumenali in missione neocatecumenale, cinquecento tonde tonde, non una di più, non una di meno (poco importa se il giorno dopo siano partite tutte e cinquecento tonde tonde; l'importante era il palcoscenico per lo spot kikiano-carmeniano).
Queste cifre tonde dimostrano che di "volontario" c'è solo il numero prefissato stabilito dai piani alti, una dote commisurata allo scopo che si vuole ottenere.
Come il compagno Bertinotti comandava di trovare trenta volontari (e trenta ne trovò, non uno di più, non uno di meno: la disciplina di partito), così il supercatechista locale stabiliva di mandare quaranta giovani volontari (e quaranta ne trovò, non uno di più, non uno di meno), così Kiko stabiliva che cinquecento famiglie (e cinquecento ne trovò, non una di più, non una di meno) presenziassero allo spot neocatecumenale davanti al Papa (col Papa da utilizzare come sponsor).
Sapevamo già che le "alzate" e le partenze "volontarie" delle famiglie neocatecumenali in missione neocatecumenale sono programmate dall'alto (dall'alto dell'équipe internazionale di Kiko e Carmen)
Quindi, quando probabilmente vedremo tra aprile e maggio qualcosa come cinquecento, oppure ottocento, oppure mille famiglie in missione, oppure 500-800-1000 "alzate", o robe del genere, con cifre molto probabilmente tonde tonde, sapremo che Kiko e Carmen stanno sparando fuori un altro spot pubblicitario per indorare la pillola dell'ormai certamente mancata "promozione" dello statuto, che nel migliore dei casi verrà prorogato di altri due o cinque anni, segno che questo quinquennio non è servito a niente.
Per cui il prossimo grande spot neocatecumenale servirà a dimostrare che dopotutto il Cammino produce frutti (spacciando per frutti cattolici quelli che invece sono frutti kikiani).
Attenzione però alle circostanze imprevedibili. Dopo avere per mesi preparato lo spot del 12 gennaio 2006, qualcosa andò buca.
A metà novembre 2005, quando ormai doveva essere già pronta la lista delle cinquecento famiglie cosiddette "volontarie" per la missione neocatecumenale, Kiko, Carmen e don Pezzi furono chiamati dal Papa in udienza privata per una sgridata solenne sulla liturgia, probabilmente non la prima del suo pontificato, certamente non l'ultima (visto l'atteggiamento di Kiko e Carmen).
Facile dedurre che il Papa abbia detto a Kiko, Carmen e Pezzi: «le cose che vi ho detto poco fa ve le farò mettere per iscritto», e così prese forma pochi giorni dopo la fatidica lettera del cardinale Arinze.
Tutto questo vuol dire che lo spot neocatecumenale così accuratamente preparato per "comprarsi" la benevolenza di papa Ratzinger appena dopo l'inizio del pontificato andò loro buca nella maniera più plateale: non solo la «bastonatura» sulla liturgia, ma anche l'imprevista (prevedibilissima) precisazione di papa Benedetto XVI nel giorno dello spot neocatecumenale: il cardinale Arinze «vi ha impartito a mio nome alcune norme…»
Certamente il dipartimento propaganda neocatecumenale ha dovuto faticare un pochino per utilizzare lo spot, poiché quell'inciso tutt'altro che secondario ha rovinato un po' la festa.
Ma cosa fare ora che il quinquennio ad experimentum sta per scadere?
Cosa fare per mostrare che il Cammino produce qualcosa di buono nonostante la più ampia disattenzione alle più elementari norme contenute nello Statuto?
Cosa fare per convincere la gerarchia ecclesiastica (sia quella ostile, sia quella favorevole) che la mancata "promozione" dello Statuto e la tuttora mancata pubblicazione del Direttorio Catechetico sarebbero un ennesimo elogio al Cammino?
Impossibile vivere passivamente quella scadenza; come nel gioco del poker, in mancanza di carte favorevoli, occorre alzare la posta, serve un bluff, un diversivo, un imbroglio.
Per cui l'ipotesi più plausibile è un altro spot neocatecumenale, ancora più grosso di quello del 12 gennaio 2006, la cui linea di fondo (non pubblicata) sia: "non gli hanno approvato gli Statuti ma guardate quanto sono belli, bravi e capaci".
Gli spot planetari non si improvvisano, per cui qualcosa dev'essere già in cantiere da tempo, magari anche già pronto: forse altre 500-800-1000 famiglie in missione? forse 500-800-1000 preti? forse 500-800-1000 monache di clausura? forse 500-800-1000 milioni di euro da devolvere in opere benefiche della Chiesa? forse un incontro iper-ecumenico con 500-800-1000 ebrei? forse un'insalatone misto di tutto questo?
O forse, come diversivo, una ennesima (e sempre meno credibile) dichiarazione di obbedienza? (senza però veramente rinnegare gli errori dottrinali e liturgici)
Personalmente sono convinto che Kiko e Carmen hanno in animo lo scisma già da molto tempo; una sorta di ricatto alla Chiesa: "o ci dichiarate cattolici o ce ne andiamo" (chi ha studiato storia della Chiesa sa che quasi sempre l'eresia è sfociata in uno scisma).
Per questo è necessario comprare la benevolenza della gerarchia ecclesiastica, con argomenti convincenti, con argomenti televisivi (poiché, si sa, tutti i parroci guardano la TV, e pure i vescovi), ostentando una crescita di fedeli e di fede (poco importa che siano fedeli di Kiko e del kikismo piuttosto che fedeli della Chiesa e di Cristo).
Il "botto" dovrebbe dunque avvenire poco prima della scadenza del 29 giugno 2007, in modo tale da sterilizzare almeno le maggiori perplessità di chi si chiederà come mai lo statuto viene "rimandato" (diranno "prorogato", "promosso") di altri cinque anni anziché diventare definitivo.
Ma il primo "botto" non sarà sufficiente, poiché il 1' dicembre 2007 scadrà anche l'ultimatum per riportare le messinscene del Cammino alla Messa della Chiesa.
Per cui occorrerà preparare un secondo "botto", un altro bluff da giocare non più tardi di novembre, una menzogna ancora più viscida e falsa per poter dire: "visto? il Cammino, con le sue liturgie attira ancora tante conversioni alla fede, dunque la liturgia ce la dovete lasciare".
Questo secondo "botto" cozza rumorosamente col fatto che papa Ratzinger è notoriamente attentissimo alla questione della liturgia (da decenni non smette di dire che la crisi della fede e la crisi della liturgia vanno a braccetto) e pertanto non basterà fare le solite feroci pressioni, ci sarà bisogno di qualche trucco sporco per aggirare l'ostacolo.
Dall'inizio del 2008 la situazione neocatecumenale sarà di manifesta disobbedienza, costringendo la setta eretica kikiana ad attività di convincimento della gerarchia cattolica cento volte più faticose.
Ma forse è proprio lo scontro ciò che Kiko e Carmen cercano, in modo tale da fare come Lefebvre e gli altri scismatici: allontanarsi dall'unica vera Chiesa dicendo però di essere loro i veri cattolici, allontanarsi dicendo di essere stati cacciati ingiustamente da chi non capiva il Concilio… allontanarsi perché in un simile stato di disobbedienza il bluffare ed il corrompere si rivelerà gravoso come non mai.
Kiko e Carmen, come tutti gli altri figli ribelli della Chiesa, hanno bisogno di un Papa diverso da Benedetto XVI (che con la bocca elogiano ma nel cuore odiano).
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