«La messa, così come oggi è in uso in tutta la Chiesa romana, è stata abolita nelle nostre chiese per diverse e giustissime ragioni … Il fatto sta che abbiamo trovato non essere una buona cosa
- che si sia trasformata un’azione santa e salutare in un vano spettacolo;
- così pure che essa sia stata resa meritoria
- e che la si celebri per denaro
- o che si dica che il prete vi fa il corpo stesso del Signore
- e che lo offra realmente e di fatto per la remissione dei peccati dei vivi e dei morti, addirittura in onore e celebrazione o memoria dei santi che sono in cielo»
E' una dichiarazione dei protestanti svizzeri del 1566 (più famosa come "Seconda confessione elvetica"; il testo è riportato in Confessioni di Fede delle Chiese Cristiane, a cura di Romeo Fabbri, edizioni Dehoniane, Bologna, 1996, p. 847).
Ora, quella "confessione di fede" protestante identifica con onestà e precisione diversi punti importanti della dottrina cattolica sulla Messa, e cioè:
- la messa è un atto buono in sé (perciò è "meritoria", e i meriti possono essere "applicati"; ed è anche il motivo per cui un prete può celebrarla anche se da solo e anche più volte nello stesso giorno, ferme restando le disposizioni di obbedienza al vescovo);
- perciò il prete può anche accettare un'offerta per celebrarla (l'offerta per una messa è infatti giustificabile col fatto che il prete rinunciando ad applicarla per sé si priva di un bene spirituale che applica invece per le intenzioni o per i defunti del richiedente);
- la messa non è un vano "ricordare" ma è la ripetizione incruenta del sacrificio della croce, per cui il sacerdote che la celebra è proprio un alter Christus (dunque il parteciparvi non è banalmente un "assistere ad uno spettacolo");
- la messa può perciò veramente ed effettivamente essere applicata per la remissione dei peccati, per le indulgenze ai vivi e ai morti, eccetera; ed ugualmente può essere in onore o memoria dei santi.
Insomma, tutti questi argomenti sono le conseguenze del fatto che la messa è un vero e proprio sacrificio: è esattamente la dottrina cattolica di sempre, che il Concilio di Trento ribadì mentre i protestanti la rifiutavano.
Rifiutando il carattere di sacrificio, i protestanti hanno coerentemente ridotto la messa ad un banchetto, una cena speciale (una "santa cena"), e perciò senza nessun valore, tant'è che oggi praticamente non la celebra più nessuno di loro.
Anche Kiko e Carmen, come i protestanti, si sono annoiati della messa cattolica (sia quella in latino che si celebrava nel 1964, quando si conobbero e crearono il Cammino, sia quella attuale che venne introdotta alla fine del 1970) e l'hanno perciò trasformata in qualcosa che andasse loro più a genio.
La messa-cabaret neocatecumenale porta infatti "i fratelli più piccoli e più lontani... dalla tristezza all'allegria" (lettera di Kiko-Carmen-Pezzi al Papa, 17 gennaio 2006).
Nella messa-cabaret neocatecumenale, il carattere di sacrificio è ridotto fino a scomparire, per far posto alla sagra del parolame (pomposamente chiamata "monizioni" e "risonanze"), omelie di laici fino all'estenuazione; far posto ai balletti, alle canzonette fracassone, alla comunione self-service con pagnotte e boccali come in un'osteria di campagna, a un'insalatone misto di simboli ebraici, al divieto di inginocchiarsi...
Gli strafalcioni liturgici neocatecumenali sono così costitutivi dell'invenzione kikiana che quando arrivò la lettera di Arinze (1 dicembre 2005) che comunicava "le decisioni del Santo Padre" che vietavano di celebrare in modo diverso da quanto previsto dai libri liturgici, Kiko disse: "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!" (Kiko, intervista del 14 giugno 2008).
Notiamo che il 17-1-2006 Kiko scrive entusiasta al Papa "siamo contentissimi delle norme ricevute" e il 14-6-2008 un altrettanto entusiasta Kiko afferma pubblicamente che le norme ricevute erano "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!" Alla luce del fatto che le "decisioni del Santo Padre" contenute nella "lettera di Arinze" sono sempre state disattese, ci chiediamo: in quale delle due occasioni avrà mentito?
Kiko e Carmen hanno inventato un'altra forma di protestantesimo. Non siamo certo i primi a dirlo: lo avevano già intuito (e pubblicato su carta) monsignor Pier Carlo Landucci nel 1983, e padre Enrico Zoffoli dal 1986 in poi, ed altri.
Il Cammino è un'altra forma di protestantesimo, una delle tante, e si vede da quel far scomparire il carattere sacrificale della messa, trasformando la messa in un banchetto che porti i neocatecumenali "dalla tristezza all'allegria".
Ciò che ci allarma, in quanto cattolici, è che questo "nuovo" protestantesimo da osteria di campagna pretende accanitamente di essere riconosciuto come cattolico, nonostante faccia di tutto per disobbedire (apertamente o nascostamente) al Papa e ai vescovi, per professare (apertamente o nascostamente) idee in netto contrasto con l'insegnamento della Chiesa, e per celebrare quelle "liturgie" poco cattoliche e molto protestanti.
La recente pubblicazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale (che dal Papa ha ottenuto solo un assordante silenzio) è stata accolta dai neocatecumenali letteralmente cantando vittoria contro la Chiesa cattolica.
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