Apprezzo molto questa testimonianza di Paolo, e perciò oltre a ringraziarlo di cuore, lo ricorderò nelle mie preghiere.
Ha avuto davvero coraggio ad esprimersi così chiaramente dinanzi a tutta l'équipe maggiore della parrocchia e alla presenza della comunità.
La sua testimonianza, infatti, ancor prima che per noi, è stata per quella comunità, per quel parroco e per quell'équipe.
È bene averla anche qui, poiché anche questo blog è letto da molti neocatecumenali infuriati, che hanno davvero bisogno di confrontarsi con una testimonianza come quella.
Prima parlano della fedeltà a Pietro, e poi nei fatti gli disobbediscono.
Paolo ha ricordato al parroco di obbedire alla "lettera di Arinze" (che contiene "le decisioni del Santo Padre")... e il parroco ha detto che obbedirà solo ad un eventuale "documento firmato dal Papa".
Ma la lettera di Arinze è più che "firmata": il 12 gennaio 2006 il Papa stesso ha confermato le sue "decisioni" contenute in quella lettera, il 17 gennaio 2006 Kiko Carmen e Pezzi hanno risposto al Papa di essere "contentissimi" di quelle norme che ha dato il Papa in quella lettera, ed il 13 giugno 2008 abbiamo saputo che quella lettera è divenuta parte dello Statuto "definitivo" (seppur "incompleto") del Cammino.
E allora? Perché mai è così difficile obbedire al Papa?
Perché mai si può fare una lunga catechesi sull'obbedienza a Pietro... e poi, nei "fatti concreti", disobbedirgli?
Ha forse torto Paolo nel testimoniare la sua appartenenza alla Chiesa e il suo desiderio di obbedire a chi il Signore ha stabilito a guidarla?
Può essere mai "carisma della Chiesa" un Cammino fondato sull'ipocrisia e sulle menzogne?
Cari neocatecumenali, chiedetevi anche voi perché mai i "fatti concreti" contraddicono i vostri vuoti slogan.
Chiedetevi come mai c'è bisogno dell'ipocrisia del dire "siamo obbedienti" e poi fare a modo vostro.
Chiedetevi come mai Kiko risponde al Papa, per la lettera di Arinze, dicendo "siamo contentissimi delle norme", e poi disobbedisce.
Chiedetevelo, sinceramente.
Vangelo di Matteo, capitolo 21:
[28] "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.
[29] Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
[30] Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
[31] Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?"
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