mercoledì 30 aprile 2008

Il giornalista Maurizio Blondet detesta il Cammino Neocatecumenale

Condividere una posizione di un autore non significa condividerne tutto il pensiero.

Se Stalin fosse l'unico al mondo ad aver detto che due più tre fa cinque, beh, noi saremmo d'accordo con Stalin senza per questo essere staliniani.


Il caso Blondet è interessantissimo, qualunque opinione abbiate di quel giornalista, interessantissimo per il fatto che lui e Gennarini (responsabile stampa del Cammino e responsabile del Cammino in USA) sono stati in passato grandi amici.

Anni prima, Blondet aveva addirittura difeso il Cammino, probabilmente solo in virtù dell'amicizia con Gennarini e delle sue descrizioni entusiastiche del Cammino.

Pare che l'amicizia si sia incrinata drammaticamente quando Blondet ha cominciato a scoprire cosa si cela nel Cammino Neocatecumenale... Indovinate un po'? Blondet aveva letto alcuni testi di padre Zoffoli.

Blondet ha una posizione critica nei confronti di certi ambienti ebraici e sionisti (i due termini non sono sinonimi) e, professandosi cattolico, detesta ogni inquinamento della fede.

In particolare era stato colpito molto negativamente dall'uso (cioè dall'abuso) di simboli ebraici e oggettistica ebraica nelle liturgie neocatecumenali (del tutto assenti nelle liturgie cattoliche).

Ed era stato deluso anche dagli ambigui legami tra i vertici neocatecumenali e la "setta Lubavitcher".

I tre articoli in questione sono stati pubblicati nel 2005:
1) Cristianisti amici dei Lubavitcher
2) Risposta di Maurizio Blondet a Giuseppe Gennarini (Gennarini, responsabile del Cammino per gli USA)
3) Ancora sui neocatecumenali

(nota: in un quarto articolo comparso sullo stesso sito Effedieffe, un altro giornalista passa in rassegna le storture neocatecumenali)

In uno dei tre articoli sopra citati il Blondet commentava amaramente l'elogio sperticato della Domus Galilaeae pubblicato dall'amico Gennarini su Il Foglio; Gennarini, fra le altre cose, vi aveva descritto le danze attorno alla Torah, il legame ambiguo con gli ebrei "ortodossi", l'enorme spesa affrontata per realizzare la Domus.

Blondet lamenta fra l'altro anche la diffamazione ai danni di chi abbandona il Cammino (parla di "voci" che spera essere "non vere", ma che descrivono proprio "il carattere di una setta").


Gennarini, da buon neocatecumenale, è disposto a tradire le più grandi amicizie da un momento all'altro non appena queste smettano di elogiare il Cammino.

Infatti ha sparato contro il vecchio amico Blondet la raffica standard di accuse: Blondet sarebbe "un opportunista", che conoscerebbe il Cammino solo "dagli articoli di Sandro Magister", che si sarebbe "fissato maniacalmente" sulla danza attorno alla Torah (che era stata vantata dallo stesso Gennarini su Il Foglio), ecc.


Dunque, il punto è questo: indipendentemente dal giudizio che si può avere su Blondet, il comportamento di Gennarini è molto eloquente.

Ed è altrettanto eloquente che i neocatecumenali vogliono non solo vantarsi delle loro evidentissime scempiaggini (come aveva fatto a febbraio 2005 Gennarini su quel quotidiano a diffusione nazionale), ma pretendono anche elogi e approvazioni.

Ecco perché i tratti della "setta" sono diventati visibili a Blondet, enormemente deluso da un carissimo vecchio amico.

Se Gennarini (capo dei neocat USA) è così, perché mai ci dovremmo meravigliare che lo siano anche tutti gli adepti neocatecumenali proporzionalmente al loro impegno nel Cammino?

Se Gennarini opera la più vergognosa disinformazione (magistralmente applicata nella famigerata intervista a Zenit dove stravolge il senso della lettera di Arinze contenente le "decisioni del Santo Padre"), come meravigliarsi che gli adepti della setta eretica neocatecumenale, proporzionalmente al proprio coinvolgimento, considerino "verità" solo l'elogio del Cammino e "calunnia" qualsiasi altra posizione?